In margine allo stupro di gruppo di Palermo e di Napoli. Cresciuti a pane e pornografia. Vuoto educativo da colmare
Data: Lunedì, 28 agosto 2023 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
Mille
pagine di giornali e di servizi sui canali social e televisivi hanno
fatto dello
stupro di Palermo prima e poi di Napoli, uno spettacolo mediatico, ma
l’accaduto rende ancor più emergente la crisi educativa della società
di oggi e
il vuoto dei valori umani e sociali, sommersi dal relativismo, che
assorbono
ogni comportamento pubblico e privato.
Con la rivoluzione del ‘68 è stato abbattuto
il muro delle regole e all’insegna della pseudo libertà di fare quel
che si
vuole, di vestirsi e agire secondo i
propri gusti, spesso espressione
di capricci e di condizionamenti
dettati dalla moda e dalla pubblicità, si registra un grande vuoto
sociale,
privo del valore del rispetto, della dignità, della valorizzazione
della storia
e della cultura, delle tradizioni, diventando “artistici”
e “messaggi comunicativi “ persino gli sfregi
ai monumenti, le parolacce, i disegni osceni.
Pur
nel cammino verso la parità di genere, la cultura maschilista ancora
prevale,
come documentano i numerosi femmicidi, continuando a considerare la
donna come
oggetto di possesso e di piacere.
È
questo un risvolto inquietante della stessa società “progredita” che,
se da un
lato celebra la dignità delle donne, dall’altro continua
tranquillamente a
esprimere forme inaudite di violenza, verso cui si rimane indifferenti
e
rassegnati alla tolleranza.
La
pubblicità, i film, i programmi televisivi hanno contribuito a
rafforzare tale
processo degenerativo, proponendo modelli e idoli che diventano segno
di
esibizione e manipolazione del corpo femminile, ridotto ad oggetto di
business
e di consumo.
Il laissez
faire , il “tanto sono ragazzi” o il “non lo fanno apposta”,
hanno prodotto uno stile di comportamento
privo di
qualsiasi canone di “buona educazione”.
Il
decoro dell’abbigliamento, un tempo sacro e obbligatorio, ha ceduto il
passo al
“non è necessario”, tanto fanno tutti così”, ognuno si veste come
vuole”
senza saper distinguere luoghi, momenti, occasioni che richiedono
particolari
accorgimenti.
La
figura femminile, oggetto di pubblicità, nelle pose e nelle forme più
provocanti
ha prodotto un’attenzione al corpo, all’esteriorità, all’immaginazione
che va
oltre la sensualità ed ecco i frutti di
tanti comportamenti, veicolati anche da certi videogiochi.
I
ragazzi di oggi che “hanno tutto e non sono contenti” sono
cresciuti a
“pane e pornografia”, desensibilizzati così alla violenza sessuale e
alla
crudeltà e ” bruciati” dalle droghe, dall’alcool, dal crack degenerano
in
peggiori conseguenze, provocandosi dolorose cicatrici.
Il
pansessualismo ha ricondotto l’uomo alla sua dimensione istintiva,
al materialismo bestiale che incide le coscienze più deboli prive di
una guida
e di modelli esemplari.
Come
si legge in alcune sentenze, gli autori di tali comportamenti vengono
definiti
“Vittime di un “deficit educativo”, che li avrebbe condizionati con
un’inammissibile concezione pornografica delle loro relazioni con il
genere
femminile”.
La diffusione sempre più dilagante di pornografia cartacea,
cartellonistica ed
ancor più nei siti web ha reso traboccante la cattiva educazione e le
immagini,
gli atteggiamenti, le espressioni volgari, spesso ripetute con abitudinaria naturalezza, hanno
costruito una crosta di assuefazione a
tutto ciò che non si riconosce adeguato alla dignità e al decoro della
persona
umana.
Si raccolgono oggi i frutti di una carenza e
di un vuoto educativo da parte della famiglia, alla quale la
Costituzione
all’art. 30 assegna come “dovere e diritto” il compito di “mantenere,
istruire ed educare i figli”.
La
scuola, luogo privilegiato di istruzione e formazione, ha messo
al primo
posto la trasmissione dei contenuti culturali, trascurando, a volte,
gli
opportuni interventi educativi verso la formazione integrale dello
studente e
quindi anche gli aspetti relativi all’educazione alla salute, alla
sessualità,
all’affettività e al senso civico.
Oggi
la trasversalità dell’Educazione
civica che tende alla formazione del cittadino, dovrebbe
coinvolgere anche queste tematiche, ma non in maniera frammentaria e
occasionale.
La
giornata del 25 novembre, come ha proposto il Ministro Valditara, sia
l’occasione per “avviare in
tutte le scuole
italiane una serie di programmi per affermare la cultura del rispetto,
per
educare a un rapporto che sia autenticamente paritario superando quei
residui
di machismo, di maschilismo che ancora connotano la nostra società”.
Presentata non come “giornata della violenza
contro
le donne”, bensì come “giornata
del
rispetto della persona e della dignità della donna”, diventi una
vera lezione
di vita per tutti gli studenti, promuovendo un efficace
apprendimento e una
reale modifica del modo di pensare, di sentire e di agire.
Anche
la Chiesa in questi decenni ha messo in ombra l’attenzione alla
dimensione
morale, al senso del pudore, non dando una risposta adeguata
all’erotizzazione delle comunicazioni
mediatiche, sempre più aggressive e pervasive e
ha cancellato dal suo vocabolario la parola “castità”, resa tabù
dall’edonismo dominante, un tempo virtù e valore che ha formato i giovani al
sacrificio, alla rinuncia, al rispetto e alla pienezza della gioia del
matrimonio, integrando la sessualità nella personalità, quale funzione
a
servizio dell’amore, inteso come dono.
La
custodia di sé e dell’altro non è un optional, ma l’unico modo in cui
si possa
amare davvero, umanizzando il proprio sentire.
“Pensare
col cuore e amare col cervello” è la regola pedagogica che ribalta
le forme
di egoismo e rende equilibrato e produttivo ogni nuovo apprendimento.
Scuola,
famiglia e società civile, “insieme”, per vincere una battaglia di
civiltà.
Giuseppe Adernò
|
|