«Occhi
gonfi di lacrime, tanti privi
di speranza, altri lucidi mentre si punta il cielo: sono attimi di
vita, una
cronaca che si può leggere sotto gli occhi di una quotidianità che
sembrava
monotona finché il bollettino delle ore 18.00 non inchioda a una verità
che
smaschera ogni recita.
Da Cremona un papà appena quarantenne, sistemato su un
freddo lettino di un ospedale tiene la mano di un infermiere come a
volere
afferrare un brandello di speranza “Giurami che mi svegli” – sussurra –
mentre
va per essere intubato.
Poche parole che dicono tutto: non chiede cose
inutili, titoli che non servono, solo una promessa “Svegliami”.
Questa
parola ricca e carica di vita vorrei posarla
timidamente nel cuore di chi sta leggendo queste poche parole buttate
qui per
scuotere le coscienze di chi sino a ieri puntava il dito verso gli
altri, amava
rincorrere il superfluo pur di essere migliore di tutti, che usava
pensieri e
parole per denigrare e provare a distruggere tutto e tutti.
“Giurami che mi
svegli” perché voglio tornare ad abbracciare chi porto nel cuore e
ritornare a piangere lacrime di gioia, “Giurami che mi svegli” perché
lascerei
nello strazio e nel dolore tanti che mi vogliono bene,
“Giurami
che mi
svegli” perché
desidero ancora correre tra le strade dei miei sogni e le certezze
della mia
fede,
“Giurami che mi svegli” perché
amo la
vita e vorrei ancora dare il meglio di me per piantare i semi della
pace, della
fratellanza e della fraternità.
“Giurami che mi
svegli” perché voglio respirare senza tubi e bombolette di
ossigeno”.
A che
serve accumulare “ tante cose” quando la vita si
spegne come una candela che vede la sua fiammella dover fare fronte al
ciclone
di un vento impetuoso.
Tante
famiglie in queste ore sono chiuse, blindate da
un assordante dolore, terribile, che dobbiamo a tutti i costi
condividere.
Forse
ancora il papà quarantenne starà implorando “Giurami che mi
svegli”.
Sì,
fratello sei sveglio… come me».
Nicolò
Mannino
(Presidente
Parlamento della Legalità
Internazionale)