19.09.2007.
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Lo sfogo del papà della bimba handicappata: «Come è difficile vivere senza alcun
aiuto».
- FIORONI CONTESTATO A NAPOLI DAI GENITORI DEI BIMBI DIVERSAMENTE ABILI
- IL DIRETTORE DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE:
«Ma non mancano gli insegnanti di sostegno».
- LA SITUAZIONE NELL’ISOLA: Buona volontà e poche risorse, così si tira avanti
Lo sfogo del papà della bimba handicappata: «Come è difficile vivere senza
alcun aiuto».
BARRAFRANCA. Sofia è una ragazzina diversamente
abile che ha bisogno di
assistenza 24 ore su 24. Papà e mamma
a costo di enormi sacrifici si prendono
cura della bimba tutti i giorni,
tutte le ore, tutti i minuti. Con un’eccezione.
Sofia frequenta la scuola e in
quelle ore la mancanza di papà e
mamma si fa sentire, perché la scuola
non è in grado di fornire alla bimba cure
e presenza costante di una persona.
Di qui la decisione del papà di denunciare
ai microfoni di «Uno Mattina» il
problema che non è soltanto locale
ma generale. Un disagio che tocca i
genitori di Sofia da anni per la mancanza
da un lato di una assistenza qualificata
e dall’altro di un confronto con
i rappresentanti delle istituzioni.
Il «caso», stavolta, esplode in provincia
di Enna, da Barrafranca. A parlare
davanti ai microfoni della televisione
di Stato è il papà di Sofia, spinto da una
situazione faticosa per un verso, intollerabile
per l’altro, a causa di una figlia
affetta da una malattia grave. La denuncia
parte dalla voglia di rimarcare
quanto sia difficile affrontare la vita
quotidiana in questo modo.
Sofia non può essere abbandonata
per un solo secondo. Se non è guardata
a vista, distrugge tutto quello che ha
attorno, diventa violenta, imprevedibile
per se e per gli altri. Un’assistenza
è offerta alla bambina dalla scuola elementare barrese frequentata e l’istituto,
come da prassi, ha preso tutte le
iniziative necessarie, così come era
avvenuto l’anno scolastico precedente.
E’ infatti intervenuta una équipe
multidisciplinare inviata dall’ufficio
scolastico provinciale, con personale
adeguato per aiutare la bimba diversamente
abile nel suo percorso formativo.
Ma per i genitori di Sofia tutto ciò
non è sufficiente, proprio perché la
bimba, se persa di vista anche per una
frazione di secondo, può commettere
qualsiasi sciocchezza. Di qui la decisione
di mettere in piazza il dramma familiare
che vive con la moglie. Di qui la
richiesta impellente di aiuto, per trovare
una soluzione che tenga conto
delle necessità della famiglia e di quelle
della bambina. Di qui l’appello a
una sinergia tra la famiglia e l’istituzione
scolastica, perché il sostegno che è
dato a Silvia è un sostegno dato anche
ai genitori, fino a oggi «impediti» ad
avere momenti di pace e di serenità.
Sono le assistenti sociali, nelle scuole barresi, ad assistere i diversamente
abili con diverse patologie. E il grido di
dolore del papà di Sofia con la conseguente
denuncia per l’incapacità delle
istituzioni a risolvere il «caso», accomuna
molte altre famiglie non illuminate
dai riflettori.
RENATO PINNISI (da www.lasicilia.it)
FIORONI CONTESTATO A NAPOLI DAI GENITORI DEI BIMBI DIVERSAMENTE ABILI
«Signor ministro, perché non ci volete più a scuola?» NAPOLI. Proteste, a Napoli, contro il ministro dell’Istruzione,
Giuseppe Fioroni, che ha inaugurato l’anno scolastico
partecipando ad una manifestazione in piazza del Gesù: ad
accoglierlo c’erano alunni di ogni ordine e grado, ma anche
un centinaio di persone tra insegnanti precari e genitori di
bambini disabili, che lo hanno contestato duramente.
