Beatificazione del giudice Rosario Livatino
Data: Venerdì, 07 maggio 2021 ore 08:05:00 CEST Argomento: Redazione
La
Sicilia terra di Santi, di Martiri e di Eroi è in festa per la solenne
beatificazione del Giudice Rosario Livatino che avrà luogo domenica 9
maggio
presso la Cattedrale di Agrigento.
La data evoca il discorso memorabile di
Giovanni Paolo II alla Valle dei Templi, quando il 1993 proclamò
l’anatema
contro la mafia.
Nella
prefazione al libro “Il giudice
ragazzino” che il vescovo di Catanzaro, Vincenzo
Bertolone, ha dedicato a Rosario Livatino, Papa Francesco ha
scritto: "Picciotti, che cosa vi ho
fatto? riuscì a domandare, prima che il suo viso fosse deturpato dai
proiettili. Erano le parole di un profeta morente, che dava voce alla
lamentazione di un giusto che sapeva di non meritare quella morte
ingiusta".
Per
il Papa quello di Livatino è un "grido di dolore e al
tempo stesso di verità, che con la sua forza annienta gli eserciti
mafiosi,
svelando delle mafie in ogni forma l'intrinseca negazione del Vangelo,
a
dispetto della secolare ostentazione di santini, di statue sacre
costrette ad
inchini irriguardosi, di religiosità sbandierata quanto negata".
Nel
giorno della beatificazione, rendiamo grazie per l'esempio che il
giudice
Livatino ci lascia, per
aver
combattuto ogni giorno la buona battaglia della fede con umiltà,
mitezza e
misericordia.
Il
piccolo seme ora ha dato i suoi frutti e l’intera comunità ne trae
beneficio e
sostegno.
Assassinato
all’età
di 37 anni ad Agrigento, il 21 settembre 1990, Rosario Livatino è il primo
magistrato Beato nella storia della Chiesa
e San Giovanni Paolo II già nel 1993 lo definì
“Martire della giustizia e indirettamente
della fede”
La
sigla che compariva tra i suoi scritti “S.T.D.”
indica le iniziali di “Sub tutela Dei” attestazione
dell’atto di affidamento totale che
Rosario faceva con frequenza alla volontà di Dio. Il suo “Fiat” oggi ha
prodotto una grande luce sul sentiero della Giustizia e della Legalità.
Nel
libro di Marco Pappalardo “Non
chiamatelo ragazzino”,
(Edizioni
Paoline) vengono ben evidenziati i principi e di valori dell’onestà
intellettuale, della correttezza,
dell’irreprensibilità del giovane magistrato, che non fu “un
ragazzino”, ma si
è impegnato nella lotta contro la malavita e il malaffare, mandato allo
sbaraglio dalle istituzioni contro l’organizzazione mafiosa de “la stidda”.
La
sua lezione di vita raggiunge i giovani studenti, costretti
dal Covid alla didattica a distanza, tra solitudine e incertezza per il
futuro.
Il suo esempio diventa testimonianza per maggiormente credere che sia
possibile
cambiare le cose, “Basta volerlo!”
Nel
libro di Pappalardo, Livatino è presentato non come un eroe,
ma come un uomo rispettoso della dignità degli altri e ancor più dei
deboli,
dei fragili, degli ultimi, considerati “scarti sociali”.
La
sua scelta coerente per i valori e i principi cristiani gli è
costata ieri la morte, ora la gloria della beatificazione, arricchendo
la
schiera dei giovani santi come Carlo Acutis, e i loro messaggi giungono
al
cuore dei giovani per un cammino di rinnovamento spirituale.
Le
parole di Livatino: “Nessuno
ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti ma credibili”, sono
confermati dal suo impegno di vita professionale, nel fare bene ogni
cosa e
dare alle azioni comuni la valenza delle cose eccezionali.
Giuseppe
Adernò
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