Si farà il concorso per Dirigenti? Aumentano le reggenze. Perché non nominare 'presidi incaricati' che guidano meglio le scuole?
Data: Giovedì, 18 giugno 2015 ore 10:00:00 CEST Argomento: Redazione
La mancata indizione del bando di concorso, oltre a deludere le aspettative accese, avrà come conseguenza un'ulteriore lievitazione delle reggenze, (non meno di 5/600, che si aggiungeranno alle oltre 1200 attivate nel corrente anno scolastico) che si renderanno necessarie per la copertura delle sedi prive dei titolari cessati dal servizio. Non è certo un segnale confortante per la "Buona Scuola! » con queste espressioni Ninni Bonacasa commenta e critica la reticenza e l'indifferenza del MIUR che provvede a fare nomine anche improprie quali il nuovo Capo Dipartimento per il sistema educativo d'istruzione e di formazione del Miur, Rosa Di Pasquale, ex parlamentare del Pd bocciata alle ultime elezioni, messa dal governo Renzi a capo dell'ufficio scolastico regionale toscano, ma la nomina era stata annullata dalla Corte dei Conti perché non aveva i requisiti per ricoprire quel ruolo. La nuova nomina di Capo dipartimento è diversa dalla precedente, in quanto "di tipo fiduciario". Come mai alcuni provvedimenti vengono subito firmati dal Ministro e le attese di tanti bravi docenti che attendono da anni il concorso e si preparano con impegno vengono disattese e dimenticate? Risulta, infatti, che il parere sul Regolamento relativo alle procedure concorsuali non sarebbe stato ancora acquisito, atto propedeutico all'emanazione del Bando da parte della Scuola Nazionale dell'Amministrazione. La nuova figura dirigenziale che dovrebbe emergere dal DDL 2994 non è dissimile da quella attuale a parte alcune responsabilità maggiori che non dovrebbero incidere sulle procedure concorsuali. Perché non ripristinare, data anche la necessità di 1.200 dirigenze, la procedura della nomina dei "presidi incaricati" prassi che costituisce un valido tirocinio che prepara ancor meglio al concorso, vera palestra di allenamento alla funzione dirigenziale? Un positivo vantaggio ne avrebbero anche i docenti e gli alunni nell'avere a scuola la presenza del dirigente in maniera costante e non il "reggente" che da lontano o per poco tempo sovrintende allo svolgimento delle formalità. La dirigenza scolastica dovrebbe liberarsi dalla nebbiosa coltre delle procedure formali e andare sempre più alla ricerca dell'essenziale e dell'utile per il bene dei ragazzi. L'assillante preoccupazione del "contenzioso" che è dietro l'angolo di ogni provvedimento rene la vita difficile e improduttivo il lavoro del dirigente. Alcuni dirigenti, ad esempio, agli esami di stato, hanno fatto sigillare porte e finestre della sala degli esami. Sono queste le procedure che danno regolarità alla prova di esame? E' questa "la scuola che verrà", tema del convegno regionale dell'UCIIM? Forse è il caso di fermarsi a pensare e ancor più ad agire senza mai smettere di pensare, per non rischiare di camminare a testa in giù e piedi in aria. Constatando che quel che manca alla scuola di oggi è la forte motivazione ideale nell'azione professionale, ci si chiede se e come il nuovo concorso possa dare al futuro dirigente la capacità di saper motivare. Se è vero che "nemo dat quod non habet", i partecipanti al concorso dovrebbero avere una fortissima motivazione, ma con questo chiar di luna l'entusiasmo tende a spegnersi. Che il Ministero si renda conto che oggi, come ieri, la scuola è fatta dalle persone, dirigenti e docenti, e non solo in crescente quantità di numero, ma in vera qualità professionale, al fine di offrire un valido servizio di formazione, istruzione, educazione agli studenti. Giuseppe Adernò
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