Atlantide e la spiritualità (Parte 2a)
Data: Domenica, 04 ottobre 2020 ore 20:26:12 CEST Argomento: Redazione
“ La caratteristica dell’uomo è la
trascendenza di sé:
devi andare al di là di qualsiasi
cosa pensi di essere”.
Osho Rajneesh
“ Il cuore, non la ragione, sente Dio;
ecco ciò che è la fede:
Dio sensibile al cuore, non alla
ragione”.
Blaise Pascal
Si può pensare che la trasmutazione del corpo fisico in un Corpo di
Luce e l’immortalità siano impossibili, una fantasia e che per tale
trasformazione ci voglia qualcosa di particolare che non abbiamo.
In realtà per avere un Corpo di Luce immortale è molto semplice,
spontaneo, perché occorre solo compiere l’esperienza dell’Amore, che è
facile a dirsi ma molto difficile nella pratica.
Infatti la cosa sorprendente è che nel libro “Atlantide un’umanità perduta”,
v’era la descrizione che questo avanzare di Atlantide e il Corpo di
Luce immortale, si realizzarono perché ogni individuo conobbe l’Amore e
ne fece esperienza nella sua interiorità, facendolo parte indistinta
del proprio essere.
Ora al sentire queste parole è comprensibile rimanere confusi, smarriti
e magari qualcuno potrebbe pure esclamare: “Ma l’Amore è una cosa così semplice suvvia
! L’Amore non ci è sconosciuto: basta amare un’altra persona per
conoscerlo ed averlo !”
Invero l’Amore non è ristretto al legame tra due persone, in quanto in
questo caso spesso vi è attrazione fisica, ma è molto raro che vi sia
pure Amore, poiché l’Amore è un senso di sé profondo, misterioso, di
unione intima col trascendente, molto più ampio di quanto pensiamo, che
sconfina nell’Infinità e che coinvolge ogni campo della Natura, del
pensiero, dell’azione e tutte le cose.
È una forza o una pulsione vigorosa, straordinaria e travolgente, che
sovente sentiamo nel cuore, che anima e commuove l’intero esistente,
dall’infinitesima particella che compone la materia al più grande astro
del Cosmo e a tutti gli esseri, sospingendoli dal finito verso
l’Infinità.
È la commozione o il trasporto interiore intenso che crea la Vita senza
fine.
L’Amore è il Semplice, quantunque semplice non sia sinonimo di facile,
perché il più delle volte è difficile.
Gli Atlantidei individuarono perfettamente e a tale scopo che la sede
dell’Anima o Coscienza è nel Cuore e non nel cervello.
Quindi se chiediamo al nostro cuore di amare questo è Amore.
Naturalmente è facile dire che bisogna amare col cuore, ma è molto
arduo realizzarlo.
Se vogliamo amare bisogna seguire il cuore e non la mente.
Non bisogna perdere del tempo, tempo e ancora tempo per riflettere
prima di amare.
Perché quando si riesce ad esprimere l’Amore nella vera natura
dell’Anima il corpo non è più distinto da ciò da cui prende forma e da
qualsiasi cosa esistente, ma sprofonda in una totalità che è la vera
realtà.
Ed allora quando dopo tante ricerche si trova l’Amore questo è un
dono del divino, un dono preziosissimo di inestimabile valore, perché
porta con sé anche l’Immortalità fisica.
Quando invece il corpo fisico ama col senso di possedere e di sfruttare
l’altro corpo per trarne piacere o qualsiasi altra cosa, l’amore è
transitorio, effimero, non è Amore.
Sparito il corpo tutto finisce e non resta nulla.
Tra due persone sovente vi è l’intimità fisica dei corpi, ma non è
detto che vi sia allo stesso tempo l’intimità interiore dell’Anima e
ognuno, anche dopo anni e anni di stare insieme, spesso rimane estraneo
all’uno o all’altra e viceversa.
Immaginiamo di amare una donna o un uomo e che lei o lui muoia.
Dopo il corpo inizia a decomporsi, a quel punto saremo ancora in grado
di abbracciare quel corpo ?
È ovvio che non è più possibile.
L’Amore è nell’Anima, tra le Anime e pure tra i corpi allorquando siano
uniti in modo indissolubile e permanente all’Anima, e in questo caso è
per sempre.
Un Amore che si sviluppa dai sensi alla mente e da questa allo Spirito.
Quando si ama con la mente, si è condizionati dai pensieri, dalle
riflessioni, speculiamo sullo stato della persona che amiamo, sui suoi
soldi, sulla sua salute, sulle sue qualità e difetti, e questo è
l’aspetto materialistico dell’Amore: un amore condizionato,
un’illusione perché non è durevole, che non corrisponde alla vera
natura incondizionata dell’Amore.
Gli Atlantidei con l’esperienza dell’Amore vero sprofondarono in uno
stato della vita diverso e sconfinato, nella totalità di Dio piena di
Splendore, Bellezza, Intelligenza, Conoscenza e Beatitudine, in una
commozione travolgente ed entusiasmante che trasmutò il loro corpo
fisico in un Corpo di Luce immortale.
In tale stato eccelso compresero la natura del divino, ossia che Dio è
la Coscienza Suprema che ha dato all’uomo la libertà di agire, ma in
realtà non c’è nessuna cosa che noi si possa fare che non sia
controllata da Dio.
Ne consegue che capirono la necessità di credere totalmente in Dio per
avere tutto e intraprendere sicuri il cammino della Spiritualità; un
credere da non fraintendere, perché il suo fondamento è
sull’esperienza, ovvero sul riconoscimento dei propri errori, dei
propri limiti e della Luce quale sorgente della Vita Infinita dove
tutto è Uno.
