SALEMI. Il «gioco» di due fratellini era in pratica questo:
quello più piccolo, di 7 anni, seduto, con una specie
di bavaglio, legato ad una sedia, che faceva finta di
piagnucolare, l’altro più grande, 9 anni, che gli girava
intorno minacciandolo di tante botte se non se ne
stava tranquillo. Quando la mamma chiese ai due
perchè giocavano proprio in quel modo, si sentì dire
che in fin dei conti era quello che nella realtà accadeva
ogni giorno a scuola, il grande ha spiegato che
quello era ciò che in classe faceva la professoressa
d’inglese al suo fratellino che si comportava da discolo.
Il «caso» è venuto fuori in questo modo, quattro anni addietro, adesso quella «prof» è stata condannata dal Tribunale di Marsala, i suoi metodi di educazione non sono stati riconosciuti compatibili con niente. Adele Sirchia, 35 anni, ha avuto inflitto un mese di reclusione, 30 giorni di sospensione dal lavoro, 5 mila euro di risarcimento danni, per abuso dei mezzi di correzione e disciplina.
La vicenda riguarda l’istituto scolastico di contrada Ulmi a Salemi (provincia di Trapani), e risalgono all’ottobre del 2004, quando l’insegnante vi prestava servizio. Quel bambino doveva comprendere chi fosse l’autorità in classe e come ci si doveva comportare, per questo finì, contro ogni principio pedagogico, legato e imbavagliato, mentre tutti gli altri suoi compagni hanno dovuto compiare più volte sul quaderno una frase che la stessa insegnante aveva scritto sulla lavagna, «a mali estremi, estremi rimedi». Scoperto il «gioco» dei suoi figli, quella madre andò in giro, a casa di altri genitori, per sapere se loro avessero avuto sentore di quello che succedeva in quella classe elementare; qualcuno chiamò i carabinieri.
«È un grosso equivoco» disse subito per difendersi la professoressa, ora condannata. Il suo difensore, avv. Stefano Pellegrino, ha anticipato che appellerà la sentenza di condanna. La vicenda è venuta fuori dal gioco di due fratellini, «perchè – sostiene il legale – di gioco si trattava».
R. G. (da www.lasicilia.it)