L'anno di prova è valutazione. Il MIUR non sconfessi se stesso
Data: Giovedì, 26 luglio 2018 ore 08:00:00 CEST Argomento: Sindacati
La vicenda
dell’inserimento in GAE dei diplomati magistrali, con le contraddizioni
e la complessità che la caratterizzano, assume toni ancora più cupi
intorno all'ipotesi che circa 7000 dei docenti coinvolti possano
perdere il ruolo, per effetto della nota sentenza negativa. Del
Consiglio di Stato. Questo perché, chi è stato già immesso in ruolo, ha
superato un anno di prova, necessario per la riconferma del contratto a
tempo indeterminato, anno che si concretizza come una vera e propria
valutazione delle capacitò professionali, con un preciso significato e
una portata in termini di formazione, definita in modo centralizzato ed
uniforme.
Disciplinato dal DM 850 del 27.10.2015, l’anno di prova viene
articolato in 4 fasi che prevedono sia l’obbligatoria frequenza ai
laboratori formativi organizzati dagli ambiti territoriali, sia l’avvio
e la strutturazione, all’interno delle singole organizzazioni
scolastiche, di pratiche riflessive che coinvolgano contemporaneamente
docenti neoassunti, dirigenti scolastici e tutor.
Così come definito dopo il 2015, l’anno di prova si propone infatti di
attuare un percorso che consenta di attestare, nei docenti, una sicura
padronanza nell’esercizio delle proprie funzioni professionali,
attraverso la frequenza dei laboratori formativi organizzati dagli
ambiti territoriali; attraverso la pratica riflessiva condivisa con il
tutor e con il Dirigente scolastico sulle proprie competenze e sul
proprio ruolo istituzionale (stesura del bilancio delle competenze);
attraverso una pratica autoriflessiva sul proprio percorso di studi e
lavorativo (stesura del proprio curriculum formativo); attraverso una
progettazione e una riflessione, condivise con il docente tutor, degli
interventi didattici. Significativa in questa direzione risulta
l’importanza che il docente tutor, così come ribadito anche dalla Legge
107, assume all’interno di questo processo formativo e valutativo. Come
si legge all’art. 12 del DM 850, il docente tutor accoglie il
neo-assunto nella comunità professionale, favorisce la sua
partecipazione ai diversi momenti della vita collegiale della scuola ed
esercita ogni forma di ascolto, consulenza e collaborazione per
migliorare la qualità e l’efficacia dell’insegnamento.
Lungi così dal ridursi ad un mero esame finale, il percorso di
formazione e prova si configura come un vero e proprio processo
formativo che mette in campo molte risorse sia all’interno degli ambiti
territoriali che delle istituzioni scolastiche al fine di valutare nei
docenti neoassunti, come specifica l’art. 4 del DM 850, un corretto
possesso ed esercizio delle competenze culturali, disciplinari,
didattiche e metodologiche; un corretto possesso ed esercizio delle
competenze relazionali, organizzative e gestionali; l’osservanza dei
doveri connessi con lo status di dipendente pubblico e inerenti la
funzione docente e la partecipazione alle attività formative
previste.
Alla luce di comprovate competenze culturali, disciplinari, didattiche
e metodologiche; alla luce di un comprovato esercizio delle competenze
relazionali, organizzative e gestionali e, non da ultimo, alla luce di
una comprovata osservanza dei doveri connessi con lo status di
dipendente pubblico, quale sarà, dunque, la risposta del Governo ai
docenti assunti con riserva processuale dopo il 2015? Come intenderà
ottimizzare i costi e le energie che le istituzioni scolastiche hanno
già messo in campo per valutare, con esiti positivi, quasi 7000 docenti
prossimi al licenziamento? Quanto detto finora, con specifico
riferimento ai docenti diplomati magistrali, va esteso ad un gruppo di
docenti della scuola secondaria, per i quali si sta espletando il
concorso della Fase transitoria, per i quali, cosa disarmane, non
sembrano ancora essere al vaglio istituzionale misure adeguate a
gestire la loro riconferma in ruolo dopo l'anno di prova,
brillantemente superato. Riteniamo sia urgente fare chiarezza anche su
questa vicenda, come sempre avvolta dal velo di Maya, che ha reso
invisibile agli occhi della politica e delle istituzioni i docenti che
da anni esercitano la loro professione nella disattenzione più totale.
Valeria Bruccola, Laura La Manna
|
|