Non è la prima
volta che i ministri della P.I. pensano di rendersi
utili alla società chiedendo alle scuole di cancellare quel piccolo
scandalo che è la chiusura domenicale delle scuole e quello più grande
delle ferie estive degli insegnanti. Le scuole devono restare aperte al
mondo esterno tutti i santi giorni dell'anno solare. Lo scandalo
vero, però, non è la chiusura delle scuole,ma quello della
società, ripiegata su se stessa, che alle generazioni nuove non apre le
porte del lavoro e della cittadinanza. Ci aveva pensato a suo tempo
Berlinguer con la Direttiva n.133 del 3 aprile del 1996; l'idea è
semplice, ma anche pericolosa.A scuola si fa di tutto per tenere
impegnati gli alunni; si fa anche dell'istruzione, se si trovano
il tempo e il modo. E' un espediente per occultare seri problemi
sociali; è anche un irresponsabile gioco al rialzo sulle possibilità e
sulle responsabilità della scuola.
A scuola si fanno, già,troppe cose e non sempre tutte bene.La proposta
del ministro della P. I. è la reiterazione e l'amplificazione di tutti
i
tentativi, invano compiuti dalla scuola per sostituire senza
mezzi e competenze adeguate altre istituzioni (famiglie, enti
locali, associazioni, partiti, sindacati, chiesa) nella parte che a
queste
compete nell'educazione buona delle nuove generazioni. Le istituzioni
"totali" non hanno mai fatto bene a nessuno.
I giovani hanno bisogno di studiare e riflettere da soli e di vivere
fuori dalla scuola con altri giovani e altri adulti, che non siano i
soliti insegnanti, i momenti fondamentali della propria complessiva
formazione umana e delle proprie esperienze di partecipazione alle
sorti del mondo che gli appartiene.La scuola non riesce a distribuire
in modo equo ed efficace a tutti i giovani quel bene fondamentale chè
il sapere, di cui deve essere custode geloso, e la si carica del
compito di allestire esperienze che si vogliono vitali, ma che con
molta
probabilità saranno confuse, improvvisate e dilettantesche.
Con buona pace del ministro e di quelli che ci vanno appresso, con le
nuove opportunità che si vogliono dare, gli studenti non
troveranno un motivo in più per prendere sul serio lo studio e
l'istruzione e per di più rischiano di restare isolati nel loro ghetto
scolastico.E poi con quali soldi ? Con quale personale? Con quale
genere
di contratto di lavoro? Affidare a terzi le attività? Ad associazioni?
Forse non si ha la benchè minima idea dei problemi che nasceranno e
dei danni che potranno essere arrecati allo stesso povero
patrimonio delle scuole. L'apertura delle sole palestre richiede
perlomeno due unità di personale ausiliario; l'apertura dei
laboratori richiede la disponibilità di personale tecnico. Non si
tiene conto nemmeno che una maggiore apertura delle scuole richiede un
costo maggiore di spese di funzionamento e forse a Roma hanno
dimenticato che con i tagli agli enti locali, le scuole devono misurare
le spese per telefono, luce, acqua, riscaldamento, pulizie, rifiuti,
manutenzione, perchè comuni ed ex-province, tenuti a finanziarle, le
risorse finanziarie le fanno vedere solo con il binocolo.
L'ingordigia e la vanità progettuali dei Ministri della
P. I., compreso questo che non sa che cosa sia la scuola,rischiano di
aggravare il disagio del personale della scuola, di alimentare inutili
attese,di scaricare sulla scuola responsabilità che sono di tutta la
società.
prof. Raimondo Giunta