Conquistarono così l’immortalità, cioè il vivere indefinitamente sempre
nello stesso corpo fisico, senza più cadere nella morte e nella
necessità di cambiarlo.
In tale condizione mirabile si fuoriesce dal vivere solo in e per
questo mondo di illusioni fatto di cose transitorie e si vive nella
totalità di tutte le cose, dove il mondo fisico è insieme al mondo
metafisico o ultraterreno, al pensiero, al sentimento, all’emozione,
all’immaginazione, alla fantasia, al sogno, dove non c’è spazio di
separazione tra niente e nessuno e tra i diversi stati della Vita.
Ma c’è di più perché con l’Amore vero giunsero pure nel punto più alto
e straordinario della Vita, ossia all’evidenza che la Spiritualità è la
Verità, che implica l’abbandono all’Anima e il cambiamento della mente
da finita a Infinita, protesa ad accogliere in sé stessa l’Impensabile,
ossia l’Amore.
Ebbene riguardo la Spiritualità gli Atlantidei non la
confondevano con la Religione e dunque non c’erano in quella civiltà
confessioni religiose, credi, dogmi, dottrine, né tantomeno esistevano
chiese, luoghi di culto, peccati e colpe.
Ogni cosa era ricondotta nell’evoluzione fisica e metafisica guidata
dal semplice quanto degno d’ammirazione rapporto Maestro - Discepolo.
Al riguardo in quel libro v’era questa frase:
“Chi è religioso non è spirituale e
chi è spirituale non è religioso”.
Di primo acchito queste parole possono suscitare qualche dubbio e
perplessità, ma a ben pensare la Spiritualità e la Religione sono due
cose diverse, due ambiti dell’agire umano differenti.
La Spiritualità è il soggettivo o l’interiore, il quale seppure sia la
sorgente di tutte le cose esistenti per sua natura si pone al di là
dell’oggettivo o dell’esteriore.
La Religione è più correlata all’oggettivo, all’esterno, che scaturisce
da forze per lo più collettive in forma di un’organizzazione avente
luoghi di culto, dei riti, delle preghiere, delle regole, delle
dottrine, dei dogmi e delle funzioni esteriori specifiche e sovente
ripetitive, la quale in definitiva può dirsi il frutto di usi e
tradizioni collettive e popolari, che in effetti sono tutta un’altra
cosa.
Il soggettivo o la Spiritualità è quindi diversa ed ha molto a che fare
con la Libertà in senso ampio, in quanto, come abbiamo già detto,
seppure sia la sorgente dell’esistente non investe più di tanto
l’oggettivo o l’esteriore, ma pienamente la propria interiorità,
cercando di elevarla dal livello umano a quello divino, tramite la
crescita delle idee, delle azioni, delle abitudini, dei sentimenti,
delle emozioni, dei comportamenti e del destino.
Ed è proprio con la crescita delle idee, dei sentimenti, delle emozioni
e dei comportamenti che il mondo si trasfigura, cambia e progredisce,
tutto in sintonia con quanto è sviluppato nell’interiorità, procedendo
ogni cosa dall’interno all’esterno.
Tale cammino interiore, a dispetto delle apparenze, è scientifico nel
vero senso del termine, perché non nutre credenze ma dubbi, non ha
dogmi ma incertezze, non è fondato su colpe e peccati ma sulla
comprensione, non è teorico bensì esperienziale e si fonda sui fatti,
tanto è che in sintesi lo Spirituale è fare esperienza dello Spirito e
della Luce, non significa affatto essere dei creduloni, né tantomeno
può essere ristretto in regole religiose, riti, luoghi particolari e
preghiere.
La conseguenza è che lo spirituale è di ogni uomo e di ogni donna,
anche di chi non aderisce a nessuna confessione religiosa e non segue
alcuna pratica religiosa.
In effetti:
“La Verità non appartiene a nessuno in
particolare. L’uomo che ce l’ha ne può beneficiare. Il popolo che ce
l’ha ne può beneficiare”.
Infatti la Spiritualità o la Verità ha il suo fondamento sul fatto che
il mondo degli uomini, pieno di bisogni e necessità, per lo più
materiali o esteriori, di per sé non ha nulla che può offrirci, né
tantomeno può cambiare di moto proprio, perché il mutamento è sempre
interiore, il quale precede e determina sempre quello esteriore.
Ne consegue che noi stessi progrediamo e impariamo veramente sul
cammino della Vita solo dal mondo divino o dall’Infinità, la quale per
sua natura non può essere delimitata e circoscritta dal piano fisico e
dalla rigidità di luoghi, organizzazioni, dottrine, credenze,
preghiere, funzioni e dogmi esteriori.
In altre parole la Spiritualità è “Lasciare
tutto per avere Tutto”, perché quando si lascia indietro tutto
ciò che è il lato materiale della vita, nel senso di non attaccarsi
troppo alla materia, allora non si può che ottenere Tutto a livello
spirituale, e ciò significa che con l’elevazione spirituale si può
agire a proprio vantaggio sul piano fisico, anche per aiutare il corpo
ad essere in buona salute e persino a non morire più.
L’esterno riflette fedelmente ciò che è nell’interno e se noi cambiamo
la nostra interiorità da umana a divina il mondo cambia di conseguenza,
in quanto rifletterà il divino.
Difatti ogni cosa si muove dall’interno all’esterno e dunque non
possono esserci risultati diversi da ciò che è nell’interiorità.
