A proposito della seconda lingua comunitaria
Data: Marted́, 20 gennaio 2009 ore 14:54:50 CET
Argomento: Opinioni


Non ci soffermiamo sul fatto che la circolare sulle iscrizioni venga ritenuta illegittima da molte fonti perché ancora non approvata dal Parlamento e perché non è stato sentito il parere degli Enti locali, vorremmo tuttavia esaminare solamente quella parte in cui si lascia alle famiglie la scelta del potenziamento della lingua inglese a danno delle due ore di un’altra lingua comunitaria (tedesco, francese, spagnolo) relativamente alla iscrizione alla secondaria di primo grado. Sorvolando dunque sulle motivazioni, scellerate, del Ministero, con questo decreto da un lato si mette alle strette il compito e il ruolo del collegio dei docenti all’interno di ciascuna scuola autonoma e dall’altro si penalizza, umiliandolo, l’insegnante di L2. In altri termini, dando ai genitori la facoltà di scelta tra 5 ore di inglese (3+ 2 delle seconda lingua) o delle 2 ore di una seconda lingua comunitaria, si demanda alla scuola il compito di darsi un progetto linguistico al suo interno, nel senso che aspetterà al collegio dei docenti stabilire se le cattedre di L2 debbano essere ballerine, cioè basate sul bradisismo delle scelte annuali, oppure stabili secondo una architettura di offerta didattica coerente e collegialmente stabilita. Gli insegnanti dunque dovrebbero, prima del termine delle iscrizioni e o in modo definitivo o annualmente, deliberare cosa intendono fare delle lingue stranere: se accogliere tutte o una parte delle richieste relativamente al solo inglese o all’inglese più la seconda lingua, considerando pure quale lingua straniera fra le tre più diffuse come il portoghese o il finlandese o perfino il polacco essendo anche loro lingue comunitarie. In termini teorici appare una operazione abbastanza semplice, anche se stressante e capziosa, ma nella prassi quotidiana di ciascuna scuola questo tipo di delibera è la miccia più sensibile per fare scoppiare malumori e proteste. Infatti di fronte a tale dilemma, e visto pure il pressing delle famiglie, ci sarà sempre qualche collega garibaldino che sbandierando la libertà di scelta delle famiglie soffierà sullo spauracchio della diserzioni dell’utenza verso altre scuole più liberali, mentre i docenti di L2 si sentiranno in grande disagio per le paventate conseguenze. In tempi di penuria di iscrizioni ogni stratagemma è buono per allettare clienti, per cui ingessare l’offerta formativa seconda un progetto linguistico condiviso dai docenti a molti apparirebbe limitativo e quindi rischioso per attirare e aumentare il numero degli alunni. Da qui la giusta protesta dei docenti di seconda lingua straniera che si sarebbero invece attesi da parte del ministero più certezze in ordine proprio all’obbligatorietà di un’altra lingua differente dall’inglese e introdotta proporzionale al numero delle classi. Se si riflette infatti, mentre tutte le altre discipline sono obbligatorie e nessuno può derogarne la scelta, per le lingue straniere invece bisogna assistere a questa danza grottesca per cui la cattedra, e quindi la stabilità morale e politica del docente, dipende dalle bizze del momento o dalle mode, per cui se oggi va di moda lo spagnolo si accenderanno mille cattedre madrilene e se domani balzerà alle cronache il tedesco si spegneranno quelle per accedere Berlino. A rifletterci un poco ci sembra bizzarro, oltre che ingiusto per docenti che da anni insegnano lingua straniera 2, attendere nel banchetto, come il salumiere, le scelte dei clienti, ma ci dà pure l’idea della distanza del ministero nei confronti di questi professori che non vengono presi nemmeno in considerazione in omaggio a una ragion di stato che stride però con lo stato di ragione.
PASQUALE ALMIRANTE






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