Giovedì 25 giugno 2015 manifestazione unitaria della scuola
Data: Mercoledì, 24 giugno 2015 ore 02:00:00 CEST Argomento: Sindacati
La guerra sulla
scuola al Senato alla battaglia finale. Il Governo presenterà il 'Maxi-emendamento', ma poi, dovendo
riaprire i termini per i sub-emendamenti - che però Renzi non vuole far
discutere, come neppure i precedenti - calendarizzano in aula. In fin
dei conti, faranno un po' di manfrina in Commissione Istruzione ma poi
il Presidente dirà che non c'è tempo per continuare il dibattito, e porranno la fiducia. In quanto
alla conferenza sulla scuola?
A testimonianza della serietà del Premier, solo …chiacchiere da 'Porta
a Porta'.
Per questo motivo il mondo della Scuola scenderà in piazza compatto,
giovedì 25, con un corteo che partirà da P.zza Bocca della Verità alle
h. 17.00 per concludersi in P.zza Campo de’ Fiori, a due passi dal
Senato. Presenti tutte le organizzazioni sindacali: Flc-Cgil,
Cisl-Scuola, Uil-Scuola, Snals e Gilda insieme con Cobas e Unicobas
sfileranno a Roma nelle vie del centro per accerchiare il Senato. Sarà
il giorno della verità: chi ha a cuore il pluralismo, l’indipendenza,
la coerenza con l’assetto costituzionale della Scuola Pubblica invaderà
la città testimoniando direttamente la differenza (anche numerica) fra
chi s’ostina voler privatizzare sapere e formazione pubblica
consegnandola alla gestione autoritaria del dirigente scolastico e chi
sinora ha consentito a questo Paese di svilupparsi, di acquisire una
cultura critica e partecipativa, nonché un’identità democratica.
Ribadiamo le fortissime eccezioni di costituzionalità in merito al
ddl-Scuola Renzi:
1. Palese disparità di trattamento sulla titolarità
d’istituto tra docenti e personale ata, nonché rispetto al diritto alla
permanenza sul posto di lavoro fra docenti e resto del pubblico impiego
(violazione dell’obbligo della parità di trattamento nei confronti
degli amministrati). Tutti hanno un posto fisso, anche chi è impiegato
su di una linea di autobus, mentre con il ddl 2994 gli insegnanti
verrebbero inseriti in un organico cd. ‘funzionale’ senza una scuola
fissa, per coprire le assenze dei colleghi o per piccole supplenze.
Questo vulnus, a regime, investirebbe tutti docenti, sia quanti
andassero in esubero che quanti avessero necessità di trasferirsi. I
più ‘fortunati’ avrebbero un incarico triennale. Su triennalità del
nuovo tipo di ‘contratto’ ed ambiti territoriali, va anche sottolineato
che, come stabilisce il codice civile: “ogni lavoratore ha diritto,
superato un periodo di prova e salvo comprovate esigenze, a permanere
nel suo luogo di lavoro”. Infine, l'apprendistato di 3 anni per i neo
assunti, pensato solo per il 'tappabuchismo' spicciolo: costoro
moriranno di 'supplentite' e saranno licenziabilissimi in questa fase
(dopo essere stati assunti tramite un sistema pubblico, potrebbero
quindi venire 'liquidati' secondo la la mera discrezionalità del
dirigente), anche perché privi delle tutele dell'art. 18 dello Statuto
dei Lavoratori.
2. Intervenire per legge, come questo ddl si propone per
molti istituti economici, normativi e di stato giuridico, in sostanza
come ente datoriale (‘inaudita altera parte’), significa anche violare
unilateralmente, contro ogni norma del diritto del lavoro, il contratto
nazionale e tutte le norme poste costituzionalmente a garanzia della
funzione docente in ordine alla salvaguardia della libertà di
insegnamento. Inoltre quest’operazione è volta esplicitamente non solo
a disapplicare il contratto vigente, bensì a spostare sul terreno della
‘riserva di legge’ istituti di natura tipicamente contrattuale, come
l’orario di lavoro (incrementato, ad es., con la banca delle ore), le
ferie, la retribuzione (premiale), lo stato giuridico. Il finanziamento
'vero' dell'operazione è poi davvero risibile, dal momento che ne 'La
Buona Scuola' si dichiara tranquillamente che le risorse dovranno
essere trovate 'altrove' (da 'sponsor' & affini), e si conferma
ingenuamente che lo stanziamento in valuta 'fresca', pari a 126
milioni, è di gran lunga inferiore al valore complessivo già estorto
alle famiglie con il cd. 'contributo volontario', che diviene così
strutturale. Che dire, infine dei proclami altisonanti? Per quella che
viene pomposamente definita 'formazione permanente' dei docenti
arrivano solo 40 milioni, pari a 52 euro pro-capite.
3. Valutazione impropria della funzione docente da parte di
chi non ne ha le competenze: a) genitori ed alunni nel Comitato di
valutazione. Tralasciando l’evidente conflitto d’interessi è come se ai
medici venisse imposto di scrivere anamnesi e terapie dietro dettatura
dei pazienti. Stessa cosa per il POF (piano dell’offerta formativa),
‘delineato’ dal dirigente ed approvato dal Consiglio d’Istituto
cancellando di fatto l’organo professionalmente preposto, che è il
Collegio dei Docenti. Complessivamente, verrebbe realizzata
una‘strategia’ valutativa inaudita, assolutamente diseducativa e
destrutturante dell’autorevolezza dell’istituzione scuola, mai invalsa
in sistemi formativi di pregio;
b) un dirigente scolastico, mai formato all’uopo (neanche sotto
l’aspetto ‘tecnico’, poiché dovrebbe allora avere competenze quantomeno
interdisciplinari certificate anche in campo metodologico didattico e
su tutte le singole materie), che comunque non potrà mai avere una
posizione di terzietà, essendo interno alle dinamiche di gruppo
presenti nell’istituto, cosa esclusa ‘ab origine’ da qualsiasi manuale
del primo anno di psicologia; c) assenza assoluta si qualsiasi criterio
di riferimento o bilanciamento dei poteri. Ricordiamo in proposito, ai
cd. fautori del ‘nuovismo’ di Renzi, che la nota di qualifica
funzionale venne introdotta in Italia dal fascismo: Mussolini chiedeva
ai presidi dell’epoca di segnalare coloro i quali non fossero in linea
col regime, ma sempre grazie alla stessa nota, eliminata nel 1974 dai
DPR 416 e 417, abbiamo tutt’ora (nei meandri dei vecchi provveditorati)
una preziosa letteratura sull’uso fantasioso fatto proprio dall’ala
‘creativa’ di quei presidi, che ancora nella prima metà degli anni ’70
del Novecento riferivano della riprovevole usanza di talune insegnanti
che indossavano ‘gonne che non coprivano il ginocchio’.
Stefano d’Errico (Segretario
nazionale)
unicobas.rm@tiscali.it
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