VITTORIA. «Non dire che siamo stranieri,
per piacere». Frequentano la seconda
elementare del V Circolo «Traina» e
non sono mai andate a scuola, non
parlano italiano e sono romene. Sono
gli ultimi tre arrivati in una classe che,
unico caso in provincia, conta dieci
stranieri (tunisini, marocchini, indiani,
albanesi) e sette italiani. Occhi bassi e
mani sul quaderno, il loro unico punto
di riferimento è la maestra. Loro hanno
capito che essere stranieri è sbagliato.
Perché qui gli stranieri sono da evitare.
Almeno per i genitori che stizziti
hanno portato via i loro frugoletti armati
di zaini, grembiuli e panini: «Questi
bambini puzzano e qui, i nostri figli
non possono imparare nulla. O cambiamo
classe o cambiamo istituto». La
risposta è scontata. «Non è giusto - sostengono
i coraggiosi italiani rimasti -
. Stanno cercando di trasformare la
classe in un ghetto, ma noi restiamo».
Un ghetto che la maestra accudisce
con cura impartendo lezioni individuali
perché a qualcuno serve imparare
a scrivere mentre altri già scrivono,
leggono e recitano le poesie. E’ sempre
la maestra che fotocopia, a proprie
spese, il libro che non possono comprare
e tenta impossibili mediazioni
per trovare un lavoro ai genitori in difficoltà.
Aiutata dalle ragazze del Servizio
civile, lava chi arriva sporco e compra
il panino a chi, in caso contrario,
andrebbe a rovistare nel cestino. «Mi
manca solo un mediatore culturale -
afferma la maestra soddisfatta dei suoi
bimbi -, per il resto non m’importa.
Non voglio che portino via i miei alunni.
Quello che non è più tollerabile,
però, è questa forma di razzismo che
spinge l’intera scuola a trattare gli stranieri
come appestati».
I bambini hanno capito e si sentono
responsabili della stupidità altrui. Sono
loro a vergognarsi di essere stranieri.
Loro che, sempre presenti, attenti e
studiosi, vivono in quell’aula un’illusione
di normalità. Il suono della campana
li riporta in una realtà in cui, magari,
non si ha di che mangiare né di che
vestirsi. «A scuola - afferma la maestra
- i bambini sono e devono essere tutti
uguali. Non importa né da dove vengono
né dove vanno. Non può esserci discriminazione.
La scuola è di tutti».
FRANCA ANTOCI (da www.lasicilia.it)
"No alle classi ghetto per i bambini stranieri"
VITTORIA (RAGUSA) - No alle classi "ghetto" riservate ai bambini extracomunitari nella scuola elementare "Filippo Traina" a Vittoria nel Ragusano. Nelle seconde i bambini stranieri sono la maggioranza e alcuni di loro hanno 10 e 11 anni.
Secondo la denuncia dell'insegnante Rosalba Busacca ciò non ha nulla a che fare con l'integrazione: "Questo è razzismo - afferma - perché questa situazione è dovuta al fatto che molte famiglie italiane non vogliono i loro figli in classe con figli di immigrati e hanno chiesto e, quel che è più grave, ottenuto che si formasse una classe ghetto".
Nell'istituto in effetti due seconde classi sono formate esclusivamente da italiani, mentre la terza è a maggioranza straniera e a ogni nuovo arrivo di alunni immigrati, a poco a poco gli italiani hanno portato via i loro figli.
L'insegnante, che sulla porta della classe ha affisso una locandina indicante il numero verde per le vittime del razzismo, accusa anche le altre maestre: "Quando i miei alunni escono in corridoio o in palestra, c'è il fuggi fuggi perché sono per prime le altre maestre a tenere le loro classi lontane dalla mia. Nessuno vuole gli stranieri, io sono orgogliosa di accoglierli, ma le discriminazioni non le accetto".
La dirigente Angela Riolo, insediatasi a novembre, afferma: "Ho già trovato questa situazione, in ogni caso non credo sia razzismo, ma solo il timore dei genitori italiani che la presenza di stranieri possa rallentare l'attività didattica. Certo, se avessi potuto programmare a inizio anno sarebbe stato diverso".
(da www.lasicilia.it)