Sant'Agata modello di vita buona per i giovani
Data: Sabato, 05 febbraio 2011 ore 13:19:22 CET
Argomento: Redazione


«Agata significa “buona” e perciò questa giovane santa catanese, già nel suo nome ma soprattutto con la sua esemplare testimonianza, ci spinge ad alzare lo sguardo verso la fonte di ogni bontà: Dio, bontà infinita. Agata ha creduto alla bontà di Dio; l’ha mostrata alle persone del suo tempo non solo con il nome che portava, ma soprattutto con la vita buona che conduceva». Sono le parole di Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo di Catania, pronunciate ieri pomeriggio nell’annuale discorso alla città durante i festeggiamenti per Sant’Agata. Parole dirette ai devoti, ai turisti, agli amministratori, alla Chiesa etnea, che la Patrona ha testimoniato con il dono della sua vita.

La folla silenziosa e attenta è poi richiamata e invitata a leggere con particolare impegno gli orientamenti CEI  “Educare alla vita buona del Vangelo” per essere “buoni” come, di nome e di fatto, è stata Sant’Agata: «Infatti, vogliamo onorare veramente la Santa Patrona cercando di imitarla, impegnandoci, come Lei, nella vita buona del Vangelo». Nella seconda parte il discorso si allarga ancor più ad una dimensione ecclesiale, con riferimento agli ambiti di riflessione del Convegno di Verona del 2006 che «indica “cinque percorsi di vita buona” che possiamo intraprendere nella nostra vita quotidiana». Il primo tema, l’affettività, è particolarmente rivolto dal Pastore catanese ai giovani e contro i cattivi modelli della nostra società: «Guardando a Lei che ha saputo vincere le subdole e peccaminose insidie del potente Quinziano, i giovani delle nostre famiglie trovano un bell’esempio per vincere la cultura moralmente inquinata che li circonda per impegnarsi a vivere quei valori ed ideali di cui è invece ricca la loro giovinezza». Per vincere le forze del male che tentavano di circuirla, Agata seppe fare della fragilità, altro tema di Verona, una risorsa, abbandonandosi all’Amore di Dio, così continua Gristina: «La coscienza della fragilità umana che è in tutti noi ci induca a fare di Dio il nostro sostegno e la causa della nostra vittoria sui mali che ci circondano e che spesso sono anche dentro di noi».  L’ambito del “lavoro” coniugato con la “festa” è particolarmente delicato e diventa preghiera comunitaria, preparata da un gruppo di movimenti e associazioni catanesi, per «ritrovare il senso della vita fatta di impegno e di fatica ma anche di partecipazione, di solidarietà e di collaborazione in favore di chi è in cerca di lavoro, di salute, di serenità e di pace». Il percorso sulla “tradizione” tocca l’essenzialità della festa della Patrona, perché sempre più si celebri la fede in Cristo con speranza,  intraprendenza, cultura, coraggio, ricercando la bellezza spirituale, artistica, sociale e pastorale. «Se i nostri padri lungo i secoli ci hanno lasciato in eredità il saluto “cittadini, viva Sant’Agata”, - conclude l’Arcivescovo - certamente è perché nella martire catanese hanno saputo vedere una santa non solo ricca di spiritualità, ma anche ricolma di virtù umane, e pertanto modello di ogni cristiano che vuole battersi per i valori e gli ideali legati alla verità, alla giustizia, alla pace, al dovere, alla condivisione, all’amore fraterno. Per questo dobbiamo sempre più avvertire la necessità di educarci e di educare alla cittadinanza responsabile». Oggi, memoria liturgica della martire, alle ore 10.15 in cattedrale il Card. Paolo Romeo, Arcivescovo di Palermo, e i Vescovi di Sicilia celebreranno la messa pontificale, poi la festa continuerà per le vie di Catania.

Marco Pappalardo







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