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N. 63, 5 agosto 2002
1. La riforma che non c'e': quando la stampa italiana si sveglia
La scuola torna ancora una volta sulle prime pagine dei giornali
italiani, e, purtroppo, non sono belle notizie. Non che i lettori di
questa newsletter possano stupirsi, anzi: cio' che hanno potuto
leggere in vari articoli ed editoriali dei principali quotidiani, sono
questioni gia' anticipate e dibattute da questo notiziario. Fa
impressione scorrere titoli e titoloni sulla crisi di Viale
Trastevere, i soldi che mancherebbero, la riforma sperimentale che poi
non arriva. etc, etc e sapere che circa 20 mila addetti ai lavori
(piu' o meno i nostri lettori) erano gia' stati informati con vari
giorni d'anticipo.
E' stata una settimana di fuoco per la scuola. Si e' aperta con
l'annuncio a sorpresa di una maxisperimentazione della nuova riforma a
poche settimane dall'inizio dell'anno scolastico, e si e' conclusa con
il colpo di scena dello stop imposto dal Consiglio dei ministri, che
ha concesso alla Moratti solo un "mini" test, da effettuare per di
piu' "sotto tutela", con la collaborazione del sottosegretario Gianni
Letta. L'operazione sara' infatti "limitata e contenuta soltanto a
qualche unita' geograficamente distribuita", secondo un piano che
dovra' essere concordato con la Presidenza del Consiglio: se il
ministro aveva chiesto il 20 per cento degli istituti italiani, il
governo ne ha concesso circa una ventina.
Una procedura senza precedenti nella storia della scuola italiana, e
un segno evidente del fatto che lo stesso Presidente Berlusconi,
mentre da' una mano al ministro in difficolta', la inchioda ad una
prospettiva minimalistica. Si va dunque verso un minipiano nazionale
di sperimentazione, limitato e controllato.
Considerata la rilevanza delle novita' proposte e i tempi estremamente
ristretti - che avevamo subito rilevato nella scorsa newsletter -, non
e' male che cio' accada, sempre che il "test", come lo chiamano a
Palazzo Chigi, sia sufficientemente significativo. Peccato che
all'approccio sperimentale, in questo caso certamente auspicabile, si
sia arrivati nel modo peggiore.
Ma cerchiamo di ricapitolare quanto accaduto in questi frenetici
giorni e di capire i possibili effetti.
2. Una settimana incandescente per la scuola
La miccia e' stata innescata dalla notizia, diffusa sette giorni fa da
Tuttoscuola (v. "TuttoscuolaNEWS" n. 62 del 29 luglio), che il
ministro Moratti, con la discussione in commissione parlamentare
ancora in corso, si preparava a emanare dei decreti per anticipare
aspetti importanti della "sua" riforma gia' da settembre. Riapertura
delle iscrizioni inclusa.
La stampa nazionale sulle prime non ha preso tanto sul serio
l'indiscrezione, preferendo dare spazio, sui giornali di martedi',
all'ormai chiara impossibilita' di approvazione entro le ferie
parlamentari della riforma almeno in commissione (conclusione cui era
arrivata la nostra newsletter piu' di venti giorni prima, v.
"TuttoscuolaNEWS" n. 59). La notizia invece era che la riforma
partiva, e in maniera piuttosto obliqua, da subito. Da mercoledi' in
poi, finalmente, grandi titoloni su quanto i lettori di Tuttoscuola
sapevano da oltre 48 ore, cioe' sulla sperimentazione di settembre.
I primi segnali di bagarre, invece, c'erano gia' stati lunedi' 29 in
Parlamento, con la richiesta da parte della senatrice diessina Pagano
di differire la ripresa dei lavori in commissione a un intervento del
ministro Moratti in parlamento. In particolare e' stato ritenuto
"offensivo per la commissione" il riferimento, fatto dal ministro
nella comunicazione al Cnpi, all'ordine del giorno di un paio di
giorni prima (pubblicato anche questo da Tuttoscuola) con il quale
alcuni parlamentari richiedevano al Governo di avviare da subito la
sperimentazione. Nella lettera a firma Moratti inviata il 26 luglio al
Consiglio nazionale si chiariva infatti che il progetto sperimentale
nasceva anche "dall'ordine del giorno della settima commissione del
Senato", lasciando intendere che fosse un'iniziativa approvata dalla
commissione.
