L'on.
Stefania Giannini, intervenuta a Perugia al convegno della Federazione
nazionale dei cavalieri del lavoro, ha affermato: "Ci stiamo spostando
da una posizione quantitativa, che ha prodotto solo fallimenti, ad una
qualitativa".
Per dimostrare come il Governo abbia "invertito la tendenza", ha
proseguito dicendo di "non aver aggiunto più ore di una disciplina, né
tanto meno averle eliminate, o più specializzazioni, ma di aver
lavorato sull'autonomia scolastica e sul potenziamento della conoscenza
in campo artistico, culturale, linguistico e musicale".
Affermazioni che dimostrano la perdita di contatto con la realtà.
"Ci stiamo spostando da una posizione quantitativa ad una qualitativa".
Uno slogan pubblicitario. La qualità non ha valore assoluto: varia al
variare dello scopo.
Le qualità di una fragola, per un pittore, differiscono sostanzialmente
da quelle ricercate da un cuoco.
Il ministro Giannini avrebbe dovuto collocare il suo punto
d'osservazione sulla costituzione della Repubblica Italiana ["I capaci
e meritevoli hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi"
- costituzione art. 34] e sulle relative implementazioni [“Nel rispetto
delle norme costituzionali è da promuovere, attraverso un confronto
aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità
degli alunni" - TU 297/94].
La titolazione della legge 107 sopprime la finalità educativa (piena
formazione della personalità degli alunni) e l'aspetto qualitativo,
veicolato dal termine "capacità", è assente nella relativa
articolazione.
"Non aver aggiunto più ore di una disciplina".
Un’asserzione che certifica la mancanza di conoscenza del mondo della
scuola e del suo orientamento!
Una giustificazione fasulla, inconsistente per la dimostrazione della
ratio del passaggio dal quantitativo al qualitativo.
I mezzi sono stati sovrapposti ai fini: le materie d’insegnamento sono
"strumento e occasione per uno sviluppo unitario ma articolato e ricco,
di funzioni, conoscenze, capacità e orientamenti" [CFR programmi scuola
media]; filosofia rinforzata dall'art. 2 della legge 53/2003 che
finalizza il sistema educativo allo "sviluppo di capacità e di
competenze, attraverso conoscenze e abilità, generali e specifiche".
Si persevera nell'errore che ha indotto il legislatore a identificare,
tra gli "obiettivi formativi prioritari", cui finalizzare l'attività
educativa in "la prevenzione e il contrasto della dispersione",
"l'apertura pomeridiana della scuola", "la valorizzazione dei percorsi
formativi individualizzati" ... [paragrafo 7 legge
107/2015].
"Ci stiamo spostando da una posizione quantitativa, che ha prodotto
solo fallimenti".
Quanta superficialità!
Quale incapacità di diagnosticare l’origine delle disfunzioni!
Se fossero state ricercate le cause del fallimento degli esami di
maturità del 69, dei programmi della scuola media, dell’introduzione
della certificazione della qualità, dell’assetto scientifico
dell’organizzazione della scuola .. lampante sarebbe apparsa l’origine
dei fallimenti: la trasgressione dei vincoli posti dai regolamenti.
"Aver lavorato sull'autonomia scolastica".
Falso e fuorviante! La buona scuola ha sterilizzato il DPR
sull'autonomia scolastica: le singole questioni sono state affrontate
separatamente, sradicate dal loro nucleo generativo.
L'autonomia scolastica "si sostanzia di progettazione formativa,
educativa, dell'istruzione" [DPR 275/99]: l'insegnamento, cuore della
legge 107, é attività esecutiva, terminale del processo progettuale.
Governo sta costruendo uno schema di alternanza scuola-lavoro perché
"se c'è separazione tra mondo della conoscenza e mondo del lavoro non
si può mai arrivare alla contaminazione di saperi oltre che di
attività".
Quanta miopia! Il mondo corre, si ristruttura, apre scenari oggi
inimmaginabili. Gli studenti devono essere attrezzati per interagire
con mondi sconosciuti, devono possedere le capacità necessarie per
governare situazioni ignote.
E’ perdente prendere a modello la contemporaneità.
Enrico Maranzana
zanarico@yahoo.it