PRENDERSI CURA regola pedagogica per il docente educatore “Sogniamo una scuola nuova, aperta e accogliente”
Data: Lunedì, 21 agosto 2023 ore 12:00:00 CEST Argomento: Redazione
I versi di Franco Battiato “Ti libererò dalle
ingiustizie
e dagli inganni del tuo tempo dai fallimenti che per tua natura
normalmente attirerai
“ sono risuonati nel Duomo di Catania in occasione della festa estiva
di
Sant’Agata e l’Arcivescovo Mons. Luigi Renna, ha declinato il monito
del “prendersi
cura” di se stessi, delle relazioni
familiari e delle relazioni sociali.
La
cura è anzitutto un modo di essere e il prendersi cura è l’habitus del
docente
educatore, che guida i suoi studenti nei sentieri del sapere e verso
l’orizzonte
delle competenze, in vista della formazione integrale.
Il prendersi
cura si articola in una molteplicità di dimensioni: personali,
familiari,
sociali e poi ancora scolastiche e civiche.
Ecco
perché la regola del prendersi cura qualifica il docente tutor,
che si
impegna a “non perdere lungo strada, nessuno di quelli che gli sono
stati
affidati”.
La
regola pedagogica “saper guardare tutti e saper osservare ciascuno”,
costituisce il fondamento di uno stile di relazione educativa e apre le
porte
al dialogo, all’incontro, alla convergente ricerca del vero bene per
ciascuno.
La scuola che offre un servizio pubblico
risponde ai bisogni degli utenti, ma non solo a quelli espliciti,
collegati a
all’istruzione e alla trasmissione della cultura, ma anche a quelli
impliciti,
che interpellano la crescita e la formazione integrale della persona
che “ nella
comunità scolastica apre i suoi occhi al vero, e scopre la dimensione
dei
valori e dell’Assoluto”.
L’impegno
educativo del docente è , infatti, orientato a “formare l’uomo e il
cittadino” e il prendersi cura della città, del patrimonio
artistico,
storico e ambientale del territorio, non è un compito delegabile ad
altre agenzie.
La
cultura della democrazia e della partecipazione attiva e responsabile
implica
la modifica del modo di pensare, di sentire e di agire, uscendo dal
proprio
guscio narcisistico e aprendo gli occhi verso la realtà circostante.
Scuola
e famiglia, agenzie educative attive nel territorio sono ancora una
volta sollecitate
a cooperare nella convergenza degli obiettivi comuni: il bene dei
ragazzi,
figli e studenti.
Una particolare attenzione di cura, ha detto
Mons Renna, parlando ai genitori, va indirizzata ai ragazzi nell’età
più
delicata, quella della scuola media ed adolescenziale: “fate sì che
non
brucino il loro futuro, soprattutto se sono ragazze”, che non
devono
restare schiave della moda, della pubblicità, del facile guadagno, del
divertimento drogato e velenoso.
Allontanarle
dalle pseudo amicizie che fanno male è un dovere educativo ed anche a
scuola,
il docente educatore attento ha il compito di intervenire con saggezza
pedagogica.
L’emergenza
educativa sollecita ancor più la risposta ad una partecipazione attiva
alla
vita sociale, così da sentire la Città come propria e quindi
contribuire
all’ordine e alla sicurezza.
“La partecipazione è sempre un campo di
azione, plurale, collettivo, comunitario, vitale, generativo” e
questi attributi connotano lo stile di partecipazione
del cittadino che contribuisce in maniera responsabile al bene comune.
Queste
espressioni le troviamo già nella “Carta europea della
partecipazione dei
giovani alla vita locale e regionale”, redatta dal Consiglio
d’Europa il 21
maggio 2003 ed ancora, a distanza di vent’anni, risuonano come semplici
auspici
e desideri.
“Sogniamo
insieme un modo diverso di amare la città: amare i beni di tutti è una
forma di
carità sociale” è l’appello dell’Arcivescovo che, alla vigila
dell’avvio
del nuovo anno, potrà essere così
riformulato: “Sogniamo una scuola
bella, nuova, aperta, che accoglie gli studenti
come a casa loro e li fa sentire vivi, partecipi, protagonisti
nel
cammino di formazione e di crescita”.
I
bravi docenti si prendono cura di loro, li guidano, lo accompagnano, li
incoraggiano e ogni studente realizzerà il proprio originale progetto
di vita.
Giuseppe
Adernò
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