Anche il presidente azzurro della commissione Asciutti ha ritenuto che
la formulazione della richiesta di parere fosse "oggettivamente
errata". Il ministro Moratti ha subito corretto il tiro con una
seconda lettera al Cnpi per rettificare l'errore relativo all'ordine
del giorno parlamentare. Un chiaro sintomo che l'intera operazione e'
stata orchestrata in gran fretta e non senza contrasti all'interno
della maggioranza e dello stesso Ministero.
Nel frattempo, nel mondo della scuola si levavano critiche
all'operazione. Non tanto sul merito di sperimentare, quanto sui tempi
(a distanza di un mese) e sui modi (con la discussione ancora in corso
in Parlamento e brandendo un ordine del giorno poi rinnegato dalla
stessa maggioranza). Sindacati in allarme, Anci sul piede di guerra,
molti esponenti della stessa maggioranza critici e indispettiti per il
tentativo surrettizio di far ottenere copertura parlamentare
all'operazione. Fino ad arrivare allo stop del consiglio dei ministri
di venerdi'. Un gran pasticcio.
3. Cosa succedera' a settembre?
Il mini test, concesso apparentemente per non screditare del tutto il
ministro Moratti, e forse anche per valutare se e quali risparmi il
nuovo modello puo' garantire (e' stato lo stesso sottosegretario Aprea
ad affermare in commissione istruzione che la sperimentazione si pone
l'obiettivo di corrispondere ai dubbi emersi nel dibattito
sull'anticipo dell'eta' scolare, verificandone le ricadute, gli
elementi di criticita', i costi) a questo punto passa in secondo
piano.
Le centinaia di migliaia di famiglie e di operatori scolastici
allarmati perche' potenzialmente coinvolti dal blitz di mezza estate,
possono rilassarsi. La sperimentazione tocchera' un campione molto
limitato.
L'attenzione invece ritorna prepotentemente sul dibattito
parlamentare, che potrebbe anche prendere una piega diversa dal muro
contro muro in cui e' finito. Anche a seguito di possibili fatti
nuovi.
Vediamo intanto cosa prevede l'agenda parlamentare. Il 10 settembre
riprenderanno i lavori in commissione, fermi all'articolo 3. E' atteso
per quei giorni anche il parere del Cnpi sulla sperimentazione,
ammesso che non venga ritirata la richiesta del parere stesso. Per il
17 settembre e' prevista, dopo mesi, la partecipazione del ministro
Moratti ai lavori della commissione, mentre il 24 settembre, secondo
la tabella di marcia della maggioranza, il testo del disegno di legge
delega potrebbe andare in aula al Senato.
Ce la faranno? Sono centinaia gli emendamenti ancora da esaminare, non
sembra facile. Ma quello che ora e' cambiato e' il contesto di
riferimento. Non c'e' piu' una fretta assillante, e si apre la strada
a qualche modifica sostanziale a un testo che il ministro Moratti
inizialmente aveva cercato di proporre come "chiuso", prendere o
lasciare.
Non c'e' dubbio che il reclamato approfondimento dei temi, fino ad
oggi impedito da uno spirito di contrapposizione frontale tra
maggioranza e opposizione, possa trovare, con la posizione del
ministro dell'istruzione indebolita sul piano dei rapporti di forza
politica, nuove condizioni per un approccio bipartisan. Un clima di
maggiore distensione e serenita', che veda una possibile
collaborazione tra maggioranza e opposizione, si addice del resto
molto di piu' alla riforma della scuola in un paese democratico.
L'effetto potrebbe essere un forte restyling delle riforma Moratti (ma
a quel punto verrebbe chiamata ancora cosi'?).
4. Le linee programmatiche del ministro. Un anno dopo
Il ministro Moratti presentava al Parlamento nel luglio del 2001 le
linee generali del suo programma, nel quale fissava obiettivi anche a
breve scadenza. Abbiamo verificato i piu' importanti.
"Il decreto legge varato per l'avvio dell'anno scolastico costituisce
un primo passo per rilanciare il ruolo dell'amministrazione scolastica
nella sua funzione di servizio rispetto alla organizzazione
scolastica": e' stato il primo passo importante, deciso con
tempestivita' e senza esitazione (anche se per quest'anno le premesse
per bissare e consolidare il successo dell'anno scorso non sembrano
proprio esserci).
