"[...]Tra i vivi e
i morti non ci può essere rapporto diretto; ogni rapporto tra i vivi e
i morti passa attraverso Dio, nella comune preghiera".
[...] Nessun dolore è malattia se è secondo la volontà di Dio. Noi
non sappiamo che significhi questa parola antica e terribile, davanti
alla quale ci sentiamo trascinati nei momenti più aspri e invalicabili
della nostra vita. Solenne e sollecito, inaccessibile e onnipresente,
risanatore e confermatore del dolore, possiamo forse pensarlo
come un luogo, l'unico luogo nell'universo in cui noi tutti siamo
da sempre a sempre: noi, i vivi e i morti, insieme. E' il luogo che
valica le dimensioni, che ignora il tempo, che è impossibile
affollare e impossibile disertare, e nel quale è
impossibile perdersi. Quel luogo potrebbe essere un tappeto, una trama
infinita di segni, ciascuno dei quali privo di senso, e che tutti
insieme formano quel misterioso disegno, completo e perfetto, al cui
completamento attende l'eternità, da sempre a sempre.
Solo il tappeto conosce il proprio intimo disegno, e alla
esattezza di quel progetto noi dobbiamo affidarci..."
(Parte di una delle due lettere inviate alla cognata,
scritte da Giorgio Manganelli nel 1973 nei giorni successivi alla morte
del fratello Renzo).
antonino11palumbo@gmail.com