Renzi promette di stupirci sulla scuola. 'E’ di Renzi il fin la meraviglia, chi non sa ben stupir vada alla striglia'
Data: Mercoledì, 27 agosto 2014 ore 07:30:00 CEST Argomento: Redazione
Il
presidente del Consiglio, Matteo Renzi ha promesso che il 29 agosto «ci
stupirà», annunciando un documento che segnerà una svolta per la scuola
italiana. Ci prepariamo alla data fatidica con alcune considerazioni,
seguendo anche il prezioso contributo di Suor Anna Monia Alfieri pubblicato
su "Tempi".
Dalla crisi si esce attuando delle buone riforme, accompagnate da
azioni coerenti e responsabili, le sole che possono ristabilire il
trampolino di lancio: la fiducia ritrovata.
E come può esserci fiducia se gli anni e gli eventi nel loro scorrere
veloce ci hanno abituati che nulla cambia, che al peggio non c'è fine e
che i proclami elettorali non sono stati accompagnati da azioni di buon
senso?
Eppure vogliamo sfidare la sorte e osare la profezia di chi compie
eccezionalmente la cosa più semplice e cioè guarda la realtà e crede
che solo in un processo di continuità un qualsiasi programma non possa
che essere la logica conseguenza delle dichiarazioni ascoltate.
Con il presidente Renzi, che nel discorso programmatico ha dichiarato
che "la scuola è il punto di
partenza" Non uno dei tanti punti bensì il punto», la scuola è
stata posta alla ribalta e al centro dell'agenda politica, ma si
comprende anche che «la scuola non la
può cambiare il presidente del Consiglio o il ministro, la devono
cambiare le famiglie, gli studenti, i professori», come egli
stesso ha dichiarato nell'incontro nazionale degli Scout.
Da chi dipende allora la crisi attuale della scuola e quali
possano essere le strategie per il cambiamento?
L'agenda politica si costruisce attorno a una visione e a un modello di
società in cui il sistema educativo diventa la leva più efficace per lo
Stato e per i cittadini, per perseguire le finalità politiche più
importanti, cioè la crescita civile, lo sviluppo economico e l'equità
sociale» - esattamente ciò che all'Italia serve come il pane - .
A partire dall'educazione, la classe politica può e deve perseguire,
particolarmente in questi tempi: accelerare questo processo di
ricostruzione culturale ed educativo del Paese, attraverso una serie di
princìpi programmatici e di linee concrete di azione».
Il primo principio è quello della semplificazione,
che significa resistere alla "tentazione
dell'ipertrofia normativa", che ha afflitto il sistema
universitario e scolastico per molti decenni. «Semplificare", ha
affermato il Ministro Giannini, nell'audizione alla VII
commissione parlamentare, "significa
lavorare per ridurre quegli spazi d'incertezza normativa che alimentano
la conflittualità e il tasso di contenziosi che, vi garantisco, nel
Ministero dell'istruzione rappresentano un dato credo insuperato e
insuperabile rispetto a qualsiasi altro dicastero italiano».
Ogni buon dirigente scolastico sa che dietro ad ogni genitore
spunta l'ombra dell'avvocato...
Il secondo principio è quello della programmazione,
che significa smettere di lavorare rincorrendo le emergenze, per darsi
quell'orizzonte temporale, di tipo strategico e finanziario, che
corrisponde a un triennio almeno, necessario per trasformare gli
aggiustamenti puntuali in soluzioni strutturali.
Il terzo principio è quello della valutazione,
che significa eliminare i colli di bottiglia esistenti nei vari
settori. Senza valutazione, infatti, non ci potrà essere miglioramento.
Ci ritroviamo, infatti, con un sistema ingessato, talvolta incapace di
dotarsi di quegli strumenti snelli e meritocratici, sia di
reclutamento, che di avanzamento in carriera, che dovrebbero
facilitare, se non consentire direttamente quella programmazione
strategica e finanziaria nel medio termine.
E' chiaro che tutto ciò richiede una specifica attenzione e
disponibilità ed occorrono le risorse
necessarie per valorizzare i meriti e i risultati ottenuti;
«Il quarto principio, infine, è quello dell'internazionalizzazione, cioè
l'apertura del sistema dell'istruzione, alla comparazione e alla
competizione con il resto del mondo. L'Europa è certamente una
condizione, un contesto geopolitico di riferimento primario, perché le
politiche educative e le scelte strategiche in campo di ricerca e di
education possano essere efficaci e competitive.
Ecco, quindi, che un modello di scuola e d'istruzione più semplice,
programmabile, valutabile e aperta al contesto e al resto del mondo è
un obiettivo doveroso, più che avanzato.
Non si può, comunque trascurare il dibattito sempre acceso tra scuola
statale e non statale .
«È sempre più indispensabile,
sostiene Suor Alfieri, compiere un
processo culturale che restituisca il corretto significato etimologico
alle parole. Pubblico è ciò che è fatto per l'interesse pubblico,
quindi non implica necessariamente e solo la gestione statale. Se
parlando di questo tema non riusciamo a superare quest'apparente
dicotomia tra destra e sinistra di ciò che in fin dei conti rappresenta
solo un errore lessicale non arriveremo mai al nocciolo di un'azione
finalizzata ad un'educazione di qualità, ad una scuola libera,
inclusiva e competitiva».
Il Presidente Renzi ha dichiarato che «Per
troppo tempo, a mio parere, abbiamo continuato a considerare la scuola
come una spesa, come un costo, anche oneroso» o peggio: come un
ammortizzatore sociale, per cui oggi, nelle zone a rischio dove
dovremmo avere i docenti migliori, abbiamo ben altro - «e non come un
investimento nel capitale umano del Paese, cioè nel suo futuro».
Se queste parole sono frutto di una vera convinzione, credo sia
necessario attendere provvedimenti che vadano in questa direzione di
sviluppo e di crescita.
Gli annunciati blocchi dei contratti, la riduzione delle risorse, il
continuare ad avere a scuola persone che non si stanno bene e non sono
contente di lavorare con e per i ragazzi (quota 96) certamente non
costituiscono delle positive promesse per il miracolo della meraviglia,
e per il tanto atteso decreto del 29 agosto, che ha come obiettivo una
"scuola di qualità per tutti", sperando che non resti una chimera.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it
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