"Percorso di revisione parlamentare della legge 30 in tempo utile per
avviare il nuovo anno scolastico 2002-2003 secondo le nuove
indicazioni": Berlinguer e' stato cancellato, ma il disegno di legge
di revisione non ha ancora avuto la prima approvazione in Parlamento;
difficile che diventi legge dello Stato entro il 2002.
"Una vera autonomia delle istituzioni scolastiche comporta che si
prevedano al piu' presto organi di governo all'interno di ogni
istituto": ma il disegno di legge di riforma degli organi collegiali
d'istituto e' rimasto impantanato alla Camera; se ne parlera' in
autunno, forse.
"Appare opportuno definire, tempestivamente, uno specifico ambito
contrattuale per il personale docente ed una disciplina coerente con
la piena attuazione dell'autonomia delle scuole": il ministro Frattini
ha respinto la richiesta giudicandola inattuabile.
"Bandiremo al piu' presto il primo concorso, dopo ormai dodici anni,
per il reclutamento dei dirigenti scolastici": l'ennesimo incontro per
definire l'avvio delle procedure di bando il 30 luglio di un anno dopo
e' stato rinviato a data da destinarsi.
Dopo un anno, anche il ministro Moratti forse scopre a sue spese che
governare il sistema scolastico italiano e' molto piu' difficile che
amministrare la RAI o una grande azienda. E che e' diverso dal
comandare.
5. La Moratti e il consiglio dei ministri: la prima si perdona, la
seconda...
Torniamo ai fatti di questi giorni. Una bocciatura dai colleghi
ministri il titolare dell'istruzione l'aveva gia' presa. Ricordate?
Era gennaio, quando il ministro Moratti si presento' in Consiglio dei
ministri con la sua proposta di legge delega per la riforma del
sistema scolastico: fu inesorabilmente fermata da diversi colleghi,
primo tra i quali il ministro Tremonti che pretese di vederci chiaro
nei conti.
Altri ministri dell'area cattolica criticarono il merito di alcuni
aspetti della proposta e il metodo seguito dal ministro che li aveva
di fatto posti di fronte al fatto compiuto.
Quando venerdi' scorso il ministro dell'istruzione ha presentato in
Consiglio dei ministri la sua nuova proposta di sperimentazione della
riforma per aggirare l'ostacolo della mancata approvazione
parlamentare, si e' trovata di fronte ad un deciso altola' per alcune
questioni di merito (Tremonti, mancano i soldi) e di metodo
(Giovanardi, non si fanno le riforme senza il Parlamento).
Ci sarebbe da chiedersi come mai queste disavventure capitano solo al
responsabile del dicastero dell'istruzione. Evidentemente il complesso
e paziente lavoro preparatorio che tradizionalmente caratterizza
l'istruttoria di una decisione di natura collegiale e' stato
affrettato e incompleto e percio' non idoneo a realizzare una
condivisione preventiva da parte dei colleghi di governo.
Una domanda che il ministro potrebbe rivolgere al proprio staff
politico.
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6. Sperimentare bene fa bene
Sono stati in molti in questi giorni a demonizzare la sperimentazione,
perche' riguarderebbe "materie non previste dalla legge". Ma da piu'
di un quarto di secolo nella scuola italiana si puo' sperimentare
anche cio' che non e' ancora previsto dalla legge.
Fu uno dei decreti delegati del 1974 a prevederlo, consentendo alle
scuole di attuare liberamente la sperimentazione strutturale, cioe' la
modifica e l'innovazione di parte degli ordinamenti scolastici
vigenti. La sperimentazione doveva rispondere a requisiti di
scientificita' ed essere preventivamente autorizzata.
Vi sono stati molti casi di progetti sperimentali predisposti dal
ministero e fatti propri liberamente dalle scuole. Fu il caso, ad
esempio, degli ordinamenti della scuola elementare (i moduli con il
team degli insegnanti) che nel triennio che precedette l'approvazione
della legge (n. 148/1990) vennero sperimentati liberamente da molte
scuole, sulla base di un progetto di sperimentazione nazionale.
