40 anni di giornalismo Don Giuseppe Costa si racconta. La scuola educa alla pace
Data: Mercoledì, 20 aprile 2022 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
Una
raccolta antologica di articoli racconta e documenta la vocazione alla
comunicazione del salesiano Don Giuseppe Costa, giornalista,
originario
di Gela, responsabile dell’editoria scolastica SEI e religiosa LDC, per diversi anni direttore della LEV –
Libreria Editrice Vaticana.
Pubblicato
a Nemapress edizioni, il corposo volume di circa 300 pagine “Girovagando
tra
cronache ed eventi – Quarant’anni di giornalismo”,
documenta il carisma salesiano, presentando
gli articoli su “San Giovanni Bosco, santo dei giovani”, pubblicati nel
1988 da
“Il Popolo” e dall’Osservatore Romano, ricordando la
Pasqua del
1934, quando a conclusione dell’Anno Santo
Don Bosco fu dichiarato Santo e
la sua statua domina in alto vicino all’artistico bronzo che raffigura
San
Pietro in cattedra nella grande basilica romana.
Negli
articoli che fanno riferimento anche a presentazione di libri sul
Fondatore dei
Salesiani, si esalta la funzione dell’oratorio, archetipo e centro
di
irradiazione del “laboratorio pedagogico” che consacra il metodo
preventivo
e l’arte educativa di Don Bosco,
In
diversi
articoli, pubblicati su Avvenire nel 1991 e su L’Osservatore
Romano
negli anni 2000- 2002, Don Giuseppe Costa presenta i tanti volti di
Cristoforo
Colombo, l’impresa della scoperta dell’America e le vicende che hanno
segnato
la storia ed in particolare l’attentato dell’11 settembre 2001 ed il
crollo
delle Twin Towers.
In
un articolo pubblicata su “La Sicilia” 27 marzo 1992, Don Costa,
intervistando Furio Colombo, presidente dell’Istituto Italiano di
cultura a New
York, affronta il tema della cultura italiana per l’America, vero
“laboratorio”
aperto al multiculturalismo, evidenziando le case editrici italiane che
pubblicano testi ed opere d’arte, mentre la diffusione della cultura
americana
penetra nei diversi settori del cinema, della letteratura e della
ricerca scientifica.
Nell’antologia,
che diventa quasi biografia, l’Autore raccoglie gli articoli scritti
durante le
missioni, i convegni ecclesiali, di giornalismo e di editoria, i viaggi
in
Madagascar, in India, in Egitto, in Israele, in Polonia e in Germania,
L’attenzione è sempre rivolta ai problemi sociali e culturali,
all’editoria,
alle biblioteche, come la visita al castello cinquecentesco di
Blutensburg che
ospita la più grande biblioteca di letteratura giovanile.
Originale
anche l’articolo “Il week-end chi l’ha inventato” (L’Osservatore
Romano maggio 2001) in cui descrive le lunghe file di auto del
primo
maggio, i maxi gorghi di ogni fine settimana, che non hanno il sapore
bucolico
e romantico della gita fuori porta, ma il “restare incolonnati per
ore
intere sa più di alienazione sociale che di libera scelta”.
La
riduzione del tempo lavoro, il riposo settimanale, la settimana corta a
scuola,
e poi ancora l’anticipazione della Messa domenicale al sabato sera ha
favorito
la mutazione di stile nell’organizzazione
sociale, oggi orientata essenzialmente al consumismo.
Da
salesiano, attento ai giovani, nella raccolta antologica Don Costa ha
inserito
gli articoli che riguardano le associazioni dei movimenti giovanili di
vari
partiti Democrazia Cristiana, partito Socialista, Comunista,
Repubblicano, e
poi ancora di Comunione e Liberazione. Gli articoli pubblicati sulla
rivista salesiana
“Dimensioni nuove” e sul quotidiano “Avvenire”,
affrontano i temi
riguardanti la pastorale giovanile e appare originale il titolo di un
articolo:
“Il Vangelo mette i jeans” a commento del documento per
l’educazione
della Conferenza Episcopale USA che racconta la pastorale giovanile in
America.
Particolare
attenzione l’Autore rivolge alle Giornate della Gioventù e appare
inoltre di
grande attualità l’articolo di pg.192: “Ma la pace si può insegnare
a scuola?”.(Il
Popolo 2 gennaio 1986)
Facendo
riferimento agli Atti del seminario “Educazione alla Pace”, emerge la
necessità
di una risposta alle provocazioni della storia, individuata da alcuni
nella
proposta dell’ora dalla pace a scuola, come stimolo pedagogico
a
considerarla nella complessità del problema. Citando il pedagogista
Pietro
Gianola si afferma che “il problema è al centro della diplomazia
internazionale, del dibattito politico, della riflessione morale, del
discorso
quotidiano, della comunicazione sociale, della migliore coscienza
giovanile,
della ricerca antropologica, della terapia individuale e di gruppo, del
discorso spirituale delle chiese”,
La
volontà politica è alimentata dalla volontà morale di pace, e le
diverse
dimensioni anche se tante, necessitano di un intervento educativo e non
possono
essere slegate, “la pace, infatti, deve essere individuale, morale,
culturale, sociale, politica e religiosa”,
L’educabilità
scolastica alla pace comporta un progetto globale di educabilità
globale
dell’uomo e del suo primato ed il volontariato giovanile costituisce un
segno
di speranza.
Far
emergere dagli archivi delle emeroteche
tali riflessioni, piccole perle di palpitante attualità è un doveroso
servizio
di vera comunicazione sociale e don Giuseppe Costa completa la preziosa
antologia
di articoli con una raccolta sul
Mediterraneo, sulla Sicilia, raccontando “I secoli d’oro dell’antica
colonia
greca”, le mostre artistiche al Castello Ursino, al Museo diocesano
di
Catania, al museo di Caltanissetta e di
Gela e portando all’attenzione dell’Osservatore Romano anche i
magnifici
santuari mariani dell’Isola.
L’ultima
sezione del volume è dedicata al giornalismo salutando con
soddisfazione la
Facoltà di “Scienze della comunicazione “che non costituisce soltanto “un
tassello al caleidoscopico mondo dell’accademia”, ma tende a fissare
nel
tessuto sociale un filone di tradizione, che attraverso la formazione,
perpetui
il patrimonio di conoscenze necessario a sostenere una serie di
funzioni
sociali destinate ad essere riprodotte nel tempo”.
Come
si legge nell’ultima di copertina, “Ai tanti giovani che affollano i
corsi
di giornalismo alla ricerca di un futuro posto di lavoro, sempre più
arduo e
raro, va detto che il giornalista non è l’umo dello spettacolo e
dell’immagine,
ma quello di una professionale da costruire con
buoni studi e con altrettanta pratica”
La
comunicazione, infatti, si alimenta di conoscenze e solo seguendo il
sentiero
della qualità, della responsabilità sociale, dell’obiettività, della
coscienza e
della verità, il giornalismo cresce di professionalità e di arte, come
emerge
dallo Statuto epistemologico delle Scienze della comunicazione.
Giuseppe
Adernò
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