Milano una maestra di sostegno taglia
con una forbice la lingua a un suo
allievo discolo di sette anni. La notizia
fa il giro del Paese suscitando indignazione.
Che succede nella nostra scuola tra porno-telefonini
delle alunne, palpeggiamenti degli
alunni e violenza? Dov’è finita la maestrina
della penna rossa del (vituperato) De Amicis?
Sepolta dai nuovi sistemi di formazione pedagogica:
mentre fino all’Ottocento si poneva
in primo piano la persona (dell’alunno e
del maestro) e si accentuava l’importanza di
una cultura umana, dall’ultimo dopoguerra si
è diffuso un tecnicismo che assegna grande
spazio alla burocrazia, ai moduli, alla registrazione
su carta di ogni passaggio della vita
in aula e si è perso di vista il fondamentale
rapporto del maestro con i suoi alunni.
L’attività del maestro è diventata sempre
più meccanica e i controlli da parte dell’autorità
superiore sono quasi scomparsi. Quando
assume l’incarico un docente con i certificati
a posto e i punteggi richiesti non c’è nessuno
(o sono molto pochi) che vada a controllare
se dietro le carte ci sia una personalità capace
di assistere i bambini e non piuttosto
qualcuno che ha bisogno di essere assistito
lui.
SERGIO SCIACCA (da www.lasicilia.it)