Serena Stefani e l’arte come ricomposizione teologica dell’uomo
Data: Sabato, 17 ottobre 2015 ore 02:30:00 CEST
Argomento: Redazione


Serena StefaniGiovane per età anagrafica ma solida e matura nella visione estetica, nella cultura e nelle realizzazioni tecniche, l'artista Serena Stefani vive in terra di confine tra Liguria e Toscana, a Santo Stefano Magra, che amministrativamente si trova in provincia di La Spezia in una striscia di territorio pianeggiante sulla sponda sinistra del fiume Magra, là dove la natura non ha potuto segnare una più larga e sicura demarcazione geografica. L'arte e la scienza però non hanno sedi deputate e così l'Artista che è nata a Sassuolo in Emilia, dopo aver girato in lungo e in largo per l'Italia con la famiglia per serie ragioni di lavoro del padre,operaio meccanico e lodato inventore, ha trovato casa e bottega in questa graziosa e raffinata cittadina e dei bravi maestri nell'Accademia di Belle Arti di Carrara, nella quale ha conseguito prima il diploma triennale con il massimo dei voti e poi la laurea magistrale nel biennio di specializzazione in pittura con il medesimo risultato.

Entro subito nel merito della valutazione dell'opera della Stefani, senza perdere tempo in preamboli decorativi ed edulcorati di cui l'Artista santostefanese non ha certamente bisogno, giacché la sua arte è limpidamente realizzata con i normali strumenti tecnici, le comuni risorse pittoriche e la richiesta al suo lettore di una normalissima disponibilità all'ascolto intellettivo e sentimentale, con qualche eccezione di un impegno più intenso dovuto a particolari momenti di vera difficoltà in cui viene indicata e rappresentata con tecniche speciali una irreparabile frattura dell'essere umano nello sprofondamento catastrofico dell'attuale civiltà. Qui, per una adeguata intelligibilità dell'opera, deve sopperire una più acuta sensibilità ed uno sforzo maggiore di comprensione con l'intervento simultaneo della ragione e dell'intuizione. Il tema prevalente, quello che determina la poetica e che investe tutto il lavoro dell'Artista, riguarda proprio la frantumazione dell'umano nella civiltà dei consumi e dell'industrializzazione avanzata. L'uomo è visto nel suo sbriciolamento fisico, morale e intellettuale e nel vano tentativo della sua autonoma ricomposizione, che non si può verificare grazie alle energie autoctone, bensì solamente in virtù dell' intervento risolutivo di una Forza Superiore che salva, redime e ricompone le inevitabili ferite dell'esistere. Si tratta in verità del recupero dell'anima in mezzo ad un processo di intensa civilizzazione che ne ha prodotto la perdita e quindi la sconsacrazione e la totale secolarizzazione dell'umanità e la rottura dissacrante dei rapporti con il divino.

Nella trilogia stefaniana titolata "Casa", "Fabbrica" e "Metropoli" è rappresentato il processo di sfaldamento dell'umano con i pezzi di vestito che volano nella prima tela, i fogli di carta che si staccano dal loro contesto nella seconda tela e la fitta rete viaria che confonde e sconvolge la mente e ostruisce il passaggio nella terza tela; e l'intervento divino che si mostra sensibilmente con le lacrime che scendono dal cielo in segno di Pietosa Benevolenza. Questa viene a redimere ed a restituire all'uomo la sua anima dispersa e sconnessa nell'ordine temporale del finito. La Stefani scava nella miseria umana e riconosce il segno del divino nella grazia e nella fede, dopo aver visto il fallimento drammatico di ogni supposta grandezza umana. Crollano, infatti, miseramente l'uomo biologico di Darwin incapace di competere a lungo e di sopravvivere e il superuomo di Nietzsche avvilito dai suoi limiti invalicabili, e scendono le lacrime pesanti e pietose dal cielo con lo sguardo pensoso di Dio che guarisce, redime e introduce il Bene nell'anima ritrovata: "Il mondo visibile somiglia a quel carcere e la luce di quel fuoco alla potenza del Sole [...] Iddio sa se sono nel vero. Ma io credo che sia così, e cioè che nel mondo intelligibile l'idea del Bene sia la più alta e la più difficile a scorgersi, ma che, quando si sia scorta, bisogna concludere che essa è per tutti la causa d'ogni cosa buona e bella, poiché nel mondo visibile ha generato la luce e il signore di questa[...] così quest'organo dell'anima dev'essere stornato da ciò che è divenire, fino a che non si renda capace di contemplare l'Essere e contemplarlo nella sua parte più luminosa che è, come affermiamo, il Bene" (da Platone, Repubblica, libro VII). Solo l'anima, dunque, restituisce valore e dignità all'essere umano spappolato e mortificato e solamente Dio, l'Essere trascendente, ha la forza di imprimere nell'anima umana l'idea del Bene e di permettere all'uomo vivo e vegeto la tessitura del suo mantello lacerato.

Qui l'arte della Stefani gioca la sua partita decisiva e la vince con la potenza rappresentativa e comunicativa di argomenti forti e difficili che solo concettualmente trovano la loro migliore sistemazione, ma che la Stefani sa maneggiare con delicatezza, senza lasciarsi prendere dal panico e usando i suoi poderosi strumenti tecnici al servizio di una Superiore Verità. L'estetica le darebbe ragione e direbbe inoltre che l'operazione metafisica si può, e si deve, rappresentare ed intuire con successo artistico purché non sia inquinata da intenzioni predicatorie, da sterili esercizi di retorica edificante o da astratto razionalismo. La grande bellezza dell'arte, insomma, è legata organicamente alla sua capacità veritativa, e la Stefani fornisce un modello validissimo ed elegantissimo sia dell'una che dell'altra.

prof. Salvatore Ragonesi





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