Nella nuova scuola dell'autonomia questa possibilita' di
sperimentazione viene confermata.
Niente di nuovo sotto il sole, dunque, per il progetto di
sperimentazione della scuola dell'infanzia e della scuola primaria
proposto dal ministro Moratti. Del resto, se si sperimentasse quello
che c'e' gia', che sperimentazione sarebbe?
La questione e' un'altra: la sua fattibilita', prima di tutto, e la
condivisione. Per essere una sperimentazione efficace e credibile
avrebbe dovuto essere lanciata gia' prima dell'estate, altrimenti,
oltre a rischiare scarsa diffusione, potrebbe non conseguire
l'obiettivo di preparare effettivamente la strada alla riforma.
7. Cosa sperimentare nella scuola dell'infanzia
A questo punto non e' chiaro come sara' il "test" che verra'
effettuato da settembre in poche scuole: riguardera' l'anticipo o il
maestro prevalente, o tutti e due? E l'inglese dalla prima elementare?
Nei prossimi giorni dovrebbe esser data risposta a queste domande. Nel
frattempo, andiamo a vedere i contenuti di quanto sottoposto al Cnpi.
Cominciamo dalla scuola dell'infanzia.
I contenuti della sperimentazione che il MIUR intende proporre ad una
manciata di scuole dell'infanzia (sezioni dei piu' piccoli) ed
elementari (prime classi), sono indicati nella richiesta di parere
rivolta al Consiglio nazionale della pubblica istruzione.
Per la scuola dell'infanzia la sperimentazione, per chi la vuole
adottare, dovrebbe riguardare:
1. Attuazione obbligatoria delle "Indicazioni" per il conseguimento
dei livelli essenziali di prestazione (cosa fare e cosa insegnare,
secondo un documento predisposto dal MIUR);
2. Attuazione flessibile delle "Raccomandazioni" per lo svolgimento
delle attivita' educative e didattiche (come organizzare e come
realizzare gli interventi, secondo il documento del MIUR);
3. Predisposizione dei "Piani Personalizzati delle Attivita'
Educative" per ciascun bambino;
4. Portfolio (cartella) delle competenze che raccoglie il curricolo
del bambino con i suoi percorsi formativi con aggiornamento continuo
delle competenze acquisite;
5. Flessibilita' organizzativa per la riorganizzazione delle sezioni,
la ristrutturazione degli spazi, la rimodulazione dei tempi e
l'accoglienza per i bambini piu' piccoli;
6. Anticipo delle iscrizioni dei bambini che compiono i 3 anni entro
il 28 febbraio 2003, d'intesa con gli Enti locali;
7. Continuita' con la scuola primaria e con i servizi all'infanzia
come impegno da realizzare d'intesa;
8. Formazione in servizio, risorse e organismi di supporto, secondo
opportunita' formative offerte dall'Amministrazione scolastica.
8. Cosa sperimentare nella scuola elementare
Le poche scuole elementari che saranno coinvolte nel test ministeriale
potranno accogliere in tutto o in parte le proposte di innovazione
predisposte dal MIUR, e attuarle solamente per le prime classi. La
possibilita' di sperimentare e' offerta anche alle scuole paritarie.
Questi i possibili interventi.
1. Iscrizione di alunni che compiono i sei anni entro il 28 febbraio
2003. Verranno impartite istruzioni per la riapertura dei termini per
le iscrizioni.
2. Qualita' del percorso educativo. Gli obiettivi di apprendimento
sono riformulati, in base a capacita' ed esperienza degli alunni,
prevedendo anche l'insegnamento dell'inglese e dell'informatica.
3. Continuita' educativa. Costituzione di un team integrato di docenti
di elementare e di materna per valorizzare le esperienze dei bambini
nella fase di passaggio.
4. Accoglienza degli alunni e loro osservazione nella fase di avvio.
5. Collaborazione con le famiglie. Stretto rapporto per definire il
piano di studi personalizzati.
6. Flessibilita' organizzativa (tempo scuola). Le famiglie possono
scegliere il tempo normale (27 ore alla settimana) o il tempo pieno
(30 ore piu' mensa).
7. Maestro prevalente con 21 ore settimanali di insegnamento,
coordinatore del team docenti, tutor degli alunni, referente diretto
con le famiglie.
