“La didattica a distanza funziona se ……….
Data: Lunedì, 26 ottobre 2020 ore 09:34:02 CET Argomento: Redazione
La didattica a distanza non
è una lezione davanti alla videocamera
La
pandemia e l’emergenza contagio Covid-19 hanno
drammaticamente posto in risalto annose criticità della scuola
italiana, per
troppo tempo lasciata scorrere nei flussi non sempre scorrevoli di
graduatorie,
nomine, carenze strutturali e non sempre adeguata formazione professionale capace di rispondere alle
esigenze dei nuovi linguaggi utilizzati dai canali
comunicativi della società di oggi.
Il
lockdown ha trovato la scuola inizialmente impreparata
e quindi è stata accelerata la formazione tecnica per l’uso della
piattaforma
utile della Didattica a distanza, ma inevitabilmente, i variegati
livelli di
competenza di base hanno prodotto ora eccellenti modelli di
apprendimento, ora
povertà o limitate trasmissioni di contenuti che
hanno generato scarsa produttività e
coinvolgimento attivo.
La seconda
ondata di lockdown ripropone per i 24.000 studenti siciliani di scuola
secondaria la didattica a distanza e non essendo stai risolti i
problemi emersi
nella prima ondata ritorna la preoccupazione dell’aumento della
dispersione
scolastica, per la carenza di mezzi tecnologici e di collegamenti
internet da
casa. Si aggrava, inoltre, il disagio
psicologico degli alunni disabili che, come hanno lamentato i genitori,
si sono
sentiti abbandonati e soli, registrando una grave regressione cognitiva.
Rispettando
le leggi e le disposizioni è chiaro il
dovere dei docenti, educatori adulti assicurare
tanto il diritto all’istruzione e alla formazione dei giovani e la
salvaguardia
dell’istruzione pubblica.
LA DIDATTICA A DISTANZA
FUNZIONA SE SAI COME FARLA.
Lo
studioso e ricercatore dei nuovi media, Luca Toselli,
ha pubblicato un libro
“tecnologico umanizzato”, molto interessante: La Didattica a
Distanza
funziona, se sai come farla.
Con
uno stile leggero e un linguaggio piano, l’autore
afferma che durante la pandemia la DaD ha rappresentato “una sponda
amica,
alleata nell’irrinunciabile bisogno di relazione umana, non fisica ma
capace
comunque di dare senso al nostro quotidiano, diventato triste e
pesante”.
Che cosa
avremmo potuto fare altrimenti? Così, anziché rimarcare mancanze e
difetti
della DaD, l’autore ne mette in luce le potenzialità, ritenendola
un’efficace
risorsa per una società educante in trasformazione e per una scuola che
cresce
in un mondo digitalizzato.
Il
suo libro è il racconto di un viaggio pedagogico dove
i protagonisti sono studenti, docenti e famiglie che, pur
nell’asimmetria dei
ruoli, sono però convergenti verso un
comune obiettivo: la ricerca del miglior bene del ragazzo che “a scuola cresce, diventa uomo, apre i suoi occhi
al vero e scopre la dimensione dei valori”.
Come
un entusiasta viaggiatore, Luca Toselli
ricostruisce le tappe del suo percorso di docente che ha praticato con
convinzione e con piacere la DaD, ne illustra mezzi e strumenti,
modalità e
regole di svolgimento, ed offre ai colleghi una
guida per superare le possibili problematicità
emergenti.
L’autore
si
dichiara più che convinto che la DaD rappresenti un valido mezzo per
sopperire
anche al bisogno di relazione, di sguardo, di volto, quando il
fisicamente
presente non è possibile, ma solo se
sai come farla. Ed ecco che la tecnologia appare umanizzata e
l’attento
educatore che “sa guardare tutti e
osservare ciascuno” si siede vicino, distanziato virtualmente, ed
entra
nella privacy dei suoi studenti. Sono preziosi i suggerimenti e le
strategie per
tutelare la riservatezza e il proprio spazio, ma anche per imparare ad
aver
cura di una comunicazione efficace che passa attraverso le espressioni
del
viso, da qui la citazione “Mai così distanti, mai così vicini”.
La
lezione non
si esaurisce nell’esposizione del contenuto, ma deve sollecitare
interazione,
motivazione, curiosità, creatività
Tre
le proposte
di formazione per la DaD oltre gli aspetti tecnologici, occorre curare
quelli
relativi alla pedagogia della domanda. L’insegnamento
non può essere limitato alla trasmissione del “già pensato”,
ma sollecita ad “imparare a pensare” e quindi la “lezione va pensata” per gli alunni preparata
anche nella dimensione delle
domande, che non sono “interrogazioni”.
