I desideri del Ministero Bianchi: scuola in presenza, “come prima e più di prima”
Data: Mercoledì, 09 giugno 2021 ore 08:00:00 CEST Argomento: Redazione
Nel corso di un’intervista il Ministro Patrizio
Bianchi ha quasi disegnato la
nuova scuola, manifestando desideri e aspettative.
“Mi
piacerebbe che nella nuova normalità i ragazzi di una scuola
di
Napoli possano condividere le loro attività con una scuola del
Piemonte, oppure
che le scuole di Napoli, di Milano o di Palermo, potessero condividere
attività
con una scuola di Dusseldorf, di Praga o di Bratislava“.
“Mi piacerebbe che i
nuovi
strumenti possano essere usati con la coscienza di avere nuovi
strumenti, per
cui io so scrivere – e saper scrivere è importante perché significa
avere il
controllo della parola – ma so usare anche un video, l’immagine, il
suono, la
musica“.
Vorrei una
nuova normalità fatta di un
Paese più conscio di quello che siamo, dei limiti ma anche delle
capacità.
Vorrei una
scuola che fosse più capace di
sentirsi il centro della nostra comunità nazionale.
Vorrei una
scuola in cui non soltanto la
sicurezza dei corpi, ma delle persone fosse diffusa e condivisa“.
Vorrei una
nuova normalità, che sia per
tutti, in cui tutti i ragazzi del nostro Paese, in qualsiasi posto
abbiano
avuto le proprie origini, sentano di avere gli stessi diritti e
sentando di
diventare anche portatori degli stessi doveri.
I desideri e gli auspici
del Ministro Bianchi corrispondono alle aspettative di tutti ricercando
e
ritrovando nel cambiamento una rinascita, una ripresa, un nuovo stile
di azione
didattica efficace ed efficiente. Una scuola aperta, che favorisca
l’incontro
con altre realtà, che stimoli scambi e gemellaggi culturali, che
valorizzi le
tecnologie informatiche per ridurre tempi e risorse.
Sarà
una scuola “finestra
aperta sul mondo” capace di rendere attivo l’imparare vedendo, facendo
e
operando. Una scuola capace di coniugare la cultura del dovere con
quella dei
diritti, rendendo ciascuno protagonista attivo e costruttore del
personale
progetto di vita.
Il
cambiamento dovrebbe
costituire una crescita di qualità nelle scelte metodologiche e nella
verifica
degli esiti di un apprendimento efficace che aiuti a crescere e
diventare
“grandi”.
A
settembre, conclude il
Ministro, si avrà “una normalità in presenza in cui però useremo
tutti gli
strumenti finora adoperati, perché non si butta via quello che abbiamo
fatto”. Una
presenza diversa dal passato, in cui finalmente potremo apprezzare di
più la condivisione e la socialità”.
L’essere
stati condizionati dal distanziamento fisico
nel corso della pandemia consente oggi di meglio apprezzare il
desiderio di
stare con gli altri, di condividere e di cooperare nello stile di una
socialità
aperta, dinamica e costruttiva.
Giuseppe Adernò
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