«Diritti per tutti», «Perché non ci volete più?», ma anche
un ironico «Peppe ’a bucia» (“il bugiardo” in dialetto napoletano),
sono alcuni degli striscioni esposti ai lati della piazza
e innalzati davanti al palco.
È stato necessario l’intervento degli uomini del servizio
d’ordine per fare indietreggiare i manifestanti e lasciare
spazio ai bambini. Prima dell’intervento del ministro, ha
preso la parola dal palco il presidente dell’associazione
“Tutti a scuola”, Antonio Nocchetti, che raggruppa i genitori
di alunni disabili. «Complimenti signor ministro - ha
detto Nocchetti - per aver complicato la vita a milioni di italiani,
per le originali intuizioni che avete inserito in finanziaria
elevando il numero di alunni per classe e congratulazioni
per aver reso sempre più complessa la certificazione
della disabilità provando a far sparire i bambini disabili».
Fischi anche da parte degli insegnanti precari, che chiedono
un incontro pubblico
con il ministro Fioroni e la
pubblicazione delle graduatorie
per gli incarichi annuali.
Il ministro ha replicato alle
critiche dei genitori dei
ragazzi disabili. «Ho letto sui
cartelli che ci sarebbero “190
mila disabili in meno”. Le famiglie
vanno ascoltate, ma i
dati non corrispondono al
vero. Abbiamo nelle scuole
italiane 172 mila disabili, cifra probabilmente sottostimata,
e 86 mila 500 insegnanti di sostegno nell’anno in corso,
oltre 75 mila dei quali hanno già preso servizio».
Secondo il ministro «sono le Asl, in base ad un decreto
del 2006, del precedente governo, a certificare la gravità
dell’handicap e non la scuole», come sostengono genitori
ed associazioni dei disabili. Ma l’errore di fondo - secondo
Fioroni - «è quello di considerare l’insegnante di sostegno,
che è un supporto degli insegnanti ordinari, anche un assistente
sociale ed un educatore». Tali compiti vanno invece
«affidati ad altre figure professionali», che debbono essere
reclutati dalle scuole «grazie all’impegno congiunto
degli enti locali».
A Napoli il ministro per la pubblica istruzione ha firmato
un protocollo d’intesa in questo senso con gli assessori
all’istruzione Corrado Gabriele, della Regione Campania,
Giuseppe Gambale, del Comune, ed Angela Cortese, della
Provincia. L’impegno finanziario degli enti locali per pagare
assistenti sociali ed educatori, però, non è stato ancora
quantificato - hanno precisato l’assessore Gambale ed il
ministro ai giornalisti - ed il protocollo ha per il momento
un valore sperimentale».
«Pensiamo di esternalizzare il lavoro degli Osa (operatori
sanitari) che dovranno integrare l’attività degli insegnanti
di sostegno - ha detto il direttore scolastico regionale
Alberto Bottino - saranno pagati ad ore».
La replica: «I prof
di sostegno non
competono soltanto
al ministero.
Sono le Asl a
certificare la gravità
dell’handicap».
CARLO GAMBALONGA (da www.lasicilia.it)
IL DIRETTORE DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE:
«Ma non mancano gli insegnanti di sostegno». Primato positivo
«La Sicilia - dice Guido
Di Stefano - è regione
"regina" in questo
campo». Catania è la
città con il maggior
numero di portatori di
handicap, ultima è Enna.
PALERMO. La Sicilia regione «regina» quanto a
numero di insegnanti di sostegno. Mentre, nel
resto d’Italia, la media è di un docente ogni 138
alunni, nella nostra Isola si sale a uno ogni 59.
Eppure, qui come in tutta Italia, puntualmente
l’inizio della scuola è costellato dalle denunce
di genitori di bambini e ragazzi disabili che lamentano
la carenza di supporto per i loro figli.
L’insegnante magari c’è, ma per un periodo limitato,
non per tutte le ore di lezione. Oppure
non è in grado di far fronte a disabilità particolarmente
gravi, quali quelle motorie. O ancora
si creano paradossi, quali quelli di un handicap
lieve supportato più di una patologia grave.
