I tradizionali
festeggiamenti agatini, noti in tutto il mondo per la
loro numerosa partecipazione e il loro focoso coinvolgimento, hanno
avuto avvio già da qualche giorno nella città alle pendici dell'Etna,
"sublimata" dal sacrificio della Martire Agata (a. 251 d.C.). Festa
barocca quella di Sant'Agata, festa senza misura. Nel contesto di
eventi che, ogni anno, la Curia diocesana e l'Amministrazione comunale
promuovono e sponsorizzano, ha preso il via anche quest'anno la
Settimana Musicale Agatina, kermesse concertistica ideata dal Coro
Lirico Siciliano in collaborazione con l'Arcidiocesi di Catania e che
si fregia di blasonati patrocini quali quello del Senato della
Repubblica, della Camera dei Deputati, e del Pontificio Consiglio della
Cultura.
Per l'inaugurazione, il M° Francesco Costa, direttore del Coro, ha
scelto un esordio davvero straordinario, riportando alla luce gli
spartiti della Missa "Ingenua Sum" di Nicolas Couturier, che è stata
dunque eseguita per la prima volta.
Numerosi i partecipanti all'esecuzione, ieri 1° febbraio, presso la
Monumentale Chiesa della Badia di S. Agata, tra le cui voluttà barocche
si sono diffuse le sublimi note di devozione che questo sacerdote
francese volle dedicare alla protomartire siciliana. Nato nel
1840, fu ordinato sacerdote nel 1865 e prestò servizio come organista e
Maestro di Cappella presso la Cattedrale di Langres, nell'Alta Marna,
dove fu anche direttore della «école musicale de la Maîtrise»,
l'istituzione diocesana preposta alla formazione musicale del coro di
voci bianche.
Giunto a Catania nel settembre del 1875, durante un pellegrinaggio in
Italia, conobbe l'allora Arcivescovo, il cardinale benedettino Giuseppe
Benedetto Dusmet (1818-1894), oggi Beato, e poté sperimentare la
straordinaria e coinvolgente devozione del popolo catanese per
Sant'Agata, restandone letteralmente folgorato.
Si appassionò talmente e si animò così tanto di devozione che volle
aggiungere il nome "Agatino", diventando anche socio onorario del
neonato Circolo Cittadino "S. Agata"; compose tra l'altro un opuscolo
in lingua francese per incrementare la già diffusa devozione alla
Martire catanese dal titolo «Sainte Agathe et sa Patrie» (1877).
Nel 1876 Couturier si fece coinvolgere dal fervore del Dusmet che
voleva incrementare lo studio e la cura della musica sacra in ambito
diocesano, e si fece intermediario con l'organaro francese Théodore
Jaquot di Rambervillers per la costruzione di un nuovo organo per la
Cattedrale di Catania.
Nel 1877 tornò nuovamente a Catania per partecipare, in veste di
esecutore, al concerto di inaugurazione del nuovo strumento, e poi
ancora, nel 1880 e nel 1881, per sovraintendere ad alcuni interventi di
manutenzione che nel frattempo si erano resi necessari.
Il suo legame con la diocesi catanese continuò anche sotto l'episcopato
del Card. Giuseppe Francica Nava di Bondifé (1846-1928) con la
composizione, per la neoformata Schola Cantorum S. Agata, di brani
liturgici ispirati alle direttive della riforma musico-liturgica
introdotta dal Motu Proprio Inter sollecitudines del santo pontefice
Pio X (22.11.1903).
Tra queste musiche, pensate per i chierici del seminario catanese,
bisogna ascrivere la suggestiva Missa «Ingenua sum» in onore della
Vergine e Martire Sant'Agata - composta nel 1905 (anno di fondazione
della Schola Cantorum S.Agata) ed espressamente dedicata al Card.
Francica Nava - e l'emozionante mottetto «Paganorum multitudo»,
entrambe composte in stile contrappuntistico severo, sul modello della
polifonia classica palestriniana, e basate su motivi tratti
dall'omonime antifone gregoriane dell'ufficio proprio della Martire:
«Ingenua sum et exspectabilis genere ut omnis parentela mea testatur»
(I Ant. ad I Nocturnum, ad Matutinum); «Paganorum multitudo fugiens ad
sepulcrum virginis, tulerunt velum eius contra ignem, ut comprobaret
Dominus quod a periculis incendii meritis Agathae martyris suae eos
liberaret» (I Ant. ad Benedictum, ad Laudes).
Singolare è la scelta di ispirarsi proprio queste due antifone, forse
tra le più "terrene" dell'Ufficio. Eppure, forse, il Couturier aveva
colto il senso più nascosto dei festeggiamenti agatini, in cui si
esalta e ci si gloria, quasi in modo tracotante, della propria
appartenenza ad un genus, così come Agata aveva rivendicato innanzi al
proconsole Quinziano la sua condizione di libera, innanzi alla
costrizione della propria coscienza e della morale. Al tempo stesso, la
Paganorum multitudo rappresenta il fragore del popolo che, ancor oggi,
accorre attorno alle Reliquie della Martire e nonostante le proprie
miserie rinnova l'atto di affidamento a Dio, scevro da qualsivoglia
sentimentalismo, ma passionale, tangibile, vero.
Mentre all'organo sedeva il M° Paolo Cipolla che accompagnava il Coro,
la seconda parte del concerto ha visto il recital del pianista
Gianfranco Pappalardo Fiumara, che ha eseguito vari brani per
pianoforte tra cui anche il suggestivo intermezzo della Cavalleria
Rusticana di Mascagni.
Merito, dunque, del Coro Lirico e dei musicologi Daniela Calcamo e
Daniele Cannavò, è la riviviscenza di questi preziosi spartiti,
custoditi attualmente nell'archivio del Seminario Arcivescovile di
Catania, con l'auspicio, formulato dallo stesso direttore Costa, che
brani di questa importanza non solo per il valore artistico ma anche
perché così intrisi di fede e spiritualità, tornino a vibrare sotto le
volte delle chiese, nel contesto per il quale sono state composte,
tornino cioè ad abbellire e arricchire la Liturgia, troppo spesso oggi
mortificata da note assai banali, senza senso, senza bellezza, senza
fede.
Fabio Adernò