L'Educazione civica nella scuola come materia autonoma
Data: Venerdì, 20 luglio 2018 ore 12:00:00 CEST Argomento: Redazione
Nel
Canton Ticino, grazie a un referendum popolare promosso da un
imprenditore italiano, gli studenti delle medie e delle superiori
dovranno studiare Educazione civica come materia autonoma con voto. La
medesima richiesta è contenuta nella proposta di legge d’iniziativa
popolare presentata alla Camera dei Deputati e una delegazione di
sindaci, guidata dal Sindaco di Firenze e dal presidente dell’ANCI,
Antonio Di Caro, sindaco di Bari, ha depositato in Corte di Cassazione
il 14 giugno la richiesta, attivando una raccolta di firme che prende
avvio il 20 luglio in tutti i Comuni d’Italia. La formale richiesta di
reintrodurre l’Educazione alla Cittadinanza come disciplina autonoma
con un suo programma e con la dovuta valutazione per le scuole di ogni
ordine e grado è quanto scritto nella proposta di legge d’iniziativa
popolare. Occorrono adesso a supporto le firme dei cittadini.
L’ora di Educazione alla Cittadinanza, oltre a far conoscere i
principi costituzionali, investirà su un aumento di consapevolezza
rispetto ai beni di tutti e rispetto alle norme comportamentali,
contribuirà a far crescere nelle nuove generazioni il senso di
appartenenza alla comunità che è la base del vivere civile e solidale.
In questi anni l’Educazione Civica è stata come la Cenerentola delle
materie a scuola, e la proclamata “trasversalità” ha dato degli esiti
negativi e i giovani crescono senza riferimenti forti di modelli, di
principi, di segni e di comportamenti, come testimoniano gli atti di
vandalismo segno di mancanza del senso civico. I contenuti
disciplinari, “sistematici e critici”, di “Cittadinanza &
Costituzione” accompagneranno la crescita evolutiva degli studenti nei
diversi ordini e gradi e solo così si potrà dire che la scuola forma
uomini e cittadini.
L’Educazione Civica non può restare subordinata al grado di sensibilità
dei singoli docenti o dei dirigenti, né tanto meno alla disponibilità
di tempo o al temporaneo svolgimento dei pur lodevoli “progetti
legalità”, in occasione delle ricorrenze storiche delle stragi di
mafia.
Non sono stati sufficienti i progetti di Educazione civica applicata,
mediante l’attivazione del Consiglio Comunale dei Ragazzi che adesso è
diffuso in circa mille scuole italiane.
E’ mancata la sistematicità che è una dimensione connotativa
della scuola; l’occasionalità, la facoltatività, l’opzione libera, non
corrisponde ai principi e ai doveri della scuola di tutti e per
ciascuno Lo confermano i dati che testimoniano la non conoscenza da
parte di tanti ragazzi delle norme elementari dell’ordinamento dello
Stato e della Repubblica Italiana.
A questa iniziativa di piazza dei sindaci italiani, hanno aderito anche
il Coordinamento provinciale dei Consigli Comunali dei Ragazzi, che
aggrega i Consigli comunali dei Ragazzi presenti nelle scuole d’Italia;
la sezione UCIIM di Catania, che nel 1957 è stata promotrice di un
convegno nazionale, celebrato al Castello Ursino e gli atti di quel
convegno l’anno successivo, il 13 giugno 1958 sono stati funzionali al
DPR n.585 che ha introdotto l’Educazione Civica nella scuola italiana;
il movimento associativo dei Docenti di Discipline Giuridiche
Economiche (APIDGE) che ha già inviato una lettera al Ministro Marco
Bussetti per chiedere che siano presenti in ogni scuola i docenti di
Diritto per fare lezione di Costituzione e Cittadinanza e preparare gli
studenti alla cultura europea.
Nella scuola italiana, in attuazione delle norme della legge 107/2015
sono stati immessi in ruolo 4.485 docenti di Diritto che non
esercitano il loro ruolo disciplinare specifico, non sono
impegnati nell’insegnamento della disciplina per la quale hanno
conseguito l’abilitazione, in danno esclusivo degli studenti
abbandonati nel loro analfabetismo giuridico.
Nelle piazze italiane saranno allestiti banchetti e gazebo per la
raccolta delle firme, con eventi, declinati città per città, per
coinvolgere quanta più gente possibile: genitori e giovani, chiunque
senta il bisogno di contribuire a questa battaglia di civiltà.
In tanti si è convinti di tutto ciò, si chiede alla scuola di essere
palestra attiva di Cittadinanza e Costituzione, riservando uno spazio
sistematico nell’impianto curriculare.
E’ necessario sensibilizzare l’opinione pubblica e coinvolgere i
genitori e i cittadini tutti a far sentire la loro voce. Occorre agire
per rendere efficace in tempi brevi una legge che meglio qualifica la
scuola italiana, così da essere pronta ad essere anche “scuola
d’Europa”.
Giuseppe Adernò
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