Perché? «I casi – spiega il direttore generale
dell’Ufficio scolastico regionale, Guido Di Stefano
– possono essere vari, e di tipo diverso. Ma
non c’è, in Sicilia, carenza di insegnanti di sostegno.
I disguidi, che esistono, come dicevo possono
essere causati da vari motivi. Ci sono i cosiddetti
"tardivi", quelli cioè che presentano la
documentazione con ritardo. Oppure i trasferimenti
da una scuola all’altra che arrivano ad
agosto, quando l’avvio delle lezioni è ormai alle
porte. C’è anche da tenere conto del fatto che
la distribuzione dei posti avviene sulla base di
una documentazione di massima, che può anche
non rispondere alle esigenze reali e che viene
poi corretta caso per caso».
Altro capitolo, quello dei motivi per i quali
viene dato il sostegno. «Ci sono casi – sottolinea
ancora Di Stefano – che vanno valutati attentamente.
A volte c’è il supporto per la dislessia,
per l’obesità, per difficoltà di apprendimento
legate al fatto che si tratta di bambini extracomunitari
che non parlano l’italiano, per disagio
sociale. Qualche giorno fa il ministro ha giustamente
ricordato che gli insegnanti di sostegno
non sono badanti. Ed ha ragione. Si dimentica
troppo spesso che questi insegnanti
sono di supporto all’intera classe, non al singolo,
e che i problemi di cui giustamente si lamentano
i genitori sono legati alla carenza di
altre figure, quali gli assistenti specializzati,
che devono essere assegnati dagli enti locali. E
poi, in generale, al di là della scuola, manca il
supporto all’esterno a chi ha problemi di disabilità.
Ripeto: il diritto all’insegnante di sostegno
è sacrosanto, ma il docente ha il compito di
favorire l’integrazione in classe, non deve essere
un assistente personale».
Sicilia «regina», si diceva, quanto a numero di
insegnanti di sostegno. Ma vediamo le cifre. In
totale i docenti per l’anno scolastico appena avviato
sono 12.793 (rapporto alunni-posti 1,59),
172 in meno dello scorso anno. Sono loro ad occuparsi
dei 20.532 alunni portatori di handicap
certificati, 358 in più del 2006/2007. «I tagli
però – precisa il direttore Di Stefano – sono stati
fatti in relazione al calo di alunni».
La provincia siciliana con il maggior numero
di alunni portatori di handicap è Catania (5121
alunni, ben 235 in più dello scorso anno scolastico
e più 26 docenti di sostegno). Seguono Palermo
(4696, più 166 alunni e un incremento di
13 docenti), Messina (2369, meno 88 alunni e
meno 86 insegnanti), Trapani (2198, meno 28
alunni e meno 50 insegnanti), Siracusa (1611
portatori di handicap, più 56 rispetto allo scorso
anno scolastico e numero di docenti di sostegno
invariato), Agrigento (1431 alunni, 34 in
meno del 2006, meno 56 insegnanti), Caltanissetta
(1333, più quattro rispetto allo scorso anno
e due insegnanti in meno). Fanalini di coda
Ragusa (974 alunni portatori di handicap, più
59, e nessun incremento di docenti) e Enna
(799, meno 12 alunni e meno 17 insegnanti).
MARIATERESA CONTI
(da www.lasicilia.it)
LA SITUAZIONE NELL’ISOLA: Buona volontà e poche risorse, così si tira avanti
CATANIA. Antonella Di Blasi, presidente
catanese dell’Associazione nazionale
famiglie fanciulli e adulti subnormali,
sta tra una posizione di moderato ottimismo
e una di giustificata preoccupazione:
«Per alcuni aspetti - spiega -
nell’assistenza di ragazzi diversamente
abili all’interno delle scuole in provincia
di Catania i report che abbiamo
dalle famiglie sono incoraggianti. Ma
servirebbero più accordi di programma,
che consentirebbero pianificazioni
triennali e, quindi, di evitare di trovarsi
spesso di fronte a vere e proprie
emergenze».
