Don Antonio Corsaro prete scomodo, prete sciolto, o prete di Dio
Data: Domenica, 05 novembre 2023 ore 15:00:00 CET Argomento: Redazione
Padre Corsaro il 5 novembre avrebbe compiuto 114 anni,
essendo nato a Camporotondo nel 1909
Come
Papa Francesco, ha vissuto il dramma
dell’emigrazione e suo padre Ludovico, guardia di finanza, muore
tragicamente schiacciato
dalla carrozza di un tram a Buenos
Aires, dopo pochi mesi che vi è arrivato per cercare fortuna insieme
con la
sposa diciottenne Grazia Longo e il figlio Antonio di 14 mesi.
Antonio
e la giovanissima madre tornano a Camporotondo
Etneo in casa del nonno Gaetano, falegname. La madre per vivere fa la
sartina,
insieme a cinque sorelle. Dopo 15 anni di vedovanza si risposa col
fratello del
marito, Angelo, e avrà due tigli, Giuseppina e Ludovico, che si
trasferirono a
Roma,
Antonio
nel 1921 entrò nel seminario arcivescovile di
Catania, dove il 20 ottobre del 1933 venne ordinato sacerdote.
Quest’anno avrebbe
compiuto 90 anni di sacerdozio.
Nel
1938 conseguì la laurea in Lettere e Filosofia alla
Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, con una tesi su “Storia
dell’umanesimo in Sicilia nei secoli XII – XIII” ed ebbe modo di
incontrare
e frequentare Carlo Bo, Vittorio Sereni, Mario Luzi, Oreste Macrì,
Salvatore Quasimodo,
fondatore dell’Ermetismo.
La
sua carriera non fu facile, Padre Corsaro è stato considerato
un prete rivoluzionario di sinistra, ed anche comunista, prete
rosso,
prete scomodo, prete sciolto, prete
senza
parrocchia. Tutte
definizioni che non rispettano la verità, forse perché la sua vocazione
religiosa lo ha reso prete capace di stare con gli umili, con i poveri,
e nello
stesso tempo prete di frequentare e
dialogare
anche con gli artisti e i letterati.
Oggi sarebbe in perfetta sintonia con le innovazioni ecclesiali
di Papa Francesco.
Si
dedicò anche alla traduzione di alcune poesie di
Thomas Stearns Eliot e Mallarmé
Antimilitarista
convinto, si rifiutò di andare in
Africa, come cappellano militare, alla conquista dell’Etiopia.
Seguì,
invece, con accorata partecipazione la guerra
civile spagnola e lo amareggiò molto quel che accade sotto il
franchismo.
Coevo
di Giorgio La Pira, di Giuseppe
Dossetti, di Amintore Fanfani, di Piero Bargellini, e poi ancora di
padre David
M. Turoldo, di Mario Luzi, personaggi che
hanno scritto la poesia della
Letteratura e della politica dell’Italia nata dalle macerie del
conflitto mondiale,
protesa ad una appassionante aurora di
ricostruzione, con entusiasmi e idee, di cui anche oggi si ha ardente
necessità.
Nel
1959 assieme a Sebastiano Adamo, Vito Librando,
Manlio Sgalambro e Fiore Torrisi, fondò un’importante rivista di
letteratura, “Incidenza”,
che fa scandalo negli
ambienti ecclesiastici per il suo programma inteso ad instaurare un
dialogo tra
cattolici e marxisti,
tra riformismo e cattolicesimo avanzato.
Alcune
pagine del suo “Diario di un prete”
indisposero l’arcivescovo di Catania. Mons. Guido
Luigi Bentivoglio, che gli intimò di
sciogliere la redazione “atea” e non pubblicare più la rivista,
sospendendolo
dall’insegnamento in seminario.
Negli
anni Ottanta, il sacerdote
poeta divenne la firma più prestigiosa del settimanale diocesano
"Prospettive”
ove continuò a costituire una guida intellettuale di prim'ordine per la
sua
cultura vastissima e di respiro europeo.
Suo
è il testo del Prefatio
della Messa di Sant’Agata, come pure dell’inno alla Vergine Martire.
Ha
insegnato
all’Istituto San Benedetto di Catania, al
Liceo Spedalieri,
e poi ancora è stato assistente di Letteratura Italiana presso
l’Università di
Urbino (retta dall'amico Carlo Bo), e quindi titolare
della cattedra di Letteratura Francese prima al Magistero di Perugia nel 1957 e
poi al Magistero di Palermo nel 1968 sino al
pensionamento nel 1982.
Con
Gianni Salvo fondò “Il piccolo Teatro di
Catania” e con Roberto Commercio guidò la corrente del
“Verticalismo”
Nel
1987 per incarico del sindaco Francesco Bellia,
ha scritto il libro “Camporotondo
Etneo, storia, costume, immagine”, con la dedica “Ai miei
genitori la
cui memoria è viva in questa mia storia”
e per descrivere il suo paese natale ha
scelto la metafora poetica: “E’ una tonda melagrana
/ che ha sassi per chicchi e per scorza la
lava: / Camporotondo si chiama”.
La
poetessa Vera Ambra,
presidente dell’associazione Akkuaria, e il giornalista Francesco
Giordano
, promotori di diverse edizioni del "Premio internazionale di Poesia
Antonio Corsaro", il prossimo 24 novembre hanno promosso un
incontro
culturale in ricordo del Poeta, presso la Biblioteca “Vincenzo Bellini”
di Via
Sangiuliano 307, in Catania.
Giuseppe Adernò
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