Ufficio Stampa
Roma, 23 settembre 2011
Dichiarazione del ministro Mariastella
Gelmini
"La scoperta del Cern di Ginevra e dell'Istituto Nazionale di Fisica
Nucleare è un avvenimento scientifico di fondamentale importanza."
Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori
di un esperimento storico. Sono profondamente grata a tutti i
ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà
il volto della fisica moderna.
Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la
ricerca scientifica di tutto il mondo.
Alla costruzione del tunnel tra il
Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto
l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi
stimabile intorno ai 45 milioni di euro.
Inoltre, oggi l'Italia sostiene il
Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di
euro l'anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si
tratta di una scelta giusta e lungimirante".
La
Stampa di Torino 24/09/2011
"Tunnel tra il Cern e il Gran Sasso"
La nota sul sito del ministero in rete è già un cult. La gaffe della
Gelmini sul «tunnel tra il Cern e il Gran Sasso» sta facendo il giro
del Web. Sui Twitter l'hashtag "#tunnelgelmini" sembra destinato a
scalare la classifica dei "trending topics". Tutto nasce da un
comunicato diffuso dal ministero dell'Istruzione. Nella nota il
ministro plaude alla «scoperta del Cern di Ginevra e dell'Istituto
nazionale di fisica nucleare" sui neutrini. «Un avvenimento scientifico
di fondamentale importanza». Fin qui tutto normale, ma poi arriva lo
scivolone: «Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del
Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha
contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni
di euro».
Ed è su questo passaggio che si è scatenata l'ironia della rete. I
Ricercatori per una Università Pubblica, Libera, Aperta
(www.rete29aprile.it) ironizzano così: «Non ce ne eravamo accorti, ma
il ministero dell'Istruzione dell'università e della ricerca italiano
ne è sicuro. Esiste un tunnel di 732 Km tra il Cern di Ginevra e il
Gran Sasso e non lo sapevamo». Tra i messaggi su Twitter invece si
legge: «Code di neutrini in ingresso al Gran Sasso si consigliano
percorsi alternativi», scrive Gba mediamondo. «Un attimo. Ma non è che
esiste davvero un tunnel segreto?», si chiede Ezekiel. Mentre Slan
osserva che «i neutrini hanno fatto la Tav alla faccia nostra». E
ancora. Per Fabius «il 'tunnel Gelmini' fa parte di una rete di
passaggi segreti che collegano le residenze del premier». Su Facebook è
stata aperta subito una pagina "Il tunnel della Gelmini". Le adesioni
crescono di ora in ora.
Non esiste ovviamente alcun tunnel di 780 chilometri fra Ginevra e
Abruzzo: il fascio di neutrini ha viaggiato penetrando la crosta
terrestre.
Ufficio Stampa, Roma, 24 settembre 2011
Miur, Polemica ridicola
L’ufficio stampa del Ministero precisa che, ovviamente, il tunnel di cui si
parla nel comunicato di ieri, non è per nessuna ragione intendibile
come un tunnel che collega materialmente Ginevra con il Gran Sasso.
Questo è di facile intuizione per tutti e la polemica è assolutamente
strumentale. Il tunnel a cui si fa
riferimento è quello nel quale circolano i protoni dalle cui collisioni
ha origine il fascio di neutrini che attraversando la terra raggiunge
il Gran Sasso. Alla costruzione di questo tunnel e delle
infrastrutture collegate l’Italia ha contribuito con uno stanziamento
oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro. Questa polemica è dunque
destituita di fondamento ed è assolutamente ridicola.
I
ricercatori: Pochi soldi e tanta competizione
- Si sta al gelo (sotto 1400 metri di roccia, e i contratti sono quasi
tutti a tempo determinato
- Chiara Sirignano, 38 anni, ha uno stipendio di 1500 euro
- Alessandro Paoloni, 40 anni, 1700 euro al mese, è dipen dente dei
laboratori di Frascati dell'Infn. Al Gran sasso ha curato la fase di
istallazione del detector: "Un periodo febbrile di lavoro, dalle 9 alle
19". Coltiva un rapporto quasi di famiglia col suo detector e spera di
poter lavorare un po' di più all'analisi dei dati. ma si sente oppresso
dalla burocrazia e da montagne di carte: anche comperare un
alimentaatore del computer da 70 euro pare un affare di Stato
- Dice Paoloni: "Perfino nei momentim più duri resta la sensazione di
fare quello che si è scelto di fare"
- Il MIUR dovrebbe preoccuparsi di più della ricerca, non solo a parole
e spot elettoral governativi !
(a cura di
Giovanni Sicali)
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