La resa dei conti. Come ho investito 30 denari del bonus
Data: Lunedì, 30 novembre 2015 ore 01:30:00 CET Argomento: Rassegna stampa
Lo ammetto: ho
preso i 500 euro della "Buona scuola" per la formazione e
l'aggiornamento di noi docenti e non intendo rispedirli al mittente.
Eluse, senza eccessive esitazioni, le voluminose discussioni
sull'argomento, ho intrapreso a spenderli. Conscio del dovere di
rendere conto al mio datore di lavoro di come li ho usati, avvio
l'opera pubblicamente e con qualche mese di anticipo. Preso dall'impeto
rendicontatorio, provo a fare un bilancio anche degli effetti della
spesa sulla mia formazione psico-pedagogica. Approfittando del ponte
dei morti, mi sono concesso un sardanapalesco soggiorno a Venezia al
fine di visitare la Biennale Arte 2015. Quattro giorni, che tolti i
tempi di viaggio e due giornate piene alla Biennale, hanno lasciato
modestissime opportunità di perlustrare le beltà veneziane.
Rendiconto economico
Volo low cost Palermo-Treviso a/r 80
4 biglietti per bus da e per aeroporti 35
2 biglietti vaporetti a Venezia 15
Alloggio in appartamento condiviso con 4 persone 120
Vitto 100
Biglietto Biennale per 2 giorni 30
Totale 380
Dei 380 euro spesi complessivamente il bonus ne copre solo 30: il
7.9%. Pazienza!
Rendiconto formativo
Qui il terreno è un po' più complesso. Intanto vediamo il livello di
partenza. Laurea in Scienze agrarie (1982). Dieci anni di docenza alle
medie in Educazione Tecnica e altri 20 nel sostegno. Era la mia prima
volta alla Biennale Arte di Venezia, anche se ho nel curriculum le
ultime due Documenta di Kassel. Ho anche visto un paio di volte
l'episodio Le vacanze intelligenti (di e con Alberto Sordi) dal film
Dove vai in vacanza? (1978): insuperabile compendio su quasi tutto
quello che c'è da dire sull'arte dei nostri giorni. In sintesi, le mie
competenze nell'ambito di cui trattasi (pittura, scultura,
installazioni, video art) sono assai modeste ma mi sforzo di
arricchirle: anche se non ho ancora predisposto un piano triennale di
miglioramento.
E veniamo alla Biennale.
Innumerevoli le opere raccolte sotto l'intestazione All The World's
Futures dal curatore Okwui Enwezor. Ed ecco il primo granello di
edificazione formativa che incamero: Enwezor è uno dei più importanti
curatori d'arte contemporanea, consacrato con la direzione artistica
nel 2002 di Documenta11; è nato nel 1963 in Nigeria, anche se dal 1980
ha studiato negli USA. Probabilmente sarà il rampollo di una ricca
famiglia nigeriana: fatto sta che un africano è assurto a ruoli di
rilievo mondiale da sempre appannaggio di progenie del mondo opulento.
Anche un nigeriano può fare il curatore delle più importanti mostre
d'arte del pianeta e le fa anche bene. Come per sue precedenti
curatele, Okwui ha voluto dare un taglio alla Biennale Arte
pluridisciplinare ed eminentemente politico. Così parlò Enwezor: «All the World's Futures trarrà ancora una
volta spunto dall'attuale 'stato delle cose' per sviluppare il suo
progetto denso, frenetico ed esplorativo che verrà collocato in un
ambito dialettico di riferimenti e discipline artistiche. La domanda
principale posta dall'esposizione è la seguente: in che modo artisti,
filosofi, scrittori, compositori, coreografi, cantanti e musicisti,
attraverso immagini, oggetti, parole, movimenti, azioni, testi e suoni,
possono raccogliere dei pubblici nell'atto di ascoltare, reagire, farsi
coinvolgere e parlare, allo scopo di dare un senso agli sconvolgimenti
di quest'epoca? Quali materiali simbolici o estetici, quali atti
politici o sociali verranno prodotti in questo spazio dialettico di
riferimenti per dare forma a un'esposizione che rifiuta di essere
confinata nei limiti dei convenzionali modelli espositivi?".
Da qui la lettura dal vivo de Il Capitale" di Karl Marx: un brandello
al giorno per tutti i sette mesi di svolgimento della Biennale. E
ancora la vendita di detto libro nelle librerie della mostra. Ed ecco
il secondo granello di edificazione formativa assorbito: in epoca di
presunta morte delle ideologie - e di quella comunista in particolare -
c'è qualcuno che ritiene ancora utile e attuale l'analisi marxiana sul
capitale e la dispensa al mezzo milione di visitatori di una
esposizione d'arte. Apprezziamo l'andar controcorrente del buon Enwezor.
Sgrossata la cornice, vado a riportare le salienti occasioni istruttive
suscitate dall'accostamento a 3 opere.
Un paio di metri di gomena attorcigliata posta su di un supporto piano.
