1. La scuola pubblica italiana è stremata da oltre un decennio di pesanti tagli e sta portando a compimento il primo ciclo di una riforma, la riforma Gelmini, che ha già fortemente modificato il sistema scolastico e ridotto il quadro orario. Un intervento sulla scuola ulteriormente peggiorativo ci sembra quantomeno inopportuno.
1. Nonostante il nostro paese sia il
fanalino di coda nell'area OCSE per l'investimento finanziario
nell'Istruzione, la scuola pubblica continua a mostrare resilienza e a
funzionare: i nostri laureati continuano ad essere ricercati ed
apprezzati all'estero.
2. Il lungo documento "La Buona scuola", infarcito di buoni propositi, ricco di tabelle e scritto in un linguaggio rassicurante che utilizza le strategie retoriche del marketing, esprime principi che o sono ovvi o sono già in buona parte messi in atto nella prassi quotidiana. Nessuno negherebbe, ad esempio, che "la buona scuola debba essere dotata di un meccanismo permanente di innovazione e sviluppo e qualità della democrazia" oppure rigetterebbe "una scuola che include chi ha più bisogno". Frasi come queste sono ricorrenti, ma è necessario concentrarsi sulla sostanza del documento, capire che cosa si intende per "cambiamento" e con quali metodi lo si intende realizzare.
Proviamo ad esaminare alcuni aspetti:
- L'assunzione di 150.000 precari, ovviamente una buonissima cosa in se', è stata sollecitata dalla procedura di infrazione aperta dalla Commissione Europea. Quindi si fa di necessità virtù e si crea un contingente da utilizzare in modo flessibile per supplenze brevi o arricchimento dell'offerta formativa, su reti di scuole. Si rischiano ulteriori instabilità e mobilità.
- Con il tipico linguaggio del "cambiamento", tra metafore calcistiche ed espressioni dell'inglese economico, si ipotizza l'abolizione degli scatti di anzianità a favore dell'introduzione degli scatti di competenza. La competenza o merito, basata su crediti didattici, formativi e professionali, è giudicata da un comitato di valutazione (che in alcuni punti del documento risulta interno, in altri punti esterno alla scuola, ma è comunque diverso in ogni scuola) e riservata al 66% della categoria. Consideriamo profondamente iniquo definire a priori una quota di "meritevoli", e riteniamo inoltre che l'esperienza acquisita sul campo sia ancora un valore nel lavoro e quindi nell'insegnamento.
2. Il lungo documento "La Buona scuola", infarcito di buoni propositi, ricco di tabelle e scritto in un linguaggio rassicurante che utilizza le strategie retoriche del marketing, esprime principi che o sono ovvi o sono già in buona parte messi in atto nella prassi quotidiana. Nessuno negherebbe, ad esempio, che "la buona scuola debba essere dotata di un meccanismo permanente di innovazione e sviluppo e qualità della democrazia" oppure rigetterebbe "una scuola che include chi ha più bisogno". Frasi come queste sono ricorrenti, ma è necessario concentrarsi sulla sostanza del documento, capire che cosa si intende per "cambiamento" e con quali metodi lo si intende realizzare.
Proviamo ad esaminare alcuni aspetti:
- L'assunzione di 150.000 precari, ovviamente una buonissima cosa in se', è stata sollecitata dalla procedura di infrazione aperta dalla Commissione Europea. Quindi si fa di necessità virtù e si crea un contingente da utilizzare in modo flessibile per supplenze brevi o arricchimento dell'offerta formativa, su reti di scuole. Si rischiano ulteriori instabilità e mobilità.
- Con il tipico linguaggio del "cambiamento", tra metafore calcistiche ed espressioni dell'inglese economico, si ipotizza l'abolizione degli scatti di anzianità a favore dell'introduzione degli scatti di competenza. La competenza o merito, basata su crediti didattici, formativi e professionali, è giudicata da un comitato di valutazione (che in alcuni punti del documento risulta interno, in altri punti esterno alla scuola, ma è comunque diverso in ogni scuola) e riservata al 66% della categoria. Consideriamo profondamente iniquo definire a priori una quota di "meritevoli", e riteniamo inoltre che l'esperienza acquisita sul campo sia ancora un valore nel lavoro e quindi nell'insegnamento.
Riguardo alla valutazione del merito, i docenti del Tassoni non sono contrari ma ritengono loro imprescindibile diritto che la valutazione sia effettuata da figure imparziali di altissima competenza ed esperienza sia nella disciplina specifica, sia nella metodologia e didattica. Ritengono inoltre che la valutazione debba essere improntata a criteri condivisi.
Stabilire a monte che i meritevoli sono il 66% della categoria, oltre ad essere ingiusto, instaura una forte competitività tra i docenti per un modesto avanzamento salariale, un bonus temporaneo di 60 euro da ridefinire ogni 3 anni. I docenti da un lato sono invitati a lavorare "in sinergia", dall'altro sono posti in concorrenza tra di loro.
Il testo prevede che, per accedere al bonus, i docenti "mediamente" bravi potranno volere spostarsi in scuole dove la media dei crediti maturati è bassa e contribuire al loro miglioramento. Si evince una logica basata sulla competitività individuale che, per quanto convincente, lede i principii cardine della scuola pubblica: la collaborazione e la condivisione.
- La creazione di "banche ore" rappresenta un appesantimento del lavoro dei docenti.
- E' previsto un organico funzionale delle scuole in rete sulla base del quale si costruisce il registro nazionale dei docenti della scuola, ovviamente on line, che sarà utilizzato anche dai dirigenti per individuare i docenti che meglio rispondono al proprio piano di miglioramento e alle proprie esigenze ( o "scelta delle persone"). Che garanzie di efficacia e imparzialità offre questo meccanismo, che oltretutto promette ulteriore mobilità?
- Diversi punti del documento risultano non sufficientemente chiari, quali le previste governance e leva di governo per i dirigenti. Quali responsabiltà implicano e con quali organi di controllo?
- Altri punti oscuri ma preoccupanti sono il ridisegno degli organi collegiali della scuola, la prospettata sinergia tra risorse nazionali, regionali e private.
Pertanto considerati i suddetti aspetti, il Collegio dei Docenti esprime la propria contrarietà dal punto di vista didattico, formativo, ed educativo, alla proposta di riforma del Governo denominata "La buona scuola".
I docenti del Liceo Scientifico "A. Tassoni" di Modena