Dati alla mano la Di Blasi fotografa,
dunque, la situazione catanese, mentre
in altre province siciliane resta
complicato quel processo evolutivo
che dovrebbe portare, per esempio,
alla creazione di scuole che facciano da
Poli di coordinamento distrettuale nel
loro territorio. Poli che servono, principalmente,
a realizzare concrete indagini
conoscitive per sapere, in base alla
popolazione, che esigenza c’è nelle
scuole di insegnanti di sostegno, di interventi
per l’abbattimento delle barriere
architettoniche, di reperimento di
lettini ambulatoriali per il cambio di
bambini o soggetti che necessitano di
assistenza igienico-personale.
La firma degli accordi di programma,
poi, su cui punta l’indice la presidente
dell’Anffas, sarebbe, ed è, essenziale
per mettere in rete e in sintonia
tutti i soggetti che sono chiamati in
causa in questo delicato scenario. Cioè
scuole, amministrazioni comunali e
provinciali, Asl. Ovviamente non bastano
intese e buona volontà e, attenzione,
bisognerebbe anche allargare
l’orizzonte della problematica. Che,
purtroppo, presenta molte patologie,
alcune più gravi o, diciamo, semplicemente
più complicate delle altre da
affrontare. E qui vengono a galla altri
problemi. E altre figure. Spiega anche
Anmtonella Di Blasi: «Ci sono grandi
problemi per i bambini autistici, per
esempio, perché per la loro situazione
è prevista accanto alla figura dell’insegnante
di sostegno, anche quella dell’educatore
per le autonomie. Ma per
mancanza di risorse, così come accade
per gli assistenti igienico-personali, il
Comune non è in grado di garantire
queste presenze essenziali per questi
bambini, al contrario degli assistenti
per non vedenti e non udenti che sono
a carico della Provincia».
In questi giorni i dirigenti scolastici
aspettano con ansia di sapere quanti
insegnanti verranno loro assegnati e di
quante ore potranno, quindi, disporre.
Anna Sampognaro, presidente dell’istituto
comprensivo Dusmet di Catania,
ha 44 bambini che richiedono assistenza
speciale su un totale di 875:
«Mentre per l’Infanzia ho già avuto
tutte le risposte, aspetto di sapere che
disponibilità ci sarà per la Secondaria
e la Primaria. L’Ufficio scolastico provinciale
comunicherà a breve le disponibilità
residue. Comunque devo
dire che l’aspetto più importante è la
grande collaborazione che c’è oggi tra
scuola, genitori e l’Asl che è il soggetto
che certifica le diagnosi funzionali e,
quindi, l’esigenza dell’insegnante di
sostegno e delle ore necessarie per
l’assistenza».
Nove mesi fu al centro di un caso finito
alla ribalta nazionale, quando
chiamò il 113 per arginare un alunno
gravemente malato che, disse, «metteva
a repentaglio l’incolumità di insegnanti
e professori». Oggi la preside
della Media Vann’Antò di Ragusa, Lucia
Aiuto, è pronta a scrivere al ministro.
Per denunciare una situazione
che giudica «disastrosa».
«Sento tante belle parole, ma la verità
è che questi ragazzi non si aiutano
con le buone intenzioni. Il ministro assicura
assistenza per tutte le figure deboli,
ma nei fatti mancano fondi per
farlo seriamente. Nella mia scuola il
problema è stato risolto semplicemente
perché dei due ragazzi diversamente
abili che avevo in ingresso, uno ha rinunciato.
Così potremo utilizzare tutte
le 18 ore a disposizione per l’assistenza
dello studente iscritto. Nel caso
contrario avremmo dovuto dividere il
tempo per i due. E nove ore sarebbero
state insufficienti per garantire l’assistenza
di cui parla il ministro».
ANDREA LODATO (da www.lasicilia.it)