Non so il titolo né l'autore. Una coppia sui sessanta e un ragazzino
sui 10 anni. Il ragazzino: "E questo che sarebbe?" L'adulto maschio:
"Un'opera d'arte.", sottintendendo: «Ma è evidente». D'accordo, siamo
dalle parti del film di Sordi, uscito nel lontano 1978 ma che mantiene
intatta la sua valenza. Terzo granello di edificazione formativa
acciuffato sotto forma di domanda: sarà che in campo artistico negli
ultimi 40-50 anni è cambiato poco e siamo cambiati poco anche noi
fruitori dell'arte contemporanea? Perché credo che la stessa domanda
del ragazzino se la siano posta anche molti visitatori adulti.
Un grande tavolo quadrato, lungo il perimetro del quale sono disposti
per un'altezza di una trentina di centimetri, numerose copie di un
volume (con una banconota da 10 euro stampata in copertina e in quarta)
che riproduce prime pagine di libri e periodici dell'ultrasinistra
italiana degli anni '60 e '70; dentro questa cornice libraria, sparse
sul piano del tavolo, vere banconote di 10 e 20 euro. L'opera si
intitola From The Horde To The Bee, ne è autore Marco Fusinato.
Funziona così: il visitatore sfoglia i libri e se vuole può comprarne
una copia versando 10 euro sul tavolo. Una telecamera controlla il
bottino che periodicamente viene ammonticchiato da un addetto della
Biennale, munito di rastrello da croupier. Una guida spiega al suo
gruppo: "Marco Fusinato ha raccolto nel volume gran parte delle
copertine della stampa prodotta in Italia negli anni Sessanta e
Settanta da gruppi anarchici e antisistema. È possibile prendere una
copia del libro versando 10 euro. La somma raccolta è destinata a
finanziare un archivio per raccogliere, sistemare e conservare libri e
periodici raffigurati nel volume?" Un'anziana signora del gruppo: "E il
libro che valore ha?"; forse intendendo: "Il libro che adesso posso
comprare a 10 euro è un'opera d'arte che ha (o potrà avere) un valore
monetario maggiore di 10 euro?". Quarto granello di edificazione
formativa assunto: il sistema mette in mostra e fa finanziare i reperti
archeologici dei suoi più determinati antagonisti politici; li
digerisce, li evacua trasformandoli in merce.
Dubbio: che abbia lo stesso senso la succitata operazione Il Capitale?
Ordinati a terra, 14.086 mattoni crudi, timbrati con tre
ideogrammi cinesi che in italiano significano "non lavorate mai"
ripresa da un graffito vergato da Guy Debord su un muro di Parigi, nel
1953. Titolo dell'opera Untitled 2015 (14,086); l'autore è
l'artista tailandese Rirkrit Tiravanija. Il numero si riferisce ai
mattoni necessari per costruire la più piccola casa familiare in Cina.
Con questa installazione l'artista vuole esprimere l'esperienza da lui
vissuta visitando la Cina, trovandosi ad assistere ai ritmi pressanti
della produzione nelle fornaci per mattoni.
"I mattoni sono messi ad asciugare al
sole, incisi con il motto dei Situazionisti, impacchettati e venduti ai
visitatori da muratori-artisti, l'homo faber e non l'animal laborans
(Tiziana Migliore). Il pezzo d'installazione acquistabile da ciascuno
per 10 euro, vanno all'ISCOS, un'ONG della CISL che ci dice sul suo
sito: "L'Istituto Sindacale per la
Cooperazione allo Sviluppo è una ONG, che opera in oltre 20 paesi al
mondo. Nasce nel 1983 dall'esperienza sindacale della CISL per
promuovere azioni e programmi di cooperazione internazionale in
coerenza con i propri principi fondativi: solidarietà, giustizia
sociale, dignità dell'uomo, pace. Da anni ISCOS è impegnato nella
Repubblica Popolare di Cina con progetti di aiuto all'attività delle
organizzazione cinesi impegnate nella difesa dei diritti dei
lavoratori. I soldi raccolti con la vendita dei mattoni andranno a
finanziare un progetto per migliorare le condizioni di salute dei
lavoratori occupati nel delta del Fiume delle Perle".
Quinto granello di edificazione formativa introiettato: Nonostante
Tiziana Migliore scriva di questa opera sul sito di Alfabeta2: "In questa forma d'arte che si produce dal
vivo, con la cooperazione del pubblico, lo scambio economico è
mantenuto, ma implica il consenso dell'acquirente-visitatore a un
mercato per un'immobiliare paritaria e condivisa, che non sia immagine
di diseguaglianze sociali. L'opera non è più un bene mobile privato",
mi resta il dubbio che (come abbiamo visto per l'opera di Marco
Fusinato) l'acquisto del pezzo di installazione sia dovuto più ad un
suo possibile apprezzamento che al desiderio di sostenere un progetto
solidale. Dubbi permangono anche sul beneficiario: una branca della
CISL ma ve lo immaginate il sindacato più governativo d'Italia, che ha
stravenduto i lavoratori dipendenti e i pensionati da decenni, che
diventa il paladino degli operai cinesi; e in aggiunta, a spese
dell'inventiva situazionista! Povero Debord! Magari, pur di far
dispetto ai comunisti, la Cisl in Cina è più radicale dei Cobas. Si
riconferma il summenzionato dubbio sulle capacità digestive ed
escrementizie del sistema.
Questo è quanto.
Resto in attesa di un preciso rendiconto degli atti di governo e di
quelli legislativi relativi alla scuola e a tutto il resto, da parte di
ministri e parlamentari.
Carmelo Lucchesi
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