TU SARAI BOCCIATO…E CHI SE NE FREGA?!
Data: Domenica, 21 maggio 2006 ore 00:05:00 CEST
Argomento: Opinioni


TU SARAI BOCCIATO…E CHI SE NE FREGA?!


Diciamocela tutta: gli insegnanti fanno il possibile per tentare un nuovo, adeguato approccio agli alunni di oggi. Ora la carota, qualche volta il bastone, parole di incoraggiamento un giorno, accenti d’ira un altro, nel tentativo, non si quanto riuscito, di portare avanti un discorso culturale ed educativo serio e dignitoso.
E così l’anno scorre, tra preghiere e una voglia accesa di motivarli, di vedere nei loro occhi una luce, un barlume di interesse per qualcosa. Fino a quando si giunge ai ferali ultimi momenti di lezione. Interrogazioni, domande (tante), risposte (poche), e poi le inevitabili ultime raccomandazioni: attenzione, cari ragazzi, cercate di recuperare…con tre insufficienze…può capitare che…
E lì lasci il discorso in sospeso, non te la senti di pronunciare chiaramente quella frase, non istà bene, avrebbe detto Manzoni: come si fa a spiattellarlo così bruscamente in faccia un verdetto tanto terribile? Non bisogna turbare le fragili menti dei ragazzi di oggi, non ce l’ha insegnato la moderna pedagogia?
Solo che li osservi e ti accorgi che gli sguardi, nemmeno lontanamente accesi dalla questione, ti sembrano distanti, spenti, addirittura vitrei. Forse non hanno ben inteso. Allora ci riprovi: ragazzi, mi capite? Mi ascoltate? Niente. Nessun segnale.
E allora alla fine, esasperato, non ne puoi più e sbotti, e glielo dici chiaramente che più chiaramente non si può: cari miei, voi rischiate di…essere bocciati.
Ecco, l’hai detto, il fatidico verbo. Bocciare. Un tempo significava la perdita della  faccia, il crollo della dignità, un fallimento che meritava poi mesi di espiazione.
Bocciati. Le sillabe sono ancora nell’aria, roteano minacciose, l’eco rimbomba, dura qualche attimo, si spegne. Li osservi. Nessun brivido, nessun sussulto. Stesse facce, stesso sguardo vitreo di prima. Nessun segno, né di paura, né di ansia, né di fastidio. Si avviano verso una lunga, calda, festosa estate…senza quell’oscura cosa chiamata scuola.

SILVANA LA PORTA






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