Difficile
condividere il compiacimento e l'entusiasmo dell'Esecutivo che, in
tempi record, ha definito le bozze dei decreti che dovranno completare
l'attuazione della riforma del sistema scolastico, contenuta nella
Legge 107/2015. La rapidità, con cui gli atti sono stati diffusi appena
un mese dopo l'insediamento del nuovo Governo, dimostra la continuità
rigorosa con il precedente, confermata proprio in queste ore da
Gentiloni, dimenticando le pesanti ammissioni che l'ex Primo Ministro
aveva fatto rispetto agli effetti della famigerata legge sul sistema
scolastico, a partire dal reclutamento dei docenti. Ci aspettavamo
almeno qualche aggiustamento, mentre le bozze ora al vaglio delle
Commissioni parlamentari per i rituali pareri non vincolanti, risultano
rafforzare la legge di riforma, con la sua piena attuazione, senza
correttivi, nonostante i fallimenti costituiti dai piani di assunzioni
ed il concorso 2016, che hanno determinato un avvio di anno scolastico
caotico, con contenziosi a pioggia per ogni ordine di ragioni.
Sebbene proprio il MIUR sia il dicastero che ha pagato il prezzo
più alto in termine di “vittime” post referendarie, la linea già
tracciata è diventata un solco, che noi trasformeremo in trincea, per
una lotta di posizione strenua su quanto promette la bozza sulla
formazione iniziale e il reclutamento che riguarda più da vicino i
docenti delle Graduatorie d'istituto. In essa è contenuta quella che
viene definita “Fase transitoria” stravolgendo, come ormai è solito
fare il MIUR da anni, il senso comune delle stesse parole che usa.
Transitorio, conviene specificare, è quel passaggio dal vecchi al nuovo
che, in ragione del cambiamento, permette di tenere conto del pregresso
consentendo di scivolare dentro il nuovo in maniera graduale, nel
rispetto di ciò che è dato e, soprattutto, delle persone che coinvolge.
Nel caso di noi docenti precari delle Graduatorie d'istituto, quindi,
dovrebbe permettere di tenere conto del nostro profilo consolidato e
chiaro, sebbene frutto di stratificazioni normative che hanno definito
il nostro accesso alla professione, una professione esercitata
continuativamente, dato accentuato dall'utilizzo massiccio di docenti
da queste graduatorie proprio nell'anno che doveva essere di svolta del
sistema.
Una professionalità acquisita, dunque, con i titoli di accesso alla
professione e, soprattutto, esercitata da lungo tempo, in base ai
contratti stipulati con l'amministrazione che, con atti formali, ci
disconosce e ci umilia. Leggendo bene il testo presentato alle
Commissioni, infatti, si vede fin troppo bene che si pretende di
incardinare docenti con titoli e servizio in un percorso
tutt'altro che transitorio a partire da subito, prima che il nuovo
sistema di formazione e reclutamento vada a regime, presumibilmente dal
2020, come recita il testo stesso. Per noi docenti precari delle
Graduatorie d'istituto, si prevede la riserva di una quota parte di
posti in un ipotetico concorso destinato agli aspiranti docenti.
Quindi, docenti già in servizio, una parte dei quali abilitati in base
a corsi definiti dallo stesso MIUR e docenti di III fascia che, invece,
dovranno avere almeno 36 mesi di servizio, per avere uno “sconto della
pena”.
Ma questo parametro, in base alla normativa europea, ratificata anche
in Italia, determina il logico diritto al riconoscimento professionale
e persino alla stabilizzazione, già dal 1999, dopo anni di reiterato
sfruttamento. Invece, per gli uni e per gli altri, il Ministero prevede
un percorso subordinato a scampoli di spazio ritagliati nell'ambito
della formazione iniziale per gli spiranti docenti, in un concorso, che
forse sarà emanato nel 2020, almeno così recita il comma 1 della Fase
transitoria, dopo titoli conseguiti a proprie spese e, non secondario,
l'esercizio della professione di docente a pieno titolo per anni. E in
cosa consiste questo sconto? Nella frequenza di un tirocinio, ovvero un
rapporto subordinato a colleghi con cui si sta lavorando gomito a
gomito, condividendo responsabilità, mansioni ed obblighi, con
contratto di formazione. Un oltraggio per gli alunni che ci hanno visto
docenti curricolari, per le loro famiglie, per la società intera, che
vedrà retrocedere professionalmente professionisti della scuola per il
solo gusto di prolungarne l'agonia.
Sfruttamento a tempo indeterminato, quello che si preannuncia, specie
se si somma questo provvedimento con i commi 131-133 della legge 107
che prevedono l'impossibilità di stipulare contratti con docenti che
abbiano già raggiunto i 36 mesi di servizio. Riassumendo, secondo il
MIUR, la fase transitoria per professionisti precari sarebbe: un
concorso per accedere ad un tirocinio e, nel frattempo, chi avrà
maturato 36 mesi di servizio e non supererà le selezioni, sarà, per
legge, bellamente defenestrato! Siamo all'assurdo, alla realtà
separata... Un processo a marcia indietro, sia sotto il profilo
professionale che sotto quello istituzionale poiché, attraverso la
svalutazione del docente precario, in servizio in una data provincia da
anni, sarà inevitabilmente depotenziata l'autorevolezza
dell'istituzione scolastica stessa, con docenti di serie “B”, quelli
bocciati dal concorso 2016 e poi retrocessi a tirocinanti, che non
avranno uno status dequalificato e depotenziato.
Ottimo sistema per valorizzare la figura del docente, di valorizzare le
capacità, le competenze, i titoli e il servizio di precari che hanno
lavorato al servizio dello Stato, per garantire il diritto
all'istruzione dei giovani, cittadini e futuro del Paese! Alla retorica
di Stato, che ha venduto fumo, durante l'approvazione e l'attuazione
della 107 e quando si è trattato di sbandierare il concorso truffa che
ha sbattuto fuori dalla porta del sistema docenti ripresi dalla
finestra per coprire i vuoti strutturali nell'organico delle scuole del
Paese, rispondiamo con la “retorica dei diritti” e del “servizio al
paese” ma non ce ne vergogniamo, perché la nostra retorica è quella che
abbiamo fatto nostra assumendo il ruolo istituzionale di docente,
quello stabilito dalla Costituzione, non soltanto sottoscrivendo i
nostri contratti, ma nel momento stesso in cui ci siamo assunti l'onere
e l'onore di formare menti, di istruire e contribuire alla crescita
sociale e culturale cittadini consapevoli, quando abbiamo varcato, dal
primo giorno, le soglie delle aule.
Non saremo disposti a farci calpestare e offendere come il governo
precedente ha fatto e l'attuale continua a fare. I docenti precari non
sono più disponibili a subire vessazioni e disconoscimento: se questo
avverrà ancora, sarà il fallimento dell'intero sistema che avrà
inevitabili ripercussioni negative a danno del sistema e dei suoi
destinatari: gli alunni!
Valeria Bruccola, Coordinatrice
nazionale Adida