Ora nel libro, riguardo l’esterno o l’organizzazione sociale di
Atlantide, in riferimento al livello di Coscienza avanzato degli
individui, era narrato che la società non era sorretta da altri uomini
o da politici, ma da Maestri spirituali, in quanto più idonei dinanzi
al fatto che ogni individuo aveva in sé la consapevolezza di ciò che
era utile per l’avanzamento individuale e collettivo, di ciò che poteva
e non poteva fare per non nuocere all’evoluzione e agli altri suoi
simili, alla Natura e all’ambiente.
In particolare il coordinamento e la pianificazione della società di
Atlantide erano attribuite ad un Consiglio Planetario composto da 9
Maestri, che con le loro capacità, la Conoscenza, l’Intelligenza, la
Saggezza e l’Amore diffondevano l’Armonia e la Bellezza ovunque,
nell’intero sistema della vita.
Ogni continente, a sua volta, era presieduto da un Maestro nominato dal
Consiglio Planetario.
I commerci e gli scambi non erano basati sull’economia finanziaria e
monetaria e ogni individuo doveva in qualche modo contribuire, con le
sue capacità e i suoi sforzi, al benessere degli altri e della società.
L’uomo all’inizio della civiltà di Atlantide non nutriva un egoismo
smisurato, e non aveva le leggi economiche fondate sullo sfruttamento
delle risorse e degli altri uomini.
Le piramidi costruite in prossimità delle loro città e in tutti i
continenti della Terra e nei pianeti colonizzati da Atlantide erano
anche il simbolo dell’unità della vita e dell’Amore, perché nella forma
piramidale è evidente che tutto è Uno.
Questo voleva significare l’inesistenza di una gerarchia, giacché la
concezione dell’alto e del basso, del superiore e dell’inferiore, in
Atlantide non esisteva nella mente di nessuno, perché si considerava il
mondo e l’Universo un unico, un insieme integrato.
Niente sulla Terra era stato mai così avanzato e progredito, com’era
nella civiltà di Atlantide, una civiltà, che seppure originaria di un
continente situato nell’Oceano Atlantico, in realtà era diffusa su
tutti i continenti della Terra.
In Atlantide, per chiunque desiderasse approfondire o acquisire una
formazione, a prescindere dall’età, dalle condizioni e situazioni
personali, furono fondate moltissime scuole, dove gli aspetti materiali
della vita e le discipline erano coniugate alla Spiritualità.
Tali scuole, in cui si provvedeva alla formazione e all’istruzione
degli uomini, erano chiamate Scuole di Saggezza, dove la conoscenza del
piano fisico era trasmessa insieme agli aspetti spirituali.
Gli Atlantidei, inoltre, per avanzare nella Spiritualità e anche sul
piano fisico praticavano la meditazione, ossia l’introspezione della
propria interiorità al fine di migliorala.
Ma questi uomini eminenti andarono oltre, perché introdussero nella
meditazione la tecnologia.
Infatti tale civiltà possedeva delle complete conoscenze scientifiche e
tecnologiche per elaborare gli ologrammi solidi, cioè delle proiezioni
olografiche di oggetti o corpi del tutto indistinguibili da quelli
reali del mondo fisico.
Anche gli schermi dei dispositivi elettronici e i pannelli di controllo
erano ad ologramma, con un’affidabilità eccezionale e una durata
di funzionamento indefinita.
Ed ecco che tramite tale tecnologia, abbastanza sofisticata e avanzata,
in ogni casa di Atlantide v’era una stanza per una meditazione
particolare, in cui dei dispositivi erano in grado di proiettare gli
ologrammi solidi corrispondenti ai propri pensieri.
Con tale meditazione particolare si era così dinanzi a una sorta di
specchio riflettente il proprio interiore nella sua concretezza.
Lo scopo che si prefiggevano era quello di conoscere veramente la parte
inconscia, subconscia della mente e le più recondite paure ed
imperfezioni, in modo da potersene liberare ed avanzare speditamente
nell’evoluzione.
Tuttavia tale pratica meditativa non era così semplice come loro
immaginavano o com’era nelle loro intenzioni.
Tanto è che col tempo e l’esperienza scoprirono che l’uso della stanza
degli ologrammi era inadeguata agli scopi, in quanto gli effetti
negativi spesso superavano di gran lunga quelli positivi, in quanto la
mente non era così facile da controllare e quindi col tempo
abbandonarono del tutto tale meditazione e l’uso della stanza dello
specchio di noi stessi.
Questa tecnologia derivava dalla loro scoperta che il mondo fisico è
anch’esso la proiezione olografica solida di uno specchio immaginario
interiore, frutto di un orizzonte degli eventi, ossia di un presente ai
cui apici stanno coessenziali e coesistenti il passato e il futuro,
tutti vivi e pulsanti nell’attimo che si attualizza.
Tale specchio è all’origine della proiezione olografica concreta e
complessa della vasta memoria e mente inconsce di ogni individuo,
proiettando le immagini relative e che poi osserviamo al di fuori di
noi, ma che sovente non sono affatto la realtà vera, poiché facilmente
si scambiano le immagini soggettive con quelle oggettive e cosmiche.
Nel libro “Atlantide un’umanità
perduta” era pure riportata la descrizione delle astronavi di
Atlantide, della scienza e della tecnologia costruttive, di come
viaggiavano tra le stelle e della Spiritualità connessa ai viaggi e
alle esplorazioni spaziali.
