Cambia l’articolo 18 anche per la scuola: tetto di 24 mesi ai risarcimenti
Data: Sabato, 25 febbraio 2017 ore 07:00:00 CET
Argomento: Rassegna stampa


Con i due decreti su pubblico impiego e valutazione dei dipendenti approvati ieri in Consiglio dei ministri la riforma della pubblica amministrazione entra nel vivo dell’organizzazione del personale dello Stato e degli enti territoriali.
I testi
I due decreti, varati ieri insieme a quelli su Aci-Pra (si veda il servizio a pagina 50), vigili del fuoco e forze di polizia passano ora all’esame di Parlamento e Consiglio di Stato e soprattutto devono cercare l’intesa con Regioni ed enti locali. La discussione, insomma, non è chiusa, ma le novità sono a tutto campo, dai concorsi ai premi di produttività, dalla gestione dei precari fino alle regole sui procedimenti disciplinari “accelerati”. Nel menu entra soprattutto la prima modifica all’articolo 18 nella pubblica amministrazione, avviando una parziale armonizzazione con le regole del settore privato. Il testo uscito dal Consiglio dei ministri, con la formula «salvo intese», mantiene la “tutela reale” della reintegra nella versione pre-Fornero, ma fissa in 24 mesi il limite ai risarcimenti in caso di sentenza favorevole al dipendente. Oggi, invece, oltre al ritorno in ufficio è previsto un rimborso integrale, relativo cioè a tutto il periodo che passa dall’uscita al ritorno nell’ente. In caso di reintegro, poi, nel decreto è prevista la possibilità per l’amministrazione di tentare l’”appello” entro 60 giorni dalla sentenza.
Le novità
«Il governo prosegue nel suo cammino e lo fa con decisioni molto rilevanti – sottolinea il premier Paolo Gentiloni al termine del Consiglio dei ministri, rivolgendosi sia al dibattito italiano sia «ai nostri amici a Bruxelles» -, ed è chiaro che le operazioni che dobbiamo fare nelle prossime settimane, in particolare con il Def, con la prospettiva che ci aspetta richiedono un’ulteriore accelerazione del ritmo delle riforme». Dopo il primo via libera ai due decreti sul pubblico impiego, ha spiegato invece la ministra per la Pa e la semplificazione Marianna Madia, «sono pronta a fare una direttiva all’Aran e, di fatto, ricominciare un percorso formale per riaprire la stagione contrattuale ferma da diversi anni». La riforma, infatti, serve anche a creare le condizioni per il rinnovo dei contratti, che senza decreti avrebbe dovuto seguire le regole (finora mai applicate) della riforma Brunetta con i parametri rigidi su premi di produttività, rapporto fra legge e contratti e partecipazione sindacale. Il percorso verso il rinnovo, comunque, è ancora lungo, e impone anche la sfida complicata di trovare risorse aggiuntive nella prossima legge di bilancio per arrivare agli aumenti da 85 euro medi promessi dall’accordo fra governo e sindacati del 30 novembre scorso.
I nuovi procedimenti disciplinari
I decreti, però, portano un ventaglio ampio di novità di diretto impatto per i dipendenti pubblici; le nuove regole prevedono di modulare i posti da mettere a concorso sulla base dei «fabbisogni di personale», misurati in termini di servizi resi dalle singole amministrazione, e aprono alla possibilità di riconoscere il titolo di dottore di ricerca quale requisito per specifici profili o livelli di inquadramento, valorizzando anche la conoscenza delle lingue nelle selezioni. Una quota di posti sarà riservata a chi negli ultimi 8 anni ha maturato almeno 3 anni di servizio con la Pa. A cambiare sarà anche il capitolo “Lavoro flessibile” nella Pa: viene delineato l’ambito delle collaborazioni ammesse, con l’obiettivo di superare a regime i co.co.co: le amministrazioni potranno invece utilizzare i rapporti a termine (anche in somministrazione).
A essere riscritta è la normativa sui procedimenti disciplinari, e più in generale della responsabilità disciplinare: sono ampliate le ipotesi di licenziamento ed estese le procedure accelerate (sospensione in 48 ore e licenziamento in 30 giorni) a tutti i casi di flagranza. Anche nei procedimenti ordinari, secondo il testo esaminato ieri l’iter dovrà concludersi in 60 giorni e, dato cruciale, i vizi formali non faranno decadere procedimento e sanzione. In tutto questo si inserisce il primo ritocco all’articolo 18 per gli statali: «Il limite di 24 mesi ai risarcimenti – spiega Pietro Ichino, ordinario di diritto del lavoro e senatore Pd – è doppio rispetto a quello previsto dalla legge Fornero. Meglio che nessun limite, ma obiettivamente è un passo indietro».

Gianni Trovati e Claudio Tucci
Il Sole 24 Ore





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