L’agenda Monti: un ostacolo per l’innovazione scolastica
Data: Lunedì, 31 dicembre 2012 ore 08:00:00 CET Argomento: Opinioni
Il senatore Monti
ha scritto nell’agenda che
“La scuola e l’università
sono le chiavi per far ripartire il Paese e renderlo più capace di
affrontare le sfide globali”.
Una dichiarazione di principio condivisibile, in quanto generale,
astratta e quindi vacua. Non si dice quali siano le strategie,i modi, i
tempi, le risorse per conseguire gli obbiettivi. In mancanza di queste
notizie è difficile esprimere approvazione o dissenso. Questo scritto
si limita alle proposte dell’agenda Monti a proposito delle
problematiche della scuola.
“Il modello organizzativo
deve cambiare puntando su autonomia e responsabilità come principi
fondanti”.
Questa affermazione é contraddetta nel programma elettorale, qui di
seguito commentato.
Un’affermazione generica, astratta, che non si fa carico del vulnus
dell’apparato scolastico: l’elusione della legge.
La giustificazione di questo addebito è in rete:
- “Coraggio! Organizziamo le scuole” che indica un itinerario per
disegnare una struttura decisionale conforme alla legge;
- “Insegnare matematica dopo il riordino” che interpreta la norma
fondante l’autonomia delle istituzioni scolastiche;
- “La scuola rivedrà le stelle?” che mostra la via che conduce alla
definizione di una terminologia univoca e condivisa.
“C’è bisogno di invertire
la rotta. Per questo bisogna prendere l’istruzione sul serio. Serve
rompere uno schema culturale per cui il valore dello studio e della
ricerca e il significato della professione di insegnante sono stati
mortificati”.
“Occorre inserire con
gradualità meccanismi di incentivazione degli insegnanti, ad esempio
attraverso un premio economico annuale agli insegnanti che hanno
raggiunto i migliori risultati”.
L’inversione di rotta e la rottura dello schema culturale sono già
sanciti dalla legge la quale recita che il sistema educativo è
finalizzato alla promozione delle capacità e delle competenze dei
giovani. La coerente applicazione della norma implica l’ideazione di
processi d’apprendimento unitari e la progettazione della
didattica in chiave laboratoriale: le competenze non possono essere
insegnate, vanno sollecitate e consolidate attraverso l’esercizio. La
riqualificazione del lavoro scolastico può avvenire se e solo se la sua
natura sarà riconosciuta e se il servizio sarà organizzato secondo le
scienze dell’amministrazione, che il legislatore ha fatto proprie. La
legge, infatti, ha ridisegnato la scuola assumendo un’ottica sistemica,
ha riconosciuto la complessità del problema educativo, ha fatto della
collegialità la chiave di volta.
Il lavoro scolastico riconquisterà la dignità perduta a condizione che
i docenti si riapproprino dell’origine e del senso del proprio lavoro e
ritirino la delega in bianco conferita agli editori.
Quanto prescritto dalla legge è agli antipodi dell’agenda Monti che
ripropone la parcellizzazione della gestione scolastica, che introduce
incentivi economici e che ancora la didattica al modello universitario,
inefficace per la scuola.
Per approfondire si vedano in rete le argomentazioni relative a:
- i cambiamenti strutturali introdotti a partire dal 1969: “La
scuola del XXI secolo”;
- il merito nella scuola: “Ricordati .. per il merito a scuola ..
2+2=5”;
- l’ideazione del Piano dell’Offerta Formativa: “La promozione
delle competenze”;
- le responsabilità degli insegnanti nella scuola contemporanea:
“La professionalità dei docenti: un campo inesplorato”.
“Gli insegnanti devono
essere rimotivati e il loro contributo riconosciuto, investendo sulla
qualità”.
“Da subito occorre
completare e rafforzare il nuovo sistema di valutazione centrato su
Invalsi e Indire, basato su indici di performance oggettivi e calibrati
sul bacino di utenza e dei livelli di entrata degli studenti”.
Queste due proposizioni, riguardanti il sistema qualità, richiedono un
approfondimento: lo studio e il monitoraggio dei “processi” che
caratterizzano la gestione scolastica costituiscono la necessaria
premessa alla valutazione del “prodotto” del sistema formativo.
Nelle scuole il controllo interno è pratica sconosciuta per cui
l’Invalsi e l’Indire, che esercitano il controllo esterno, risultano
essere corpi estranei, incapaci di elevare la qualità del servizio.
Per approfondire si consulti in rete:
- “Autonomia, organizzazione, qualità: un trinomio inscindibile”
che descrive come nelle scuole il controllo di qualità sia stato
sterilizzato, ridotto a puro formalismo;
- “Prove Invalsi: un’occasione per ristrutturare la scuola” che
suggerisce come portare a unità l’attività delle scuole;
- “L’Invalsi: un edificio dalle fondamenta traballanti” che mostra
come la scuola sia vista come una entità impenetrabile, i cui processi
interni sono privi di significato.
“Occorre inserire con
gradualità meccanismi di incentivazione dei dirigenti scolastici basati
sulla valutazione del rendimento della struttura ad essi assegnata”
E’ assente la cultura sistemica, riferimento certo, che ha ispirato la
nuova denominazione dell’istituzione scolastica: sistema educativo di
istruzione e di formazione.
La struttura gerarchico-lineare è la forma organizzativa sottesa, forma
da tempo superata dalla dottrina che ha elaborato modelli dotati di
dispositivi di autoregolazione.
La proposta di premiare i dirigenti è divergente rispetto alla norma di
legge che “rafforza il principio di distinzione tra le funzioni di
indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di
gestione amministrativa spettanti alla dirigenza”.
Per approfondire si veda in rete:
“La funzione dirigenziale” che sostiene la necessità di collocare la
struttura scolastica nello spazio tridimensionale abbandonando i
modelli che l’appiattiscono nello spazio bidimensionale.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it
|
|