Scontro a Palazzo Chigi sul progetto per materne ed elementari. Il ministro
incontra Berlusconi per un chiarimento Il governo le nega la
sperimentazione a settembre Ad adottare il nuovo modello scolastico saranno solo
pochi istituti in tutta Italia
ROMA
- Giornata nera, ieri, per il ministro Moratti: la riforma slitta, la
sperimentazione salta e la scuola a settembre inizierà così come si era
conclusa, senza esperimenti e novità. Il Consiglio dei ministri non ha dato il
via libera alla richiesta fatta dal ministro dell´Istruzione di poter anticipare
alcuni contenuti della riforma, senza aspettare l´iter parlamentare. Sulla
questione c´è stato scontro proprio alla fine del Consiglio dei ministri, una
"bagarre" che ha visto contrapposti Letizia Moratti e diversi ministri, tra cui,
Gianfranco Fini, Giulio Tremonti, Carlo Giovanardi e Giuliano Urbani. La
riforma, si è deciso, verrà sperimentata solo in poche realtà e, soprattutto,
non ci sarà la possibilità per tutte le scuole di anticipare l´età di ingresso
alle elementari.
Il progetto della Moratti, che aveva già trovato ostile e preoccupato il mondo
della scuola, ha ricevuto un no anche dal governo. Un rifiuto difficile da
accettare per il ministro che ancora non è riuscita ad "incassare" nessun
risultato, un no che peserà sul futuro tanto che nel pomeriggio di ieri
Berlusconi e la Moratti hanno avuto un incontro per un chiarimento.
Concluso il Consiglio dei ministri, il ministro per i Rapporti con il
Parlamento, Carlo Giovanardi ha sentito il dovere di commentare: «Per via
amministrativa si può proporre un test, nulla di più, non è possibile anticipare
la riforma scolastica senza il consenso del Parlamento, attraverso anticipazioni
di parti importanti della stessa esclusivamente con atti ministeriali». Risposta
negativa dunque alla "fretta" della Moratti.
In serata è arrivato anche un comunicato da Palazzo Chigi che dovrebbe ricucire
ma risulta gelido: «Il ministro dell´Istruzione, Letizia Moratti - si legge - ha
riferito nel Consiglio dei ministri sulla proposta di una sperimentazione
scolastica. Il Consiglio dei ministri, dopo un´ampia discussione, le ha dato
mandato di sottoporre alla Presidenza del Consiglio una proposta per una
sperimentazione limitata e contenuta soltanto a qualche unità, geograficamente
distribuita, che possa costituire un test utile ai fini della riforma».
Così, alla fine della discussione, è passata l´ipotesi che la sperimentazione
della riforma sarà limitata a pochi istituti, individuati a campione tra nord,
centro e sud.
L´opposizione commenta: «Dopo il fallimento dei suoi progetti di riforma il
ministro ha ottenuto un contentino, una manciata di scuole», ha detto la
senatrice Albertina Soliani capogruppo della Margherita alla Commissione
istruzione. E Maria Chiara Acciarini dei Ds: «Non appare chiaro con quali
risorse finanziarie sarà fatta la sperimentazione, tanto che il ministro non
immette in ruolo gli insegnanti e continua con i tagli». Intanto rimangono i
problemi di sempre. La Cgil-scuola protesta, le nomine dei supplenti sono in
forte ritardo. «I ritardi nelle nomine, la maggior parte delle quali avrebbe
dovuto essere conclusa entro la fine di luglio, sono addebitabili esclusivamente
alle scelte politiche come, ad esempio, le modifiche dei punteggi».
MARINA CAVALLIERI
da Repubblica Sabato, 3 Agosto 2002
La posizione dell'ANCI, l'associazione dei Comuni e delle Provincie coinvolte
nella sperimentazione.
In
presenza di un ormai certo rinvio a settembre della discussione parlamentare
sulla riforma Moratti, il Miur sta preparando i decreti per rendere applicabile,
già dall’anno scolastico 2002/2003, i contenuti della riforma ed ha ritenuto
utile informare l’Anci della richiesta di sperimentazione avanzata da alcune
scuole materne ed elementari.