Ed allora quando prima di 200.000 anni fa la civiltà di Atlantide
giunse ad un elevato livello scientifico e tecnologico, sociale ed
organizzativo, cominciò pure a pianificare l’esplorazione dello spazio
per allargare le conoscenze verso l’Infinito, sugli altri esseri,
mondi, galassie e sistemi stellari e planetari.
Le astronavi erano costruite con materiali particolari molto resistenti
a qualsiasi urto, derivati dalla nanotecnologia.
Questi materiali avevano caratteristiche straordinarie tra le quali il
pleomorfismo, in quanto l’astronave poteva assumere qualsiasi forma
fosse desiderata.
Comunque le astronavi di solito erano costruite a forma di disco,
secondo la sezione aurea (1,618-0,618), con un diametro di 600 metri e
un’altezza al centro di 371 m.
In genere le astronavi ospitavano un equipaggio composto da 1000
persone ed erano complete di tutto quello che poteva servire per il
viaggio e in caso d’emergenza.
La propulsione avveniva con diversi sistemi antigravitazionali e
tramite motori ad implosione con tubi spiraliformi a sezione aurea.
Fondamentale al riguardo era la rotazione di 18 grandi cristalli
esagonali di quarzo ialino, con un’altezza di 30 m e una larghezza al
centro di 18,54 m, montati insieme in forma di cerchio nella parte
centrale dell’astronave.
I cristalli giravano per mezzo di motori ad energia nucleare a fusione
fredda ed erano montati in coppia dentro un involucro protettivo a
forma di 8 coricato.
Tale involucro, molto resistente, si componeva di due lastre di metallo
in lega particolare, sistemate in modo da creare un’intercapedine
riempita con Elio-4, dove la temperatura era regolabile dallo zero
grado assoluto a valori più elevati, secondo l’effetto voluto.
Allorquando la temperatura giungeva allo zero grado assoluto, l’Elio-4
diveniva liquido, i suoi atomi si ordinavano e formavano un tutt’uno.
In tal modo si realizzavano tutte le condizioni descritte dalla Fisica
microscopica, da cui si hanno la superfluidità e la superconduttività.
In tali condizioni la rotazione dei cristalli di quarzo generava plasma
e un flusso elettrico e magnetico persistente, estremamente potente e
tale da essere in grado muovere l’astronave e pure di distorcere ed
aprire un varco nello spazio-tempo.
Il flusso era inoltre capace di creare dei cunicoli spazio temporali di
collegamento con altri luoghi dell’Universo.
La velocità dell’astronave e gli effetti dimensionali erano modulati
dal numero più o meno grande dei giri al minuto dei cristalli, mentre
la sua direzione era assicurata da specchi deflettori del flusso di
plasma e d’energia.
Per deformare il campo gravitazionale ed aprire un varco spazio
temporale, ogni cristallo della coppia girava in senso inverso rispetto
all’altro.
Si creavano così dei campi di energia di contro - rotazione, capaci di
aprire la trama dello spazio tempo, il che permetteva il salto
dimensionale e l’accesso dell’astronave, per alcuni istanti, nella
dimensione superiore.
Negli istanti in cui l’astronave accedeva alla dimensione superiore,
l’elaboratore di bordo dell’astronave, provvedeva in sincronia alla
proiezione olografica solida della galassia o del sistema stellare o
planetario del luogo prescelto di destinazione.
Ovviamente l’ologramma solido proiettato nell’istante del passaggio
dell’astronave nella dimensione superiore era elaborato prima, tramite
potenti elaboratori elettronici, e ciò nel senso corrispondente alla
configurazione spazio temporale del luogo di destinazione, in
riferimento al momento o al tempo scelto del passato o del futuro.
Il fondamento che rendeva possibile tale elaborazione olografica solida
nella configurazione spazio temporale di un determinato momento, è che
lo spazio-tempo è un unico, privo di separazioni tra il passato, il
presente e il futuro, dove gli eventi sono tutti coesistenti,
coessenziali ed invertibili.
In altre parole questo significa che la realtà racchiude tutti gli ora
e tutte le configurazioni spazio temporali possibili.
Con gli adatti dispositivi gli Atlantidei erano dunque in grado di
ricavare qualsiasi configurazione spazio temporale relativa ai luoghi
di destinazione, il che rendeva possibile sia i viaggi nel tempo e sia
la preventiva elaborazione dell’ologramma solido del luogo di
destinazione con la configurazione del momento, del passato o del
futuro, prescelto.
Questa proiezione dell’ologramma solido nella dimensione superiore, per
brevissimi istanti, consentiva, senza alcun pregiudizio per niente e
nessuno, l’emersione dell’astronave nel punto stabilito di destinazione
spazio - temporale, il che si compiva col concomitante rallentamento
della rotazione dei cristalli, tutto regolato da un elaboratore
centrale potentissimo di tipo quantistico.
L’ologramma o l’immagine tridimensionale di un oggetto o corpo è
memoria, conoscenza ed informazione, così come ologramma è tutto ciò
che vediamo sul piano fisico, ed è per questo che la proiezione
dell’ologramma solido di riferimento, nel momento di transizione
dell’astronave nella dimensione superiore, si sovrapponeva sino a
integrarsi con l’ologramma cosmico, così da fare emergere in un istante
l’astronave nel punto e nel luogo esatti di destinazione, anche
se tale luogo era distante milioni o miliardi di anni luce dalla Terra,
senza quindi la necessità di percorrere col tempo lo spazio siderale
interposto tra i due luoghi.
