Presidi in servizio nella stessa scuola per non più di due mandati e valutazione di merito degli insegnanti da istituirsi in via sperimentale
Data: Lunedì, 08 giugno 2015 ore 02:00:00 CEST Argomento: Rassegna stampa
Presidi in
servizio nella stessa scuola per non più di due mandati (sei anni) e
valutazione di merito degli insegnanti da istituirsi solo in via
sperimentale. Sono queste le modifiche alla ‘Buona scuola’ che Matteo
Renzi sta formulando insieme ai suoi alla vigilia di una settimana che
al Senato si annuncia caldissima.
Sono oltre duemila gli emendamenti che ‘affogano’ il ddl in
commissione. I soli senatori di minoranza Pd ne hanno presentati 300.
La riforma rischia di arenarsi, perché al Senato la maggioranza di
governo è sempre più risicata. Forza Italia non sta producendo gruppi
di sostegno al governo come si pensava nei circoli renziani prima delle
regionali. E per di più il grosso dei ‘dialoganti’ della minoranza Dem,
i 50 cosiddetti ‘responsabili’, sono parlamentari alla Camera e non a
Palazzo Madama. Che fare? Renzi programma le modifiche alla sua ‘Buona
scuola’, appunto. Nella speranza di addolcire l’opposizione interna al
Pd e magari guadagnare qualche voto fuori dal perimetro della
maggioranza. Soprattutto: per mettere in salvo la riforma più
contestata del suo governo, mal digerita da un bel pezzo di elettorato
Pd.
Nel piano del premier non dovrebbero esserci modifiche in materia di
assunzioni dei precari. Insomma, quelli di seconda e terza fascia
continuerebbero ad essere esclusi dal bacino dei docenti da assumere.
Le risorse disponibili non consentono cambi in questo senso. Però Renzi
a questo punto vuole rivedere il ruolo dei presidi, presentati
all’inizio come ‘capi azienda’, poi ridimensionati nel passaggio del
ddl alla Camera, dopo lo sciopero dei sindacati. Ora il loro ruolo
verrebbe ulteriormente rivisto. L’idea è di fissare per legge un limite
di permanenza del preside nello stesso istituto scolastico: non più di
due mandati, cioè sei anni (tre più tre). Una scelta che punta ad
accogliere le critiche sullo strapotere dei presidi. Dovendo rimanere
non più di sei anni nella stessa scuola, il dirigente scolastico non
avrebbe la possibilità di costruirsi un piccolo feudo di potere a vita
nello stesso territorio, ma comunque spetterà a lui scegliere i precari
da assumere pescandoli dall’albo territoriale.
L’altra modifica dovrebbe riguardare la valutazione di merito sui
professori, che al momento il ddl assegna ad un comitato composto dal
preside, il collegio dei docenti, genitori e studenti. E’ uno dei punti
più contestati della ‘Buona scuola’: non piace ai sindacati, che
perdono potere di contrattazione; non piace ai docenti, che temono
ritorsioni. L’idea è di correggere, istituendo lo stesso meccanismo di
valutazione ma in via sperimentale e non permanente. Stop.
Con queste modifiche, secondo i piani del premier, il testo dovrebbe
passare le ‘forche caudine’ del Senato. Ma probabilmente in commissione
servirà dell’altro. I suoi già pianificano subemendamenti che possano
inglobare almeno una parte dei duemila emendamenti presentati
dall’opposizione, per fare prima. Secondo i calcoli renziani, la
commissione dovrebbe licenziare il testo alla fine della prossima
settimana. A partire dal 15 giugno se ne occuperà l’aula. Il ddl dovrà
quindi tornare alla Camera per l’approvazione definitiva, entro la fine
del mese. Significa che la ‘Buona scuola’ vedrebbe la luce con due
settimane di ritardo. Ma al Miur assicurano che i precari da assumere
entreranno comunque in servizio già a settembre: la scadenza del 15
giugno – da sempre indicata anche a Palazzo Chigi come la data ultima
entro cui approvare il testo per consentire ai precari di entrare in
servizio dal prossimo anno scolastico – non è tassativa, ma indicativa.
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