Creolina nelle scuole: la punta dell’iceberg del malessere giovanile?
Data: Venerdì, 01 novembre 2013 ore 07:00:00 CET Argomento: Redazione
La
scuola, un tempo, iniziava il primo di ottobre. Un tempo nelle
scuole si respirava qualcosa, ma NON era l’odore pungente della
creolina. Si respirava rispetto, voglia di studiare, speranza di
crescere, di divenire “qualcuno”, o, magari, soltanto “se stessi”,
attraverso la cultura.
Era una illusione? Non mi sento di assentire. Per quanto la mia età
dovrebbe tenermi a distanza dalla mia giovinezza, questo non è mai,
fortunatamente, accaduto. C’è in me una parte di quella ragazzina che
non amava andare a scuola la mattina, ma credeva nella cultura e ci
andava lo stesso. Di quella ragazzina che tornava a posto di corsa al
suono delle chiavi che il professore di architettura faceva
(appositamente?), tintinnare, nel corridoio. Di quella ragazzina che
oggi legge negli occhi dei suoi e delle sue ragazzini/e lo sperduto
rancore di una assenza ingiustificata: quella del potere ancora credere
negli adulti.
Leggendo i giornali, se anche non si ha la “fortuna” di trovarvisi di
persona, sembra di essere (soltanto in Campania?), su di un fronte di
guerra:
“Nocera Inferiore, creolina nelle
scuole: denunciati due
giovani. Creolina a scuola. Stamattina anche il liceo Alberti colpito
dai teppisti. POMIGLIANO. Atti di vandalismo nell'istituto tecnico
industriale Barsanti: Creolina al Siani Creolina tossica tra i banchi
di scuola: studenti che svengono e caos presso l’Istituto superiore
“Giacarlo Siani”, nel quartiere Vomero a Napoli.”
Non posso
dimenticare neanche, però, che il mio era anche il tempo delle
manifestazioni studentesche. Partita negli anni ’60, con il boom
economico ed in teoria con situazioni ben diverse da quelle vissute
oggi, si assistette ad una sorta di rifiuto ideologico in quanto la
società era vista come manipolatrice mediante il dominio nascosto nella
pubblicità e nei mass media. Vi fu un ritorno alle ideologie
rivoluzionarie di matrice marxista e negli anni ’60 e ’70 prese piede
un netto rifiuto delle convenzioni, che si configurò, ed è ricordato in
molti film, con gli hippy e la realizzazione di una cultura alternativa
vicina alla non violenza ed alla religiosità orientale (buddismo,
induismo), con un aperto consumo di droghe leggere e
messaggi della nuova musica. Ci fermiamo qui. Ritorniamo invece a
guardare negli occhi dei nostri giovani, laddove, in primis, dobbiamo
chiederci. “cosa si nasconde dietro questa asfissiante forma di non
violenza?”
Facile accusare gruppetti di facinorosi. Facile parlare di
“bravi ragazzi” che vorrebbero studiare ed essere in classe e
“subiscono” la cattiveria dei soliti “compagni cattivi”. Non è così.
Quando, con molto lavoro, invero, mi conquisto la “vera” attenzione dei
miei allievi. Quando, dopo che i miei addominali si sono stressati come
se avessi fatto un incontro di calcio, restando però sorridente e
convinta, e termino una lezione in cui gli allievi “c’erano davvero” ed
uno di loro, prima di uscire di corsa per la campanella, mi dice quasi
di nascosto:-“Siete una persona intelligente, avete fatto una bella
lezione”, come diceva mia suocera “mi sento tre palmi da terra”. Ma
ricado in breve: le nostre programmazioni non vengono condotte in porto
(benché regolarmente trascritte a computer, benché inserite nel
registro elettronico ultimo grido), non riusciamo a mettere voti sul
quel registro (prima su quello cartaceo, acquistato da noi, poi
sull’altro…), dobbiamo fare l’appello in cortile, perché per l’ennesima
volta ed addirittura durante le ore di scuola, hanno versato la
creolina. Non ce la facciamo davvero più. La creolina è la punta di un
iceberg che si nasconde dietro quei banchi vuoti al mattino “prima” che
il fatto avvenga. Vuoti, perché? Chi mancava all’appello già sapeva
cosa sarebbe accaduto?
E’ la punta di un iceberg: i ragazzi non amano
la scuola. Non sono a loro agio.
Non credono nel futuro che la scuola
può offrire loro. Non credono in noi adulti, che li stiamo deludendo a
tutti i livelli, compreso quello di far credere loro che la vita delle
pubblicità sia una vita autentica. Non credono più in molte delle loro
famiglie, sgretolate dal caos della vita quotidiana. Non credono nei
valori, non ne hanno più bisogno in quanto gli abbiamo fatto credere
che si potesse farne a meno. Siamo noi la loro creolina: puzziamo di
imbroglio, di delusione,e togliamo loro il futuro. Non dobbiamo
combattere la creolina nelle scuole con carabinieri, polizia,
ambulanze, antiveleni, e quanto altro. Occorre dialogo, comprensione ed
una attenta verifica di cosa sia diventata la scuola italiana.
Bianca Fasano
fasanobi@libero.it
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