A scuola a luglio e agosto? Dal Sam Gilda
Risposta a una domanda NON troppo ovvia
Una dirigente scolastica ha inventato un nuovo e bizzarro impegno gratuito dei docenti.
Scrive ai docenti che: “Nei periodi non coperti da ferie saranno messi all’albo avvisi di presentazione in segreteria per i singoli interessati” .
Da quel che si comprende l’ operosa dirigente pretenderebbe che nei mesi di luglio e agosto, in cui non c'è nulla di programmato neppure dai collegi dei docenti più masochisti, gli insegnanti facciano la spola tra casa e scuola per vedere se all'albo qualcuno abbia esposto il loro nome per presentarsi in segreteria, non si sa né a fare che, né perchè.
Una specie di reperibilità forzata, che tutte le categorie di lavoratori si vedono remunerata e che ai docenti è richiesta, spesso durante l'anno scolastico per le più diverse ragioni, dalla festa di fine anno fuori dall'orario di servizio, ai corsi più strani e chi più ne ha più ne metta.
Questa comunicazione sugli "avvisi di presentazione" , sulla cui illegittimità spero non occorra dissertare, sono l’ultimo saluto ai docenti di una scuola prima delle vacanze, è un po’ come ricordare loro quelle ferie fatte “di straforo” , attenuante storica dei nostri stipendi da fame, atteggiamento che ricorda tristi periodi in cui i"deviazionisti" venivano inviati al lavoro manuale per la rieducazione.
Viviamo una totale svalutazione del ruolo dell’insegnante da parte della collettività:dal luogo comune dei "tre mesi di ferie", all’orario di lavoro “ridotto”, sempre sentito come lavoro a tempo parziale, persino dai sindacati confederali, firmatari, non per nulla, di contratti che, negli anni, hanno sempre peggiorato le nostre condizioni lavorative. Comprendo che questo possa essere un pensiero di chi non vive e conosce la nostra professione, ma m’indigno profondamente che sia una dirigente, una che è stata collega, a far notare questo piccolo ultimo privilegio che ci rimane.
Non sa questa dirigente che siamo noi tra i primi lavoratori a sperimentare l’occupazione del tempo personale da parte degli impegni professionali (correggere i compiti, preparare le lezioni), non ricorda questi ultimi anni, passati tra autonomia, riforme, baraonde certificative, mancanza di risorse e di mezzi?
L’imposizione di obblighi “morali” e atti a garantire comportamenti altrimenti non possibili è una prassi seguita da molti dirigenti scolastici.
Ci sono scuole dove nessuno ha avuto più ferie per non aver votato un progetto voluto dal dirigente scolastico, comunicazioni che sospendono la concessione di permessi per non aver dato la “volontaria” comunicazione di adesione allo sciopero, sanzioni disciplinari contro chi ha detto agli alunni di non aver gradito la proiezione di un film, convocazioni a formazioni di ogni natura in orari strampalati (Privacy – Pronto Soccorso).
E' noto che solo l'orario contrattualmente stabilito rappresenta il confine tra il momento in cui un insegnante è soggetto al potere organizzativo e direttivo del datore di lavoro, e il momento in cui il lavoratore è libero da tale potere.
Dunque siamo soggetti all'ordine, impartito dal dirigente, solo nel lasso di tempo contrassegnato dall'orario di lavoro; al di fuori di esso, sembra ovvio ma non lo è in molte scuole, il lavoratore non è soggetto né a questa né ad altre manifestazioni di potere pseudo-imprenditoriale.
Il potere di gestione del personale secondo i canoni del privato datore di lavoro, adottato nell’impiego pubblico a partire dal D.lgs. n. 29/93, non dispensa il dirigente ( nella qualità di datore di lavoro ) dal fornire opportuna motivazione dei provvedimenti organizzativi.
Nel caso specifico non esiste alcuna ragione plausibile e non sarà difficile far revocare un simile atto, in altri casi è necessario avviare un contenzioso per difendere tutti i colleghi che lavorano oltre i limiti imposti dal Contratto.
Gli ultimi giorni si scuola non ci colgano impreparati: il servizio dev’essere limitato alle sole attività previste dal piano annuale delle attività votato a settembre scorso.
Nessuna norma prevede “avvisi di presentazione” a scuola nei periodi di sospensione delle lezioni, fin dal lontano 1987 (Sentenza Consiglio di Stato 8 maggio 1987, n. 173) e nessun dirigente scolastico può obbligare i docenti a inutili presenze a scuola.
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