Siniscalco tratta sulle assunzioni
ItaliaOggi
L'Economia spinge per congelare la ricostruzione di carriera
Cercasi intesa nel governo per assumere 63 mila insegnanti a tempo indeterminato a partire dal prossimo anno. Secondo quanto risulta a ItaliaOggi, il ministero del tesoro avrebbe ricevuto in questi giorni una bozza di decreto dal dicastero dell'istruzione con la quale si chiede l'autorizzazione a coprire circa il 65% dei posti vuoti negli organici di diritto. Il provvedimento è stato esaminato dai tecnici di via XX Settembre e già rinviato a viale Trastevere con la richiesta di correttivi. Se infatti i due dicasteri concordano sull'opportunità di un nuovo piano di assunzioni, sul come procedere le posizioni sono ancora divergenti. Mentre il responsabile dell'istruzione, Letizia Moratti, vorrebbe portare a termine l'operazione senza incidere sulla ricostruzione di carriera degli insegnanti, il collega dell'economia, Domenico Siniscalco, spinge affinché il piano sia realizzato almeno per i primi cinque anni a costo zero. Il primo a lanciare l'ipotesi di un congelamento della ricostruzione di carriera come via finanziaria da percorrere per far uscire dalla precarietà gli insegnanti è stato il partito di Gianfranco Fini, Alleanza nazionale, in questo spalleggiato dal sindacato autonomo Snals Confsal.
´C'è una situazione di precariato che va assolutamente risolta', aveva spiegato Giuseppe Valditara, responsabile scuola di An al senato, chiarendo le priorità del partito.
Per la Moratti, invece, l'operazione va fatta, ma in modo da mettersi al riparo dalle sabbie mobili di un'eventuale guerra di barricata dei sindacati e sopra tutto delle azioni giudiziarie. Se lo scopo è quello di consegnare a fine legislatura un settore della p.a. con le carte in regole rispetto al programma elettorale di cinque anni prima, le assunzioni non possono essere subordinate a cavilli giuridici. E che la scuola sia una delle punte di diamante del governo lo stesso premier, Silvio Berlusconi, lo ha più volte ribadito.
Il decreto prevede un piano pluriennale di assunzioni, nell'ambito di quanto previsto dalla legge n. 143/2004, che dovrebbe assorbire completamente il precariato sui 90 mila posti liberi dell'organico di diritto. La partenza è fissata a settembre 2005, quando dovrebbe entrare in ruolo il primo contingente di 63 mila insegnanti, assunti per metà dalle graduatorie ordinarie e per la restante metà da quelle permanenti. Se le scadenze dovessero essere confermate, non rimane molto tempo per avviare le procedure e consentire agli uffici di sottoscrivere tutti i contratti in tempo utile per far sì che dal primo settembre ogni insegnante sia al suo posto. Anche se resta sempre la via d'uscita d'emergenza: presa di servizio in una data anche successiva, decorrenza giuridica del contratto dal primo settembre.
Ma è sulla ricostruzione di carriera che il faccia a faccia istruzione-economia prosegue nel tentativo di trovare la quadratura del cerchio.
Secondo le dichiarazioni rilasciate dal sottosegretario al Miur, Valentina Aprea, in occasione di un'interrogazione parlamentare del 14 aprile scorso, una dilazione di cinque anni per i pagamenti relativi alla ricostruzione della carriera di 90 mila docenti farebbe risparmiare allo stato circa 230 milioni di euro l'anno.
In verità già oggi le ricostruzioni sono molto lente: a fronte di uffici scolastici provinciali di piccole dimensioni che riescono a chiudere la pratica in tre anni, ce ne sono molti, grandi come Roma, che ne impiegano anche 15 di anni. La legge prevede che ogni insegnante al momento dell'assunzione in ruolo sia collocato in prima fascia, continuando dunque a guadagnare lo stesso stipendio di quand'era supplente. In questa fase, per le casse dell'economia, il costo docente di ruolo è di poco superiore rispetto al costo docente precario, visto che si tratterebbe solo di pagare il periodo estivo prima esente. Vanno però conteggiati gli anni di servizio già svolti come precari, i quali danno diritto a essere collocati in una fascia reddituale superiore e al recupero della differenza economica. Ed è da questo momento in poi che il prof di ruolo costa più del supplente. I prossimi giorni saranno decisivi per capire il destino del provvedimento, strettamente legato ai rapporti di forza interni alla maggioranza. E al piano di rilancio della coalizione in vista delle elezioni politiche del 2006
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