Cultura, Musumeci inaugura a Catania la mostra sull'eruzione dell'Etna del 1669
Data: Martedì, 29 giugno 2021 ore 16:59:09 CEST Argomento: Istituzioni
«Il governo regionale attribuisce grande importanza al
fervore culturale di
questa città. Il suo futuro è legato alla capacità di raccontare il suo
passato
e rendere popolare e accattivante questa narrazione. E l'Etna è un
brand che
non conosce ostacoli: nel mondo è più conosciuto della Sicilia».
Lo
ha detto il presidente della Regione Nello Musumeci, inaugurando a
Catania la mostra “Etna 1669. Storie di lava” ospitata nel Palazzo
centrale
dell'Università. Voluta e finanziata dalla Regione Siciliana, che ha
affidato
alla cura della soprintendenza per i Beni culturali e ambientali etnea,
in
collaborazione con l'ateneo e con la partecipazione dell’Istituto
nazionale di
geofisica e vulcanologia - Osservatorio etneo, la mostra conclude la
rassegna
di eventi, realizzati nel corso del 2019, per ricordare i 350 anni
dalla
straordinaria eruzione dell’Etna, tra le più estese e documentate nella
storia,
ancora presente nella memoria collettiva.
Al
taglio del nastro presenti la professoressa Alessia Tricomi, delegata
del rettore alla Terza missione dell'Università, il sindaco
metropolitano Salvo
Pogliese, il prefetto Maria Carmela Librizzi, l'arcivescovo Salvatore
Gristina,
la soprintendente dei Beni culturali Donatella Aprile e la
professoressa
Germana Barone, delegata al Sistema museale di ateneo.
«Il vulcano – ha proseguito Musumeci – non è solo uno straordinario
monumento vivente della natura, ma anche uno straordinario polo di
attrazione
turistica. Questa città e questa regione hanno bisogno di fare del
turismo uno
dei settori trainanti della nostra economia. Il turismo oggi si muove
su un
piano competitivo e la sfida si gioca sulla qualità dei servizi
offerti. L'Etna
è lo strumento giusto. Tanto che questa mattina abbiamo presentato
anche il
progetto del Museo dell'Etna che sorgerà nell'ospedale Vittorio
Emanuele, luogo
lambito dalla colata del 1669».
Il
percorso espositivo - emotivamente coinvolgente – ripercorre la storia
del fenomeno eruttivo, documentato nelle cronache del tempo,
descrivendo lo
stravolgimento del territorio etneo e le conseguenze sugli abitanti. In
mostra
preziose opere salvate dalla popolazione in fuga al sopraggiungere
della lava,
cronache del tempo, un ricco patrimonio documentale, artistico e
scientifico,
in parte inedito, e ancora oggi prezioso strumento per la ricerca
scientifica
del territorio etneo.
«In
questa mostra – ha detto la professoressa Tricomi - mettiamo insieme la
montagna simbolo di fertilità della nostra terra, la colata lavica
simbolo di
potenza e una parte più contemporanea in cui l'Etna è al centro della
ricerca
scientifica in varie discipline e qui l'università diventa
protagonista».
Gli
oggetti e i libri esposti provengono da collezioni di musei,
biblioteche e chiese della provincia di Catania e da collezioni
private. A una
sezione storica si affianca quella squisitamente scientifica, nella
quale i
diversi dipartimenti universitari documentano le recenti e
multidisciplinari
attività di ricerca condotte nelle aree Etnee. Di particolare impatto
la
sezione real time curata dell'Ingv-Osservatorio etneo, che mostrerà –
in tempo
reale - la rete di monitoraggio delle aree vulcaniche della Sicilia. La
mostra,
a ingresso gratuito, rimarrà aperta fino al 30 ottobre.
«Questa
mostra – ha evidenziato la soprintendente Aprile - è l'atto
conclusivo della rassegna ideata e proposta dall'Ingv di Catania e
dalla
sezione di Catania del Cai, per ricordare i 350 anni dalla
straordinaria
eruzione dell'Etna del 1669».
All'esposizione
hanno collaborato molte realtà: l’Arcidiocesi di Catania,
il Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri, il Museo d'arte
sacra
della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Misterbianco, la Diocesi di
Acireale, il Santuario di Santa Maria Assunta di Randazzo, il Museo
civico di
Castello Ursino, la Biblioteca regionale universitaria, la Biblioteca
Zelantea
di Acireale, le Biblioteche riunite Civica- Ursino Recupero. Senza
dimenticare
i Comuni di Catania, Belpasso, Camporotondo Etneo, Gravina, Mascalucia,
Misterbianco, Nicolosi, San Pietro Clarenza e Pedara e insieme a loro
la
Fondazione Bufali di Belpasso e l’Associazione culturale Monasterium
Album di
Misterbianco, oltre al Cai etneo che ha curato e coordinato le
escursioni
organizzate nel corso del 2019.
Il
direttore dell'Ingv di Catania Stefano Branca ha fatto un excursus
storico sull'eruzione del 1669: le bocche eruttive a bassa quota
(850-775
metri) e l'area coperta dalla colata sono state un record degli ultimi
400
anni. «Per la città e l'Etna - ha sottolineato - fu l'evento più
importante dal
punto di vista vulcanologico, ma anche storico: quell'anno fu definito
l'anno
della grande "ruina"»
pti.regione.sicilia.it
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