“L’arte
di
interrogare, afferma Dewey è l’arte di guidare l’apprendimento, il cui
funzionamento non è stabilito da regole fisse e rigide” e per cui il
coinvolgimento diretto e la partecipazione attiva e dinamica sono
indispensabili alla formazione del pensiero critico degli studenti, che
vivono
in un presente estremamente “social”.
Come
la scuola
per i greci era ozio, riposo, gioco (scholè) così la DaD potrà assumere anche
la dimensione di dialogo, sperimentazione e “divertimento”, termine che
richiama il “divertire” dal latino de-verto,
che letteralmente significa cambiare strada per intraprenderne una
nuova. È
un verbo di movimento, perché bisogna avere il coraggio di abbandonare
la
propria postazione per dirigersi in un luogo nuovo (M. Balzano,
2019).
DIDATTICA
A DISTANZA…. RAVVICINATA e DAI BALCONI
Lodevole
l’esperienza del Maestro elementare
Tonino
Stornaiuolo, il quale è andato nei Quartieri Spagnoli di Napoli portando la lezione direttamente
sotto i balconi dei suoi allievi, che non potevano andare a scuola a seguito dell’ordinanza di chiusura
delle scuole fino al
30 ottobre.
La
presenza del Maestro nel quartiere è stata una bella testimonianza di
attenzione e di sensibilità pedagogica nei confronti dei suoi alunni,
dimostrando
che le difficoltà si possano superare “insieme” Tonino Stornaiuolo ha
scritto su
Facebook - “La bellezza di vedere i bambini felici, di narrare con
e per
loro...nelle strade, nei vicoli dai balconi... L'emozione e la
gratitudine dei
genitori era incontrollabile, ma sono io che ringrazio loro. Abbiamo
letto
Rodari con la gente che si affacciava dai palazzi e dai bassi...
Eravamo
distanziati, mascherati, pochi e nella più totale sicurezza... Sono
frastornato
dalle emozioni e dagli occhi dei bambini dietro le mascherine…".
Ecco
la testimonianza
del ruolo socio-educativo della professione docente, a servizio della
Comunità,
in una scuola, “finestra aperta sul mondo”.
VERSO
UN CODICE ETICO
La
didattica a
distanza scrive Luca Toselli è “un’auspicabile alleata della didattica
in presenza”.
è un
viaggio di
responsabilità che intreccia conoscenze, strategie didattiche
poliedriche e intenzionale
relazione educativa.
E’
necessario
vitalizzare un tacito e condiviso codice
etico che guida il duplice esercizio professionale di docente e di
educatore,
di istruttore e di formatore.
Perché
si realizzi il principio costituzionale della “scuola di tutti e
per ciascuno” è necessario che il docente, anche attraverso la
telecamera
sappia “guardare tutti ed osservare
ciascuno” perché insieme si possa
“star bene e crescere bene”.
Il
desiderio di
creare condizioni di benessere negli alunni ha sempre prevalso, in
attesa che
le istituzioni abbiano consapevolezza che la scuola è il cuore pulsante
di un
Paese e che non può essere strumentalizzata o, togliendole la “c”,
trattata
come “suola”.
È
naturale provare
scoraggiamento, delusione, quasi sconfitta, dopo i tanti sforzi messi
in atto
in questi mesi per garantire un servizio scolastico adeguato, ma non
dobbiamo
dare spazio alla rassegnazione e, indipendentemente da opinioni e
ideologie
personali, va ribadito con forza che la priorità assoluta, in questa
fase
altamente critica, sono i giovani studenti, il nostro e
il loro futuro.
A
professionisti della scuola che “credono
in ciò che fanno” spetta il compito di occuparsi di loro al meglio
possibile.
Se
DaD dovrà
essere, è bene provarci con un sorriso, con la voglia di sperimentare
il nuovo,
con il desiderio di farsi domande, con la curiosità della scoperta ma,
soprattutto con l’intento di non lasciare
indietro nessuno dei nostri
alunni.
Quello
che stiamo vivendo nella scuola è un tempo
nuovo, da non
vivere come un rimedio contingenziale, bensì come pratica
pedagogica, risultato di ricerca, di formazione e di studio.
Per
poterla fare
occorre acquisire anche una certa abilità, che, esercitata con impegno
e
passione educativa, diventerà competenza.
È
necessario
provare, mettersi in gioco, pur con la speranza che il vociare degli
alunni, i
corridoi delle scuole brulicanti di vita, tornino presto a essere una realtà che sapremo affrontare … con un
bagaglio di conoscenza, di esperienza, di abilità in più e… “senza
perdere nessun alunno, nemmeno uno”.
Giuseppe
Adernò
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