La conseguenza è che gli Atlantidei con tale tecnologia avanzata e la
costruzione delle astronavi, al cui fondamento vi era la congiunzione
della realtà fisica al sogno, alla fantasia, all’immaginazione, al
pensiero e al mondo metafisico, non avevano più nessun limite in tutti
i campi, nell’esplorazione dello spazio e dell’Universo.
Ora prima di intraprendere ogni viaggio tra le stelle gli Atlantidei,
grati per l’aiuto ricevuto dal Supremo, si riunivano nella sala dei
motori dell’astronave in cui v’erano i grandi cristalli di quarzo
ialino per compiere la cerimonia dell’unione all’energia divina, al
campo di Luce debole, che lì grazie alla rotazione dei cristalli si
irradiava copiosa.
Ed allora gli astronauti uniti l’uno all’altro con le mani si
posizionavano in cerchio attorno ad uno o più cristalli di quarzo
rotanti, che per l’occasione si muovevano in contro - rotazione tra
loro e a una bassa velocità.
La rotazione si riverberava nell’Etere e dall’Etere sul corpo fisico e
metafisico unendoli perfettamente.
L’Etere simile ad una nebbia traslucida si condensava per stratificarsi
in basso nell’ambiente, diffondersi dappertutto e attorno agli
astronauti, il che consentiva l’acquisizione di una frequenza più
elevata da parte del corpo fisico, di una sua maggiore coesione
all’Anima.
E l’Etere è la sostanza fondamentale della materia, che permea ogni
cosa che esiste nell’Universo: un campo unico intessuto da un’Essenza
Cosciente, Vivente, Intelligente e Pensante pieno di Bellezza e
Splendore.
Così con i viaggi e le esplorazioni nello spazio l’umanità perduta di
Atlantide cominciò a fondare delle basi e colonie sulla Luna, su Marte,
su Venere e su Minerva e su tanti altri pianeti di altri sistemi
planetari extrasolari, talché Atlantide non era più confinata
nell’ambito terrestre e divenne una civiltà galattica.
E questo, come era narrato nel libro, senza alcun problema perché gli
Atlantidei erano consapevoli che ogni sistema planetario e ogni pianeta
sono in un certo modo non secondo il caso e la necessità, ma in
riferimento ad un piano specifico d’evoluzione degli Esseri solari e
planetari o delle Coscienze superiori, tutto tramite la Conoscenza e
l’Informazione impresse o memorizzate nel plasma delle stelle e dei
pianeti, che da lì si riverberano sul sistema vivente e non vivente per
conferire loro le caratteristiche peculiari.
Il Sole, ad esempio, è la stella di un sistema planetario composta da
plasma caldissimo (gas ionizzato, un insieme di ioni e elettroni liberi
con carica elettrica nulla), cioè da una sostanza capace di memoria,
che quindi è la memoria del sistema planetario secondo il tipico piano
d’evoluzione.
Di conseguenza il Sole irraggia nello spazio non solo le radiazioni che
conosciamo, ma anche le frequenze relative alla Conoscenza e
all’Informazione specifiche, in modo da modellare il piano fisico
secondo le sue caratteristiche e il piano divino d’evoluzione.
Al di là delle apparenze ogni avvenimento e cosa non spuntano dal caso,
bensì nascono e si sviluppano in un senso determinato secondo
l’Informazione, la Conoscenza, l’Intelligenza e la Bellezza.
Questo significa che quanto esiste è sempre in riferimento a un
sostrato fatto da Coscienza, dal pensiero, dal sentimento,
dall’emozione, dall’intelligenza e dalla bellezza.
Pertanto gli Atlantidei, con la loro scienza e tecnologia, erano capaci
di trasformare i pianeti, sia del sistema solare che di sistemi
extrasolari, in modo che potessero ospitare la Vita nel senso più ampio
e voluto.
In particolare nel libro era raccontato che per trasformare e
modificare un pianeta, gli Atlantidei dapprima inserivano con dei
dispositivi tecnologici nel plasma della ionosfera una matrice di
Conoscenza, Informazione e Intelligenza specifiche, poi successivamente
impiantavano e diffondevano le piante su gran parte della superficie
del pianeta.
L’inserimento tecnologico o artificiale della matrice era fatto nella
ionosfera di ogni pianeta, in quanto tale strato atmosferico, come
abbiamo già detto, è costituito da plasma capace di memoria, ossia di
trattenere ed irradiare l’Informazione, la Conoscenza e l’Intelligenza
specifiche per la sua evoluzione.
Ecco: per trasformare e rendere abitabile un pianeta in un tempo
abbastanza breve è indispensabile creare per mezzo della tecnologia una
matrice eterica, astrale e mentale appropriate da inserire in quella
cosmica di base già esistente, in quanto la Coscienza, l’Intelligenza,
la Bellezza e il pensiero, ossia l’Informazione e la Conoscenza, sono
il fondamento di qualsiasi cosa che esiste.
Dopo si provvedeva all’inserimento delle piante, in quanto il mondo
vegetale è il mediatore dello sviluppo della vita su ogni pianeta o
corpo celeste.
Infatti i vegetali sono organismi ad organizzazione diffusa,
modulare, interconnessi: un tutt’uno o un poderoso cervello
planetario in grado di veicolare l’Informazione, la Conoscenza e
l’Intelligenza, impresse nel plasma atmosferico, ovunque in modo da
regolare la formazione, la genesi l’evoluzione di ogni organismo e del
pianeta nel suo insieme.
