La durata dell'anno
scolastico si misura o in giorni o in ore di attività didattiche.
Misurata in giorni abbiamo un anno scolastico corto; misurata in
ore di attività didattica in Italia si fanno più lezioni che in tante
altre nazioni, dove non si fa scuola di sabato e si fanno lunghe
interruzioni durante l'anno scolastico (settimana
bianca/carnevale/pasqua).
Non può sfuggire ai legislatori che in alcune regioni la scuola
in certi mesi non si può assolutamente fare e nemmeno che:
1) Dal 1 settembre le scuole lavorano a pieno ritmo per programmazione,
corsi di recupero e/o esami di riparazione,lezioni;
2) Nelle superiori si tengono dopo il termine delle lezioni sia esami
di idoneità sia esami di stato, che si concludono entro i primi 15
giorni di luglio,
3) Nel mese di luglio in quasi tutte le scuole si tengono i corsi di
recupero.
4) Pertanto nelle superiori solo nel mese di Agosto non si svolge alcun
tipo di attività didattica.
Ciò nondimeno prendiamo per buone le intenzioni dell'ineffabile
ministro. Che cosa si può fare nelle nostre scuole sgarrupate nei mesi
estivi? Scuole buone, nel migliore dei casi, solo per fare
lezioni, perché senza spazi, senza palestre, senza verde, con pochi
laboratori. Non certamente si possono fare lezioni, perché come detto
non sono poche. E allora che cosa ? Con quale personale?
Gli stage: ecco la parola o meglio la trovata che risolve tutto. Il
governo nel disegno di legge presentato promette per questa attività
100 milioni di euro. Per il quasi un milione e mezzo di studenti del
triennio delle superiori significa un investimento di 70 euro a testa,
cioè la solita miseria sbandierata come la scalata dell'Everest.
Quanti stage? E dove? Solo chi ci ha provato sa come sia difficile
organizzarli. Le aziende (private o pubbliche; di produzione o di
servizi)gli studi professionali non ne vogliono sapere e se sono
disponibili vogliono, perlomeno, le spese del proprio personale,
impiegato.
La scuola è diventata cosa veramente inutile se anche un
ministro, di ritorno dalle cene con i compagni di merende di Roma
capitale, ne può strologare.
Il problema dei mesi estivi per i giovani esiste, ma non dentro
la scuola. Esiste nella società,esiste nelle comunità locali e non può
essere affidato ai Grest delle parrocchie. I comuni invece di sciupare
denaro per riunioni ladresche di commissioni inutili, che non discutono
e non decidono di nulla, si preoccupino dei nostri giovani.
prof. Raimondo Giunta