Prova di Maturità per il Ministro: nella vasta
sventagliata di titoli e documenti forniti per la
prima prova degli esami di Stato (Analisi del
canto dantesco di S. Francesco; discussione
sui luoghi dell’anima da Petrarca a Chagall,
passando per la Firenze foscoliana e la Trezza
verghiana; contributo sulla legalità; sulla nascita
della Costituzione, sulla scienza; sull’immigrazione
e sulle magalopoli) la grande
maggioranza degli studenti ha preferito trattare
dei temi di attualità che ogni giorno si incontrano
sulle pagine dei quotidiani: giustizia,
meticciato culturale, ricerca dell’identità dello
spirito.
L’esposizione "letteraria" su Pascoli e Leopardi
ha ceduto il passo all’esperienza vitale
del luogo che forma il carattere, da cui desumiano
quel temperamento che poi conserveremo
con affetto e che i giovani sono pronti ed
arricchire nei loro animosi Wanderjahre: quello
che faceva amare l’ermo colle al Recanatese,
e fece formulare l’etica dell’ostrica al verista
Catanese. Messo vistosamente da parte
Dante che pure si prestava a essere ampiamente
sviluppato per dissertazioni pre-confezionate.
Ma la realtà è che i nostri giovani (parliamo
della maggioranza, non delle frange minuscole
che fanno notizia ma non sono significative
del profilo culturale diffuso) non mirano
principalmente a "copiare" il tema ma ad
esprimere la propria opinione.
Ne ho seguito una centuria di questi diciottenni
alfieri del futuro: non pensavano alla
cartucciera e non armeggiavano con la tastiera
vietata: ma appena aperto uno spiraglio di
dialogo, si sono lanciati con entusiasmo: gli
spunti di discussione offerti da questi titoli per
loro sono interessanti, ma timidi, avrebbero
voluto misurarsi su temi pugnanti, di quelli
che comportano una scelta, anzi una proposta
di vita: "Un tema sui Dico; un titolo sull’eutanasia...".
Non sanno che farsene di declamationes
scolastiche, vorrebbero confrontarsi civilmente
con la società adulta.
Assegnano "sei" al Ministro che ha scelto
queste tematiche, ma non di più. Hanno tanta
voglia di dire la loro sull’Italia di domani,
non si accontentano di formule retoriche.
SERGIO SCIACCA (da www.lasicilia.it)