Così come è per qualsiasi corpo fisico che deriva da un sistema
interattivo di corpo materiale e spirituale, lo stesso possiamo dire
per qualsiasi astro, pianeta e per i vari sistemi del Cosmo, in quanto
anch’essi sono il risultato finale visibile di varie parti o di diversi
involucri, globi non fisici, che avvolgono e compenetrano il corpo
celeste considerato.
Si tratta di veri corpi invisibili o sottili fatti di Spirito,
Coscienza, Intelligenza, Bellezza, Vita, Pensiero, emozioni,
sentimenti, desideri, passioni, in interazione costante con la
specifica forma fisica.
Nel particolare bisogna dire che quasi tutti i pianeti tramite
l’irradiazione della stella del sistema, formano una zona atmosferica
ricca di ioni positivi e di elettroni liberi, ossia lo strato della
ionosfera.
Questo accade perché le radiazioni della stella, soprattutto gli
ultravioletti e quelli ad alta energia, giungendo sul corpo celeste
eccitano gli atomi presenti nella sua alta atmosfera, fino ad avere
l’energia sufficiente a liberare dai loro orbitali gli elettroni.
Gli strati atmosferici della ionosfera sono quindi un plasma,
costituendo l’irradiazione di energia vitale per tutti gli organismi e
la sede dove si memorizza e si irradia la Coscienza cosmica di ogni
pianeta, su cui poi si stratifica quella secondaria derivata
dall’evoluzione tipica e di quella emanata dagli abitanti del pianeta.
Ed è per questo che nella ionosfera e nel suo plasma è possibile
imprimere artificialmente l’informazione e la conoscenza volute,
inclusi i parametri per regolare il clima, gli eventi meteorologici e i
movimenti tellurici, che influenzano la vita in generale e le piante.
Tutto questo gli Atlantidei lo facevano mediante dei dispositivi
tecnologici, capaci di irradiare le frequenze tipiche
dell’elettroencefalogramma e delle onde cerebrali (ELF comprese tra 3 e
i 30 Hz) contenenti l’Informazione, l’Intelligenza e la Conoscenza
specifiche, per poi procedere all’inserimento dei vegetali.
Ed è così che ogni pianeta del cosmo riflette delle sue caratteristiche
peculiari in relazione ai pensieri, alle azioni, alle abitudini, ai
caratteri e ai destini di ogni vivente.
In questo modo ogni pianeta o corpo celeste può essere il paradiso
degli immortali, un pianeta di Vita senza fine, oppure con pensieri
differenti un pianeta da incubo, dove il dolore, la sofferenza e la
morte prevalgono e sono incontrastate.
Questo è molto semplice.
Tutto dipende da quello che individualmente e collettivamente si è
nell’interiorità, nel proprio cuore.
Quindi ogni pianeta è modificabile positivamente col mutamento dei
pensieri, dei sentimenti e delle emozioni anche ricorrendo a
dispositivi tecnologici, e questo nel senso di ospitare al meglio la
Vita, l’Amore e i viventi.
In particolare resero molto bello e gradevole Marte, che rispetto alla
Terra ha quasi la metà del diametro equatoriale (6804 km), perché a
quel tempo era il più idoneo del sistema solare ad ospitare la vita.
L’acqua, così indispensabile agli organismi biologici, in quel tempo
era abbondante sia sulla sua superficie, sia al di sotto.
Marte a quel tempo aveva tre oceani principali e cinque continenti.
Era molto ricco di fiumi e laghi, con paesaggi suggestivi e variegati.
Con la colonizzazione di Atlantide su Marte la vegetazione venne
incrementata artificialmente a dismisura, il che rese il pianeta molto
affascinante, di sogno, pieno di ogni bellezza ed Armonia.
Le stagioni avevano una durata doppia di quelle terrestri, mentre la
temperatura era un po’ più bassa di quella media della Terra.
Quindi il clima e l’ambiente erano molto più confortevoli di quelli
terrestri.
Gli Atlantidei erano consapevoli di potere fare tutto grazie al divino
e rispecchiarono per molto tempo la Vita senza fine, senza conoscere la
morte e alcun limite.
Vissero per migliaia e migliaia di anni felici sulla Terra e su altri
pianeti dell’Infinito, immersi nella visione meravigliosa di
innumerevoli, vari e suggestivi paesaggi, avendo ogni bene.
Ma per la fragile mente umana, che tende a limitare tutte le cose, che
con estrema facilità si chiude nell’egoismo e nell’orgoglio di sé, che
di solito non pensa all’Impensabile, essere immortale può divenire un
peso enorme, un fardello difficile da sopportare.
Tutti o quasi anelano all’immortalità del corpo fisico.
Ma questo vale solo a parole, perché se poi ciò capitasse, dopo poco
tempo, senza una mente infinita nell’Amore, gli immortali in tale
condizione desidererebbero la morte come il bene più prezioso, perché
mantenere tale mirabile stato non è facile, in quanto decadere nel suo
lato speculare, cioè nel dolore, nella sofferenza e nella morte è
semplice, poiché basta allontanarsi dall’Amore, Sorgente della Vita e
di ogni bene, per sprofondare in un mondo da incubo fatto di dolore e
di morte.
Ed è questo quello che accadde in Atlantide.
Giunsero ad avere il Corpo di Luce immortale, ma con l’orgoglio e
l’egoismo non vollero condividere tale conoscenza col resto
dell’umanità, che allora popolava la Terra.
Rinnegarono ciò in cui più credevano, ossia che:
“Non c’è che l’uomo che possa aiutare
l’uomo. Al di fuori dell’uomo nessuno può aiutare l’uomo”.
