Attualità di un classico. Sobrietà, vigilanza, e libero arbitrio
Data: Domenica, 26 marzo 2017 ore 07:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Perché attuale la ‘Commedia’ di Dante? Perché l’etica su cui si incardina la sua opera è quella neotestamentaria che, sostanzialmente, si richiama al senso della sobrietà e della vigilanza , al senso del dovere e della responsabilità dei nostri atti. Codesto richiamo, oggi, a mio avviso, non è certo di poco conto; è, anzi, di una attualità cogente, considerato che la nostra società, postmoderna, fluida, permissiva, percorsa da una precarietà che la rende insicura, caratterizzata dal pensiero cosiddetto debole, risulta essere parecchio disorientata dalla eteronomia dei riferimenti etici, e facilmente attratta da mode fatue e inconsistenti e da modelli culturali fuorvianti. A prova della attualità del messaggio della poesia di Dante, un richiamo della dolorosa storia d’amore di Paolo e Francesca, condannati all'inferno, nel cerchio dei lussuriosi.

Nell’etica dantesca-si sa- il peccato di lussuria si configura come incapacità di conciliare la potenza del desiderio con la figura etica della vigilanza e della sobrietà. Quale la colpa dei “duo cognati “ ? Quella, appunto, di non aver saputo “tener la soglia”, né di essere stati vigilanti abbastanza sui propri sentimenti; gli amanti si sono abbandonati agli istinti, credendo che” ciascun amore in sé” sia sempre “laudabil cosa”! Ma proprio qui sta l’errore.

La disposizione ad amare è sempre buona , ma non per questo è sempre buona ogni forma in cui tale disposizione si realizza: “Non ciascun segno è buono, ancor che buona sia la cera”. Il “segno”, il sigillo, che Francesca ha impresso al suo amore (la cera) è falso, ingannevole; Francesca non ha fatto buon uso del suo libero arbitrio, ha sottomesso la ragione al talento, si è lasciata trascinare dal turbine di una passione smisurata, e irrefrenabile.

Perso il lume della ragione, e il senso della misura, il periplo della vicenda amorosa dal bacio letto al bacio vissuto, non poteva che concludersi in un tragico naufragio.

Nuccio Palumbo





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