Elogio dell’Umiltà, ovvero gli ultimi saranno i primi
Data: Martedì, 29 ottobre 2019 ore 07:00:00 CET
Argomento: Redazione


Eppure Lui ce l’aveva sempre detto! Ce lo ricordava in tutti i modi, in tutte le salse! Non passava giorno che non lo diceva. In ogni discorso che faceva, ovunque andava, a chiunque incontrava lo ripeteva sempre. Era la sua idea fissa, il suo unico pensiero, sembrava quasi un “tormentone”. E invece,… invece era la sua missione, il suo pensiero più alto, il suo insegnamento più grande, il suo messaggio più vero, più genuino, più rivoluzionario: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti […] Chi vuole essere grande si farà vostro servitore. […] Chi vuole essere il primo tra di voi, si faccia ultimo». E poi ancora «Gli ultimi saranno i primi».
E noi, come al solito, niente, sùffuru!

Per noi erano solo parole buttate al vento, da un orecchio ci entravano e dall’altro ci uscivano. Non lo capivamo allora, non l’abbiamo mai capito neppure adesso. Non possiamo farci nulla, siamo fatti così. L’uomo è egoista. Incarna il desiderio di potere e di ricchezza. La continua ricerca del piccolo potere dei piccoli uomini mortali. Il desiderio del possesso, l’accanimento di possedere, l’ingordigia di essere uomini di potere. Il successo misurato dal grado di potere e di ricchezza che riesce ad accumulare. C’abbiamo costruito civiltà per questo, creato imperi, alzato muraglie, armato eserciti, lottato fino allo sfinimento, fino alla disfatta, fino alla distruzione.

L’inganno di essere i padroni del mondo, di essere la razza padrona, di essere i migliori, di essere i primi. Il mito del superuomo, l’illusione del potere, la vanità della ricchezza. “Specchio, specchio delle mie brame chi è la più bella del reame!?”. Ma Lui ce lo disse finanche quand’era in catene, glielo gridò in faccia anche all’inviato dell’imperatore di Roma, al padrone del mondo: «Non avresti nessun potere se non ti fosse stato dato dall’alto». Poi un giorno, quando capì che gli uomini erano veramente duri di comprendonio, per spiegare il suo “messaggio” usò una metafora, una “parabola”, come lui la chiamava: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non adagiarti al primo posto, perché potrebbe esserci un invitato più importante di te; in tal caso colui che ti ha invitato sarà costretto a venirti a dire: “Cedigli il posto!”. Allora tu pieno di vergogna, dovrai prendere l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato a nozze, va’ e mettiti all’ultimo posto.

Quando arriverà colui che ti ha invitato, ti dirà: “Amico, vieni, prendi un posto migliore”. Allora ciò sarà per te motivo di onore davanti a tutti gli invitati. Infatti, chiunque si innalza sarà abbassato, chi invece si abbassa sarà innalzato». Capito l’antifona!? Più chiaro di così credo che non poteva essere! E noi invece niente, sordi come tanti muli, vuoti come tanti tamburi. Erano solo parole al vento, sabbia nel deserto, acqua nell’oceano. E così, alla fine, visto che le parole non servivano a nulla, fece una scelta drastica, decise di passare ai fatti, alle azioni. Compì un gesto eclatante, quasi brutale, semplice ma nello stesso tempo pieno di significato, facile ma faticoso, elementare ma irraggiungibile.

Durante una cena, l’ultima cena passata con i suoi amici più cari, quasi al tramonto della sua vita terrena, fece un gesto incredibile, inaspettato, che sbalordì tutti i presenti. Prima di iniziare a mangiare, “si alzò da tavola, depose il mantello e, preso un panno, se ne cinse. Versò quindi dell’acqua nel catino e incominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con il panno del quale si era cinto”. A questo punto successe il finimondo! Molti rifiutarono, altri s’indignarono, nessuno riusciva a comprendere il gesto. Per primo parlò Simon Pietro, che gli disse: “Signore, tu mi lavi i piedi?” Lui gli rispose: «Ciò che io faccio, tu ora non lo sai; lo comprenderai in seguito». Gli disse Pietro: “Non mi laverai i piedi. No, mai!”. Gli rispose: «Se io non ti lavo, non avrai parte con me». A questo punto, fu quasi scontata la risposta di Pietro: “Signore, non solo i miei piedi, ma anche il capo e le mani”. Facendo intendere a tutti che ancora continuava a non capire nulla!

Alla fine, dopo che ebbe lavato loro i piedi, riprese il mantello, si rimise a sedere e disse loro: «Capite che cosa vi ho fatto!? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, vi ho lavato i piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Infatti vi ho dato un esempio, affinché anche voi facciate come io ho fatto a voi. In verità, in verità io vi dico: un servo non è più grande del suo padrone, né un inviato è più grande di chi lo ha mandato». E noi ancora, dopo duemila anni e còccia,… niente, non c’abbiamo capito niente. Sùffuru marianu!

Angelo Battiato





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