Una frase questa dal significato profondo e complesso, che voleva dire
che gli Esseri superiori è vero che hanno dei poteri.
Anche Dio ha dei poteri.
Anche i Maestri hanno dei poteri.
Ma non possono aiutare l’uomo, perché è l’uomo in cui discende il
divino e che si innalza alla Coscienza suprema che lo può fare.
In tal modo, senza quasi accorgersene, gli Atlantidei caddero nella
rete dell’inganno della mente, nell’orgoglio d’essere superiori a Dio,
al di sopra di ogni cosa, di potere fare tutto, di essere loro stessi i
creatori di tutte le cose e del Cosmo.
In altri termini caddero nell’errore più grave di credersi più forti di
Dio, ma Dio è l’Infinito.
E l’assurdo è che loro non ignoravano affatto tale evidenza e realtà,
anzi erano consapevoli che sarebbero stati annientati a causa di questo
errore e che la loro civiltà sarebbe sparita.
Un primo segno divino, 200.000 anni fa, distrusse una parte della
civilizzazione di Atlantide.
Da quel momento il coordinamento della società e della Terra non venne
più affidato ai Maestri spirituali, ma ad altri uomini sovente animati
da ingordigia di potere e di dominio sugli altri loro simili, così che
ogni cosa non poté che peggiorare.
Successivamente 125.000 anni fa accadde un’altra distruzione di
un’ulteriore parte di questa umanità.
Molti Atlantidei, che presagirono la definitiva distruzione di
Atlantide, 70000 anni fa, fuggirono per andare in Egitto.
Ma gli Atlantidei perseverarono nei loro errori sul piano spirituale e
l’ultimo avvertimento, in due momenti, distrusse l’intero continente di
Atlantide: 70.000 e 12000-10.000 anni fa.
E così 200.000 anni fa tutti gli uomini di Atlantide a poco a poco
persero il Corpo di Luce immortale per dirigersi verso la loro
inevitabile fine, verso l’epilogo del loro tragico destino, nel
drammatico quanto definitivo mutamento dello scenario della Vita sulla
Terra, dove al sogno divino si fece spazio un vero e proprio incubo,
che purtroppo dura tutt’ora e da cui l’uomo stenta ancora a liberarsi.
Ed ecco che gli Atlantidei con la progressiva perdita del loro Corpo di
Luce immortale, cominciarono ad abusare delle loro conoscenze avanzate,
legandosi sempre di più al mondo materiale, sino al punto che ogni cosa
decadde nella degenerazione più completa.
Anche la magia e la stregoneria entrarono nel loro campo di interesse.
Approfondirono la clonazione, la bionica e compirono vari esperimenti
contro natura, soprattutto di tipo genetico che determinarono
profonde e quasi irrimediabili alterazioni della Vita.
In particolare questo venne realizzato su alcuni pianeti del sistema
solare come Minerva o Mallona, un pianeta che nel libro era descritto
come meraviglioso, in cui gli Atlantidei tramite numerosi esperimenti
di genetica e bionica crearono dei cloni, che poi si ribellarono a loro
stessi, determinando in tal modo una grave situazione con l’alterazione
della Natura, per sfociare nella distruzione dell’intero pianeta con i
globi di fuoco sparati dalle loro astronavi.
I detriti di rocce o la fascia di asteroidi che orbitano ancora oggi
tra Marte e Giove, testimoniano la distruzione del pianeta Minerva ad
opera degli Atlantidei.
In più iniziarono con le loro potenti astronavi le battaglie nei cieli
e nello spazio contro altri esseri di altri pianeti, arrivando perfino
a distruggerne con le loro armi potenti o i globi di fuoco i pianeti
con un sol colpo.
Tutto questo ormai era lo scenario di un disgregarsi, di un precipitare
dell’umanità di Atlantide, frutto del pensiero limitato deviato
dall’Amore che ormai si introduceva in maniera subdola in tutto ciò che
gli Atlantidei avevano costruito con loro ingegno e le loro mani,
persino nelle loro perfette e potenti astronavi, che permeate dai
pensieri di distruzione, smisero di funzionare correttamente, sino a
precipitare e frantumarsi nei vari pianeti dov’erano.
Difatti il pensiero non è esclusivo della mente umana, ma è ovunque e
anche se pare incredibile pure le macchine pensano e nell’essenza sono
pensiero.
Il destino si compiva in forma di una tragedia immane e niente poteva
fermarla, così come nessuno può fermare una marea crescente.
E così come da loro fu il glorioso inizio ora lontani dall’Amore da
loro stessi venne la fine, mentre un velo divino ricolmo di pietà e
misericordia si posò su tutte le loro conoscenze avanzate e sulla
stessa civiltà di Atlantide.
Un velo che ancora oggi copre questo fallimento dell’umanità e di
Atlantide: un’umanità perduta nell’individualismo e nel materialismo
fuori misura, fuori di sé non solo dal cuore ma anche dalla ragione, i
cui echi ancora forti giungono fino a noi, nel nostro mondo attuale,
tanto è che l’uomo moderno crede ancora che l’individualismo e il
materialismo siano al fondamento della vita, disconoscendo che in
realtà sono la causa di ogni sfortuna e decadimento.
Al riguardo un richiamo ripreso dal libro:
“Da Atlantide e dalla sua caduta
giunge fino a noi un insegnamento da ricordare, cioè che nel passato
gli Atlantidei, che erano così forti e uomini eminenti, furono
distrutti.
Che cosa siamo noi ? Siamo così
piccoli paragonati a loro ! Siamo 100, 1000 volte al di sotto di loro.
