Fulvio Fammoni, segretario nazionale della Cgil, ed Enrico Panini, segretario generale della Flc-Cgil avvertono in una dichiarazione congiunta: «Apprendiamo dai mezzi di informazione che il consiglio dei ministri, nella seduta di venerdì 27 maggio, approverà lo schema di decreto legislativo relativo al nuovo assetto della scuola secondaria superiore». Quale sia il testo che sarà portato in Consiglio, esclusa una ristretta cerchia, nessuno sa considerato che ormai siamo alla decima versione. Da ciò che si evince - osservano comunque - non cambia la sostanza di un provvedimento da noi già duramente contestato in relazione alle principali scelte di merito (differenziazione della secondaria in percorsi paralleli e distinti; forte indebolimento dell'asse tecnico; annullamento del ruolo e dell'identità dell'istruzione professionale). La questione certa è che venerdì prossimo, se il decreto legislativo sarà approvato, si consumerà ciò che noi giudichiamo essere uno strappo istituzionale molto grave. Il Governo, infatti - spiegano - presenta uno schema di Decreto legislativo senza alcun confronto con le Confederazioni e i sindacati di categoria. Infatti, l' ultimo incontro risale a molti mesi fa e poi più nulla. La scuola diventa così una proprietà privata della maggioranza e del Ministro per cui non si avverte neanche l'esigenza di dare sostanza al confronto con le parti sociali».
Il provvedimento, del quale sono state sfornate una decina di versioni, è ancora in queste ore alle limature finali, soprattutto nella parte che riguarda la copertura finanziaria (già ipotizzata in una delle ultime bozze in circa 93 milioni di euro, oltre 24 mln per il 2006 e più di 68 mln dal 2007) da concordare con il dicastero dell'Economia. Uno dei punti più controversi rimane la divisione in due canali «di pari dignità»: i licei, che hanno un carattere maggiormente propedeutico all'università, e l'istruzione e formazione professionale che è più mirata all'immediato ingresso nel mondo del lavoro. Il canale della formazione professionale è di competenza delle regioni stabilendo però livelli essenziali di durata del percorso, prestazioni e qualificazione dei docenti. Le Regioni perciò saranno autonome nella gestione e nell'organizzazione dell'offerta formativa, ma all'interno di standard nazionali fissati in sede di conferenza Stato-Regioni. Altri problemi da risolvere riguardano l’istituzione di campus che, si legge all’art.1, dovrebbero essere organizzati «Per la realizzazione delle finalità dell'intero sistema educativo e per l'attuazione di un forte legame con il mondo del lavoro, dell'economia e delle professioni».
Un trattamento «sicuramente gravissimo sul piano istituzionale», secondo la Cgil, è stato riservato alle Regioni: «Nessun incontro con le Regioni su una materia che vede una loro competenza costituzionale e un loro interesse oggettivo molto forte». «Ora ci sono, dopo le elezioni dello scorso aprile, i nuovi Consigli regionali, i nuovi Presidenti e, in molti casi, i nuovi Assessori e non si avverte l'esigenza - fanno notare Fammoni e Panini - di un incontro vero prima del Consiglio dei Ministri! Insomma, le Regioni sono relegate nei loggioni con tutti gli altri soggetti in attesa che - concludono - chi può decida per poi graziosamente sentire le osservazioni». L’assessore della regione toscana all'Istruzione, formazione e lavoro Gianfranco Simoncini ha scritto una lettera aperta al ministro Moratti per chiedere di realizzare subito incontri tecnici bilaterali tra Ministero della Pubblica Istruzione e Regione Toscana per definire le intese necessarie sulla programmazione scolastica dopo che la corte costituzionale ha attribuito competenze in materia alle regioni. Simoncini ricorda come il silenzio che il ministero ha fatto calare sull’argomento sia dannoso e rischi di sfociare in un conflitto istituzionale.
Anche i Ds si fanno sapere indignati dell'atteggiamento del ministro e del modo in cui la riforma viene portata avanti: «Apprendiamo che il ministro Moratti intende far approvare dal Cdm di venerdì l'ennesima bozza di decreto sulla scuola superiore. Sarebbe un atto di arroganza, non solo rispetto alle forze politiche di opposizione, ma anche alle forze sociali che sul quel decreto hanno avanzato serie e motivate obiezioni».Lo afferma Andrea Ranieri, responsabile Scuola, Università e Ricerca della Segreteria nazionale della quercia. «Ma il fatto più grave - prosegue - è che l'eventuale approvazione di quel testo costituirebbe un pesante strappo istituzionale con le regioni, che su questo decreto devono esprimere non solo un parere, ma sono piuttosto chiamate a una intesa. Una approvazione di un testo del decreto mai presentato alle regioni sarebbe viziata da palese incostituzionalità. Un'altra scelta avventurista di un governo morente - conclude Ranieri - per spingere la scuola pubblica italiana nel caos».
da "L'Unità"