Nei giorni
conclusivi del mese di ottobre si rinnova in tutte le scuole il rito
delle operazioni di voto per il rinnovo degli Organi di democrazia
partecipativa. Si eleggono i rappresentanti dei genitori nei consigli
di classe, si rinnovano i Consigli d'Istituto, si rendono attivi i
consigli di classe redigendo le programmazioni e presentandole ai
genitori.
La collegialità nella scuola si consuma nella ritualità delle formule e
delle prassi di urne, seggi elettorali, schede e verbali, ma resta
molto lontana dalla reale e vitale collegialità che sollecita la
coesione, la convergenza nei comuni ideali educativi e nell'impegno
volto alla costruzione della personalità dello studente attraverso lo
studio e lo sviluppo delle competenze, proiettate al futuro inserimento
sociale.
Quanto auspicato e disegnato dalla Legge della "Buona scuola" ha
necessità urgente e prioritaria di rinnovamento e modifica degli Organi
collegiali, norme e disposizioni che meritavano una riforma anticipata
rispetto alla stessa Legge 107/2015.
Operare nella direzione del "nuovo", utilizzando ancora strumenti e
modelli inadeguati e ormai privi di significato e di valenza anche
democratica, rende vana l'azione rinnovatrice dell'impianto
organizzativo della scuola che vorrebbe tendere all'apertura verso il
mondo del lavoro e allo sviluppo di reali competenze per i singoli
studenti.
Il collegio docente, cuore della progettualità del Piano Triennale
dell'Offerta Formativa si riduce spesso ad una parata di formale
approvazione di quanto deliberato da un piccolo gruppo e non dà vita
all'auspicata democrazia partecipativa.
Il Consiglio di classe si limita ad un'elencazione dei casi difficili o
problematici e non diventa il luogo privilegiato della progettazione
didattica secondo i bisogni della classe e dei singoli studenti.
Il Consiglio d'Istituto si blinda nella ritualità delle approvazioni di
atti già deliberati, di progetti già avviati e non opera come specifico
ambito d'indirizzo della politica scolastica, in risposta ai bisogni
del territorio e dell'utenza.
Se questa è la radiografia dell'esistente, serve ben poco adempiere
formali disposizioni di legge e lasciare la collegialità priva di vita
e senza un'anima pulsante.
Oggi, poi, la nuova cultura di rete e l'operare per ambiti territoriali
sollecita una nuova dimensione di apertura mentale alla cooperazione
tra le scuole, al superamento delle barriere e degli ostacoli che
finora hanno costretto le scuole a vivere di autoreferenzialità, chiuse
nel recinto del proprio singolo istituto.
Operare in rete e in maniera collegiale con le altre realtà scolastiche
significa aprirsi al cambiamento e guardare oltre, valorizzare le
risorse interne e metterle a servizio degli altri per eliminare sprechi
di tempo e di energie e dare maggiore efficacia ai servizi da offrire.
Un nuovo orizzonte disegna e colora la collegialità della "buona
scuola" aperta e dinamica, moderna e attiva, propositiva ed efficiente.
La presenza negli ambiti territoriali delle scuole paritarie dovrebbe
costituire inoltre una positiva opportunità di dialogo e di
coinvolgimento nel comune intento educativo di un servizio pubblico.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it