ABBAIARE ALLA LUNA L’OSSESSIONE DEI SINDACATI DEI DIRIGENTI SCOLASTICI
Data: Martedì, 21 febbraio 2017 ore 13:00:42 CET Argomento: Sindacati
Proclami
inutili, senza ragione e senza effetto, come fanno appunto i cani nelle
notti
di plenilunio che latrano alla luna quasi in un’assurda sfida; se la
prendono
con chi non c’entra e si sfogano contro il ministro del MIUR, che non
si cura
di reagire perché il destinatario è il Governo e non il MIUR.
Ululare
contro la Fedeli, messa lì solo per un puro accidenti della politica, e
digiuna
di cose di scuola, è appunto come prendersela con la luna abbaiandole
contro.
Ci
si dimentica delle innumerevoli volte che i sindacati hanno mobilitato
i
presidi con scarso successo in sit in davanti al MIUR di Viale
Trastevere.
E’
già avvenuto il 9 marzo 2016 da parte di FLC CGIL, CISL SCUOLA, UIL
SCUOLA e
SNALS CONFSAL, in una giornata di pioggia, con le parole d’ordine:
-per
ottenere la restituzione dei 14 milioni sottratti dal FUN 15/16;
-per
evitare lo spostamento delle risorse del FUN dalla posizione
(pensionabile) al
risultato (non pensionabile e non valido ai fini della buonuscita);
-per
impedire che la retribuzione di risultato, parte integrante dello
stipendio dei
dirigenti, diventi salario premiale e venga erogata solo ad
alcuni, a
seguito di valutazione discrezionale e a danno di tutti gli altri.
La
delegazione sindacale congiunta venne allora ricevuta dal Direttore
Generale delle Risorse Finanziarie che ha dovuto riconoscere
l’avvenuta
decurtazione a danno delle risorse stanziate dalla Legge 107 di
oltre 14
milioni di euro pretesi dal MEF per il ricalcolo dei fondi dell’a.s.
2011/2012,
precedentemente certificati e utilizzati per retribuire i
dirigenti
scolastici.
Risultato,
un pugno di mosche!.
Ma
già la stessa sceneggiata si era vista il 15 ottobre 2015.
Un
sit in dei dirigenti scolastici del Lazio organizzato unitariamente
dalle
organizzazioni Rappresentative dell’Area V della dirigenza scolastica
del Lazio
FLC CGIL Roma e Lazio, CISL Scuola Lazio, UIL Scuola Lazio e SNALS
CONFSAL
Lazio per protestare contro la
decurtazione cautelare del 50% della retribuzione di posizione parte
variabile
degli stipendi dei dirigenti scolastici.
Anche
in quel caso una delegazione composta da una rappresentanza dei
dirigenti
scolastici delle diverse province del Lazio, da responsabili regionali
e
nazionali dell’Area V e da segretari generali delle OO.SS., è stata
ricevuta
dal dott. Iacopo Greco, Direttore Generale del Dipartimento per le
politiche
finanziarie, dott. Rocco Pinneri, Gabinetto del Ministro, Sabrina
Capasso,
dirigente del Dipartimento per l’Istruzione.
La
delegazione ha rappresentato all’Amministrazione le ragioni del
profondo
disagio dei dirigenti scolastici colpiti nella loro retribuzione
proprio in un
momento caratterizzato da grande difficoltà e incertezze
dovute
all’applicazione della riforma e della legge di stabilità 2015.
L’Amministrazione
ha richiamato la già nota intransigenza del MEF che continua a
pretendere che
siano messi a posto i conti nelle regioni che per retribuire i
dirigenti scolastici
hanno speso importi maggiori di quelli a disposizione per i contratti e
ha
riconosciuto le ragioni della protesta dei dirigenti scolastici,
comunicando
che la decurtazione sarà ridotta dal
50% al 20%.
Una
presa in giro gigantesca
E
non è finita
Si
può ricordare la manifestazione del 4 dicembre 2014 davanti al MIUR,
ove
centinaia di dirigenti provenienti da tutt’Italia hanno manifestato per
esprimere il loro malcontento nei confronti dell’iniquo trattamento
retributivo
loro riservato.
La
questione è ben nota: i dirigenti sono vittime di una duplice
ingiustizia.
Oltre a quella storica, consistente nella mancata perequazione
retributiva nei
confronti della restante dirigenza pubblica alla quale non si pone
rimedio per
il perdurare del blocco dei rinnovi contrattuali, giunto ormai al
quinto anno
consecutivo, se ne è aggiunta un’altra altrettanto pesante.
