EDUCARE ALL’AFFETTIVITA’. Una sfida per la scuola e la società di oggi
Data: Sabato, 09 marzo 2024 ore 08:00:00 CET Argomento: Redazione
Con il titolo “Ed
io avrò cura di te - Percorsi per educarsi ed educare all’affettività”
è
stato celebrato il 6 marzo un convegno di docenti-educatori presso il
centro
fieristico “Le Ciminiere”.
Educare
l'affettività è quell'arte
specialissima che dà senso a ciò che accade nel cuore dei ragazzi e
impegna ad aiutarli
nell’orientare il cuore verso il bene e la felicità e a indicargli la
giusta
direzione.
La data,
annunciata da tempo dall’Ufficio diocesano di
Pastorale scolastica, ha consentito la partecipazione di numerosi
docenti, i
quali hanno avuto modo di riflettere e approfondire il tema
dell’educazione
all’affettività, che va ben oltre quello dell’educazione sessuale, spesso proposto come attività integrativa al
curricolo scolastico
“Educarsi per
educare”, è il costrutto verbale che pone al centro lo studente
come fine,
ma sollecita una diligente preparazione all’arte educativa ed impegna a
“saper
guardare tutti e saper osservare ciascuno”, per favorire il
processo di
formazione integrale dello studente, come persona e come cittadino.
L’educazione
all’affettività necessita un animo pronto ed una esplicita
intenzionalità di
ricercare il miglior bene per i propri studenti attraverso la proposta
culturale di una scuola di qualità e di una palestra formativa nella
sfera
cognitiva ed affettiva.
Dopo il saluto introduttivo del prof. Marco
Pappalardo, direttore dell’ufficio di Pastorale scolastica,
l’Arcivescovo
di Catania, Mons Luigi Renna, ha tracciato le linee guida del
percorso
formativo, orientato a colmare i deficit di paternità e di maternità,
intrecciando
i temi relativi alla persona, ai
sentimenti, alla relazione e quindi promuovere l’arte del “generare”, “prendersi cura”, “accompagnare,” “guidare”, “lasciare andare”, rendendo
ciascuno protagonista attivo e responsabile nel processo di crescita.
L’intervento dello
psicologo, sessuologo ed educatore, Saverio Sgroi, ricco delle
espressioni
dirette dei ragazzi, raccolte dai
questionari
proposti agli studenti durante gli incontri
formativi nelle vare scuole, ha delineato il percorso che un bravo
educatore ha
il compito di svolgere per essere guida, modello esemplare e maestro di
vita.
Ascoltando
le
espressioni dei ragazzi “sto con te perché mi fai star bene” si
coglie
un aspetto ancora incompleto dell’amore inteso come dono, capacità di
donare e
di donarsi all’altro e quindi “amare
per tutta la vita”.
Il
percorso
formativo accompagna il passaggio dalle emozioni che sono
brevi,
immediate, legate al presente, verso il sentimento che va
coltivato e
richiede riflessione e diligenza, per poi conseguire il traguardo
finale che si esprime nella passione di
amore, termine che richiama anche il
sacrificio e la rinuncia.
La
regola
pedagogica di Michel Quoist: insegnare ai ragazzi a “pensare col
cuore e
amare col cervello”, attiva un chiasmo intrecciando i verbi e le
azioni,
assicurando una garanzia di successo e di crescita armonica. Educare
gli
adolescenti all'amore vuol dire, infatti, aiutarli ad avere un rapporto
equilibrato col proprio corpo e con la propria sessualità, che li
condurrà ad
un'idea di un amore umano, capace di contenere in sé, in maniera
completamente
integrata, la sessualità e la diversità di genere.: L’identità,
l’intimità, il
pudore, la fragilità delle relazioni e
poi ancora il tempo,
l’autostima,
l’amore, la difesa dell’amicizia, la gelosia, la fiducia e
la ricerca di interessi comuni,
costituiscono i campi di
azione e di interventi educativi da espletare nell’esercizio della
professione
di docente, educatore, adulto.
Per
educare
l'affettività e la sessualità ci vogliono docenti
e genitori che sappiano dedicare a
questo lavoro le loro migliori energie, trasmettendo ai ragazzi l’idea
che il
sesso non è un giocattolo. Buona parte della felicità di una persona
dipende da
come viene vissuta la sessualità nel rapporto con sé stessi e con gli
altri.
Il
secondo
intervento è stato svolto dal prof. Fredy Petralia, docente di
informatica presso l’Istituto San Francesco di Sales di Catania, il
quale con
passione ha trasmesso ai docenti la ricca esperienza di guida nel saper insegnare come utilizzare il telefonino, e i
social media, presentando gli abusi , i rischi e le conseguenze di un
uso scorretto
e improprio di tali strumenti nella costruzione di relazioni e di
comunicazione
tra i compagni e gli amici. La diffusa pornografia sui social trasmette
l’idea
di una sessualità povera, aggressiva, spesso violenta, e provoca traumi
che
segnano fortemente la propria esistenza. I ripetuti episodi di stupro
che
riempiono le pagine di cronaca, hanno come
genesi la mancanza di educazione in famiglia e la carente azione
formativa
della scuola.
Rispondendo agli interventi i relatori hanno
ulteriormente sviluppato le molteplici emergenze educative che rendono
la
società fluida, priva di regole e di controlli nella costruzione delle
tre fasi
della vita che declinano nell’infanzia “io sono amato”;
nell’adolescenza
“ imparare a conoscere e ad amare se stessi” e nella giovinezza
e nella maturità insegna
a “saper amare gli altri”.
Giuseppe Adernò
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