Il Ministero ha fatto presente che anche da Comuni, di grandi e piccole
dimensioni, in cui maggiore è la necessità di dare risposte alla carenza di
strutture per la prima infanzia, sono giunte richieste di procedere ad una
sperimentazione che consenta di venire incontro alle esigenze delle famiglie.
Il Miur intende quindi partire per verificare modalità e costi.
Il rischio di una sperimentazione diversificata e senza regole condivise è
quindi forte perché la sola clausola prevista negli emanandi decreti è che la
sperimentazione possa realizzarsi dopo la stipula di accordi locali.
Ma questo secondo l’Anci è solo uno degli aspetti che salvaguardano una buona
sperimentazione.
Ce ne sono molti altri che vanno tenuti presenti: il rapporto numerico
educatori-bambini; personale qualificato; ambienti idonei; materiale
strutturato, tempi per la realizzazione etc, etc, tutte quelle ragioni che
avevano indotto l’Anci a dare un parere negativo all’introduzione di una novità
nell’intero territorio nazionale, non sufficientemente preparata.
Ed è evidente che a pochi giorni dall’avvio dell’anno scolastico non si
improvvisa una preparazione su larga scala.
Ma sembra che il Miur sia disponibile a ragionare anche per piccoli passi.
Accetterebbe anche una sperimentazione le cui caratteristiche di qualità e
fattibilità vengano stabilite in accordo con i Comuni che hanno una esperienza
di sperimentazioni già avviate in diverse modalità e che quindi possono fornire
i risultati di esperienze significative e che dovranno sostenere in parte gli
oneri delle nuove sperimentazioni.
E questo vale sia per le scuole materne statali che per le scuole materne
comunali, per cui i comuni sono titolari delle competenze sulla edilizia, sugli
arredi, sui trasporti e sulla refezione scolastica, voci incise dai nuovi
arrivi, che dovrebbero scompaginare accordi e gare ormai definite per la
fornitura dei servizi del prossimo anno scolastico.
Ma ormai si è capito che si può stare tranquilli, per settembre la legge non ci
sarà, quindi tutto rimarrà come prima.
E se anche il Ministero adottasse un Decreto non potrebbe che autorizzare una
sperimentazione del tutto volontaria, mai rendere obbligatorio un servizio non
previsto dalla legge.
Una sperimentazione che dovrà comunque rispondere a caratteristiche di qualità e
quantità che dovranno trovare d’accordo i comuni, che in questi anni hanno
dedicato attenzione e risorse alla realizzazione di servizi per la prima e
seconda infanzia.
Diversamente, come già per il resto della Riforma, l’Anci non potrà che
esprimere intera la sua contrarietà all’avvio di una sperimentazione che non
garantisca gli enti e l’utenza.
I Comuni infatti, titolari anche di una propria funzione normativa per
l’organizzazione dei servizi, ritengono che non si possa incidere con decreti
ministeriali in una consolidata normativa e su competenze esclusive, come quelle
sull’istruzione e sul diritto allo studio
I MATERIALI E I DOCUMENTI DA CONSULTARE
Nell'allegato "file" "zippato": Sperimentazione
- la documentazione ufficialmente fornita dal MIUR all'Ufficio di Presidenza del CNPI, allegata alla richiesta di parere sulla Sperimentazione Nazionale concernente l'anticipo fin dall'anno scolastico 2002/2003 di alcuni aspetti del disegno di legge di delega 1306 di riforma del sistema scolastico e formativo;
1) la richiesta di parere al CNPI;
3) le “indicazioni nazionali per i piani personalizzati delle attività educative
nelle scuole dell’infanzia”;
4) le “raccomandazioni per lo svolgimento delle attività educative e didattiche
nelle scuole dell’infanzia del sistema nazionale di istruzione”;
5) le “indicazioni nazionali per i piani di studio personalizzati nella scuola
primaria”;
6) le “raccomandazioni per l’attuazione delle indicazioni nazionali per i piani
di studio personalizzati nella scuola primaria”;
7) il “profilo educativo, culturale e professionale dello studente alla fine del
primo ciclo di istruzione (6-14 anni)”;