Venerdi
13 maggio nell'Aula Magna del Dipartimento di Matematica e Informatica
dell'Università degli Studi Catania ha avuto luogo la premiazione della
xxv edizione dell'Etniade di Matematica. Alla cerimonia, che è stata
preceduta dalla conferenza tenuta dal prof. Enrico Foti, direttore del
Dipartimento di Ingegneria civile ed Architettura sul tema "La
matematica nelle grandi opere di ingegneria", sono stati invitati gli
studenti che si sono classificati ai primi 36 posti, i dirigenti
scolastici, i docenti referenti di tutte le scuole partecipanti, il
professore vincitore del TotoEtniade e gli studenti universitari che
hanno collaborato alla realizzazione della gara.
Lorenzo Salerno, alunno della classe 2B del nostro Liceo, accompagnato
alla premiazione dal docente di Matematica e Fisica Vincenzo Modica, ha
partecipato il 21 marzo 2016 all'Etniade insieme a ben 360
studenti, tutti appartenenti al biennio della scuola secondaria,
risolvendo tutti i 10 quesiti previsti dalla prova e classificandosi al
primo posto con 100 punti. La gara, che ha visto la partecipazione di
numerose scuole di diverse province siciliane, rientra nel quadro
del Piano Lauree Scientifiche (PLS) e consente agli
studenti di mettere alla prova la capacità di risoluzione di problemi
matematici attraverso una competizione che per molti rappresenta un'
occasione di confronto ai più alti livelli con altri studenti, altre
realtà scolastiche e la stessa Università.
Ma a proposito di università, nonostante Lorenzo riesca ad
ottenere eccellenti risultati anche in campo umanistico, una delle
facoltà che già suscitano in lui grande curiosità è la facoltà di
Fisica. "Come mai?" gli abbiamo chiesto. "Con l'universo ho
sempre avuto un rapporto interessante. Fin da piccolo tappezzavo la mia
stanzetta di disegni del sistema solare, memorizzavo le temperature, le
masse di tutti i pianeti ed ero attratto dal bello che per me era
rappresentato dalle cose o infinitamente grandi o infinitamente
piccole". Gli abbiamo ancora chiesto: "Ma se tu potessi fare due o tre
domande a Fabiola Gianotti, fisica e direttore generale del CERN
(Organizzazione per la Ricerca Nucleare) di Ginevra, le
chiederesti dell' Higgs Boson, degli accelleratori, delle
ricerche e dei successi scientifici del CERN oppure ...?" "Le farei
una domanda sull'origine dell'Universo, sui buchi neri,
sull'antimateria e sulle frontiere della fisica". "E hai
già pensato ad una facoltà o ad una carriera alternativa?"
abbiamo continuato a chiedergli e Lorenzo ci ha così
risposto: "Sì, mi piacerebbe essere un musicista, uno scrittore o
un poeta". Infine gli abbiamo chiesto: "E se dovessi scegliere una
poesia che più ti rappresenta?" "Sceglierei ...Nascondimi tu, cielo".
Nascondimi tu, cielo è una poesia scritta da Lorenzo Salerno nel 2015,
tra il 15 e il 31 dicembre. Noi vi invitiamo a leggerla e poi diteci
che ve ne pare.
I
Nascondimi tu, cielo,
nascondi al mio spirito il tuo segreto
giacché esso lo chiama.
Per la mia mente si ponga un decreto:
nascondile ciò che incalza il tuo velo
giacché ella lo brama.
Forse non sia men letale una lama
che sovvenir a me, povero inquieto,
l'immensità che alle spalle ti preme
ch'è di follia mia il seme?
Lascia che sia il mio esister più quïeto
celando domande di cui l'albore
mi fa un tremito al core.
II
Dietro di te, boccioli
di stelle germoglian, fiori lontani
o comunque sì pare;
ma non sì distanti son quegli arcani:
"Esisto: perché?", "Siam noi forse soli?"
Le fai tu cagionare,
cielo, che troppo l'io fai aerare!
S'affretta il tempo pei poveri umani
e non ne han per pensare ai tumulti
nati da ciò ch'occulti;
li aspetta sempre il lavor delle mani
sicché le stelle non debbon vedere
e i boccioli temere.
III
Qualcuno che si bea
v'è tuttavia, qualcun si rivolge
per la sua ispirazione
alle stelle e al buio ner che l'avvolge;
degno non son di portarne nomea
ché della mia afflizione,
l'infinito, egli ne ha affezione.
Or al complesso la stanza si volge
ché qui si può veder come una svista
non parlar d'ogni artista;
di questi a uno solo essa si rivolge:
dal core ai segni egli è esegeta
è vocato "poeta".
IV
Pur non mirando gli astri
ognuno si tormenta ed è diviso
dalla sacra questione:
v'è qualcuno lì, fra i barlumi assiso,
che creò l'omini come alabastri,
per sua valutazione
fragili e solidi in costituzione
o in accordo al pensier che l'è inviso
tal luci soltanto stan lì, inerti,
com'aridi deserti,
e ivi nascosto non v'è alcun viso?
Anche al poeta tal domanda ispira
l'infinito che ammira.
V
Chi sfugge alla paura,
al suo forte richiamo, seppur vago?
Non può farlo nessuno,
poiché come con un etereo spago
essa a sé la curiosità più pura
ch'è celata in ciascuno
lega d'un legame aspro com'un pruno.
E allora eccomi innanzi all'imago
di ner distese da stelle trapunte
dagli occhi d'uom consunte;
e mentre là entro al mio cuore indago
m'avvedo con certezza del mio errore,
ché il mio non è timore.
VI
Non è timor ch'io sento,
or lo so, ché non sgomento ma esiguo
- non sapea l'ammissione
dar neanche a me, perché parea ambiguo
questo sentire - sotto il blu divento.
Confuso avea emozione,
poiché non era orror, ma soggezione.
L'immenso, che al poeta è attiguo
sicchè egli va e dovunque lo cerca,
stimola la ricerca
in me di risposte al dubbio contiguo:
l'origine, il fine, il Supremo
li cerco, non li temo.
VII
Ora ch'io so quel mio vero provare,
il pensier che fosse timore irrido
e con Voi condivido:
cercate risposte a quel domandare;
diffondi la voce, pur senza vanto:
va', vaga tu, mio canto!
Il Referente per la Comunicazione
Patrizia Liliana De Grandi