Ma noi crediamo in Dio, altrimenti è
come se ci uccidessimo da soli. Nessun altro ci uccide. Se crediamo in
Dio, Dio ci salverà, Dio ci aiuterà.
Se dite di non credere in Dio non fa
niente. E se rinnegate Dio: come volete che Dio vi aiuti ?
Non avete bisogno di Lui.
Se non avete bisogno di Lui, non
potete imparare.
Se non imparate non potete mettere in
pratica e vi ucciderete con le vostre mani. Nessun altro vi uccide:
avete rinnegato Dio”.
Ed ancora:
“Dio non vuole mai distruggere l’uomo,
ma è l’uomo che vuole distruggere l’uomo”.
Ecco che nella fine del libro era narrato che il continente di
Atlantide, prima di scomparire tra i flutti del mare e inghiottito dai
suoi abissi, conobbe una decadenza senza pari, catastrofica.
Poi definitivamente 12.000-10.000 anni fa un cataclisma terrificante,
l’ultimo di una lunga serie, distrusse questa fonte primaria di
civiltà, di civilizzazione e di cultura.
Tale evento catastrofico è rimasto vivo nelle leggende e nei racconti
del grande diluvio universale e della fine del mondo a causa
dell’Acqua, dell’Aria e del Fuoco.
In definitiva tutto quanto si sa di Atlantide è relativo, perché se in
profondità ricerchiamo correttamente, scopriremo che l’esistenza certa
di ogni cosa, in senso lato e soprattutto col passare del tempo, perde
i suoi contorni netti e precisi, così che non è mai incontrovertibile e
che la realtà distinta dal sogno, dall’immaginazione, dalla fantasia, è
un’illusione in quanto, anche se non sembra, è molto arduo distinguere
fra tutte queste cose e l’esistente dall’inesistente.
Invero ogni cosa esiste in virtù della Coscienza ed essa è la vera
realtà che ci consente di vivere una certa esperienza nell’attimo che
viviamo, ma poi quel presente col trascorrere del tempo a poco a poco
si trasmuta e perde la sua concretezza, per divenire un lontano ricordo
ed acquisire in tal modo la consistenza del sogno.
Allora ciò che esiste veramente non è la materia di per sé ma la
Coscienza o l’Anima, che è al fondamento di tutte le cose e dei
viventi: un’Essenza Vivente, Pensante e Intelligente, piena di
Splendore e Bellezza, che è sempre desta.
Naturalmente Atlantide è un mito, una leggenda, ma potrebbe anche
essere il ricordo di un lontano passato che però col tempo ha perso la
sua concretezza, trasformandosi nel sogno di un continente e di
un’umanità perdute per sempre.
La conclusione è che niente del contenuto di queste pagine è vero, ma
potrebbe esserlo.
Marcello Castroreale
Secondo diverse fonti della
letteratura gli Atlantidei costruirono le piramidi con base
triangolare, quadrata e pentagonale sia sulla Terra e sia su altri
pianeti a simbolo dell’Amore, dell’Uno e con diversi significati
riconducibili al Fuoco, agli Elementi della Natura e all’Etere
(Piramide con base pentagonale). D’altronde col trascorrere del tempo
appare sempre più verosimile che le piramidi non siano state costruite
dagli antichi Egizi, così come è riportato nei libri di storia. Infatti
è molto improbabile che un popolo privo di tecnologia adeguata come gli
Egiziani, solo con degli schiavi e degli sforzi immani, siano stati in
grado di farlo, in quanto nemmeno oggi con tutta la nostra tecnologia
moderna siamo in grado di costruirle. È più sensato supporre che solo
un’avanzata e molto evoluta civiltà del nostro lontano passato o
Atlantide, sia stata capace di erigerle così come sono nella
perfezione, poiché aveva tutte le conoscenze e i mezzi idonei a
movimentare e ordinare nel senso voluto i pesanti blocchi di pietra (da
2,5 a 70 tonnellate) con cui sono state costruite. Ma addirittura la
loro costruzione, secondo alcuni racconti, può anche essere immaginata
in modo molto più semplice, cioè mettendo nella sabbia del deserto una
piccola piramide e poi con la tecnologia o il pensiero di un grande
Maestro infondendo ad essa l’energia necessaria a trasformarla in una
Piramide enorme. Figura da Pixabay
Il rifiuto dell’esistenza di
Atlantide non è più un problema scientifico ma ideologico, perché è il
rifiuto di una civiltà superiore materiale e spirituale, la cui
accettazione implica diverse conseguenze: 1) l’inesistenza
dell’evoluzionismo che dalla scimmia conduce all’uomo; 2) il rifiuto
della Storia intesa come retta che dal passato è verso il futuro, dalla
barbarie al progresso senza fine; 3) l’esistenza di un popolo in cui
l’elemento divino era fondamentale, il che significa accettare la
Spiritualità quale Verità, che si contrappone alla Storia così come è
intesa nel mondo attuale, cioè una serie di eventi fisici che evita di
dare valore o credito al Mito. Allora se Atlantide fosse liberata da
questi condizionamenti, potrebbe invece emergere come una gloriosa ed
evoluta civiltà umana del passato di tipo stellare o cosmica immersa
nell’Infinità. Figura Piccola Nube di Magellano SMC, galassia nana di
forma irregolare in orbita attorno alla Via Lattea, distante 200.000
anni luce dalla Terra, visibile nell’emisfero australe e che contiene
alcune centinaia di milioni di stelle. Figura da Hubblesite
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