8. Portfolio delle competenze. Come nella materna documenta e
accompagna il percorso formativo di ciascun alunno.
9. Formazione dei docenti. Viene prevista un'attivita' di formazione
degli insegnanti per l'acquisizione delle nuove competenze
professionali.
9. L'orario antimeridiano nella primaria
Cade un tabu' durato 12 anni nella elementare: si puo' svolgere
l'intero orario settimanale tutto al mattino. Lo prevede la proposta
di sperimentazione che e' anche la base di riforma del ministero.
La riforma degli ordinamenti nel 1990 della scuola elementare aveva
introdotto un aumento di orario delle attivita' didattiche (passato da
24 a 27/30 ore settimanali) con l'obbligo di effettuare uno o piu'
rientri pomeridiani.
I rientri pomeridiani erano stati per alcuni anni il tormentone che
aveva messo in crisi genitori, amministrazioni comunali (per i servizi
di mensa e trasporto) e docenti, tanto che la stessa legge istitutiva
aveva concesso una deroga temporanea in attesa della predisposizione
dei necessari servizi e attrezzatura dei locali.
Gradualmente le scuole si erano riorganizzate con uno o piu' rientri
pomeridiani; erano stati previsti servizi di mensa e potenziamento dei
trasporti scolastici. Un riordino organizzativo di notevole impegno
anche finanziario (in alcuni casi poco onorato nelle zone
centro-meridionali) per assicurare ai ragazzi tempi distesi per gli
apprendimenti.
Ora non piu'. Nella proposta ministeriale di progetto sperimentale e
negli esempi orari allegati, i rientri pomeridiani diventano
un'opzione con previsione anche di tutto l'orario delle lezioni (27 o
30 ore) tutto al mattino per sei giorni alla settimana.
E' la fine di una linea pedagogica dell'uso del tempo in funzione
della qualita' degli apprendimenti; e' un'occasione insperata per i
Comuni per risparmiare su mense e servizi; e' la restituzione di piu'
tempo libero pomeridiano per i ragazzi. Alcune famiglie saranno
contente (specie chi intende far svolgere ai bambini attivita'
extrascolastiche), per altre si porranno problemi di assistenza. Fermo
restando che l'orario antimeridiano e' solo una delle opzioni che si
intende offrire alle famiglie.
10. Delenda Laetitia
Un "pamphlet", scritto a piu' mani con espliciti intenti demolitori, e
dedicato ad personam al ministro Moratti. Questa e' l'apparenza (non
giudichiamo le intenzioni) di un fascicoletto di 32 pagine, intitolato
"Libro bianco sulla scuola", appena pubblicato dalla Edit Coop di
Roma, con prefazione di Sergio Cofferati e testi di vari autori, tra i
quali anche alcuni parlamentari DS.
Si tratta di un vero e proprio "j'accuse", con il quale l'ala piu'
dura dell'opposizione di sinistra si prepara a dare battaglia non solo
e non tanto in Parlamento quanto nelle scuole e nelle piazze, e su
tutti i fronti: la legge delega, la politica del personale, l'anticipo
dell'ingresso nella scuola dell'infanzia ed elementare, le Intese con
le Regioni, il "doppio canale", il buono scuola.
Su tutti questi punti l'appello, ripetuto da Cofferati 3 volte nella
sua breve introduzione (due pagine), e' alla "mobilitazione". Il
timore e' che in questo modo le ragioni della politique politicienne e
della polemica aprioristica travolgano quelle del confronto di merito
nelle sedi istituzionali, che potra' essere aspro fin che si vuole, ma
e' sempre preferibile, come il presidente Ciampi non si stanca di
ricordare, allo scontro muro contro muro.
11. Ci rivediamo tra 3 settimane
La newsletter di Tuttoscuola si prende un momento di pausa e di
riposo. Ritornera' nelle vostre caselle di posta elettronica tra tre
settimane.
Auguriamo ai lettori un periodo di ferie riposanti e serene.
Al personale amministrativo delle segreterie scolastiche che continua
il suo lavoro negli uffici per contribuire ad un regolare avvio di
anno scolastico, diciamo grazie, anche a nome degli insegnanti e dei
genitori.
A quelle scuole che si preparano al test della sperimentazione Moratti
auguriamo proficuo lavoro e risultati di qualita'.
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