All’aggravarsi
delle responsabilità e dei carichi di lavoro sempre meno sostenibili,
accresciuti solo negli ultimi due anni nella misura di almeno il 25 %,
si ha
addirittura la pretesa di ridurre la retribuzione complessiva dei
dirigenti
scolastici per un’errata interpretazione della norma data dall’UCB/MEF.
Ancora
martedì 28 gennaio 2014 si è svolto un presidio dei Dirigenti
Scolastici della
Flc Cgil sotto il MIUR, in contemporanea all’incontro del Ministro
Carrozza con
le OO. SS.
I
Dirigenti hanno protestato sia per l’inaccettabile decurtazione della
loro
retribuzione, sia per il profondo disagio lavorativo provocato
dalle enormi difficoltà vissute quotidianamente: istanze delle
famiglie,
problemi degli alunni, frustrazione del personale, colpito dal taglio
degli
organici e dalla riduzione delle retribuzioni, scarsità delle
risorse
finanziarie e, come se non bastasse, crescita continua delle
responsabilità,
degli adempimenti e delle “molestie burocratiche”.
Ancora
il Sit-in dell’ANP davanti al MIUR del giovedì 23 gennaio quando i
dirigenti
scolastici accorsi da tutto il Paese hanno inviato dalla scalinata di
accesso
al Ministero dell’istruzione, università e ricerca hanno inviato forte
e
chiaro all’amministrazione scolastica, che dopo infiniti
tentennamenti e rinvii finalmente ha assunto una posizione chiara e ha
dichiarato di voler sostenere le giuste rivendicazioni della categoria;
alla
politica, che non ha esitato ad uscire dal “palazzo” per incontrare la
delegazione ANP che si è spostata da Viale Trastevere a Piazza
Montecitorio; ai
mass media, che hanno scoperto che la scuola non è soltanto il gossip
sulle
scuole cadenti e sulle baby-prostitute e che esistono anche le ragioni
di una
categoria “invisibile ma indispensabile per il Paese”, come
efficacemente
recitava uno striscione spiegato alla base della scalinata.
Ebbene
dopo tutti questi precedenti vogliamo ancora ripetere le sceneggiate
napoletane davanti al MIUR chiamando a
raccolta i dirigenti scolastici, come se fossero dei proletari
qualsiasi o dei
parvenù della dirigenza?
Vogliamo
ancora umiliare la categoria chiamandola a forme di lotta improprie e
inadatte
per una categoria dirigenziale?
Troviamo
allora altre forme di pressione sulla politica, più incisive e più
dirette,
congeniali con quella che dovrebbe essere una lobby influente e
importante del
paese al pari dei magistrati.
La
perequazione retributiva ci va data e riconosciuta perché in un paese
civile la
dirigenza dello Stato deve avere un trattamento equilibrato in tutte le
sue
specificità.
Non
ci possono essere dirigenti dello Stato privilegiati, quali i
ministeriali e
dirigenti dello Stato marginalizzati, quali i dirigenti scolastici.
Non
ci possono essere diritti acquisiti dai primi a scapito dei secondi. Si
congeli
il fondo accessorio per la retribuzione di posizione e di risultato di
tutta la
dirigenza pubblica e lo si redistribuisca per tutti.
Ci
sarà qualcuno che si vedrà diminuita la retribuzione di posizione e di
risultato, e ci riferiamo ai ministeriali e ai dirigenti degli Enti
Locali, a
vantaggio della retribuzione di posizione e di risultato dei dirigenti
scolastici.
Solo
con questa compensazione si può ottenere l’obiettivo perequativo!
Se
non è chiaro lo ripeto: la protesta va fatta contro i privilegi dei
dirigenti
dello Stato e degli Enti Locali, che non vogliono far entrare i
dirigenti
scolastici nell’area I, perché in questo modo avrebbero dovuto
suddividere il
fondo per la retribuzione accessoria anche con essi. La vera battaglia
era e
resta quella del riconoscimento della dirigenza vera dello Stato per
tutti.
In
tempi di vacche magre dobbiamo smontare anche il dogma vetero-sindacale
dei
diritti acquisiti perché impedisce a noi di usufruire della
retribuzione di
posizione e di risultato al pari degli altri.
Per
questo, se la politica e il parlamento non ci sentono, allora l’unica
pressione
possibile è quella giudiziaria dei ricorsi a tappeto e delle class
action.
Salvatore
Indelicato
Cell
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