A
proposito di "compiti a casa sì o no".
È evidente che un qualche lavoro intellettuale, culturale o più
semplicemente scolastico da fare a casa è utile, più che altro per
educare l'allievo ad una abitudine di operosità e costringere i
genitori a sapere qualcosa della formazione scolastica dei loro figli.
Abusare nel dare compiti per casa è deleterio perché rappresenta una
deresponsabilizzazione dei professori nei confronti della dialettica
insegnamento-apprendimento e mostra spesso la loro incapacità di
calcolo elementare. Se chiedo due ore di studio a casa per ogni ora di
lezione i conti non tornano. Il problema più serio, però, mi sembra
essere quello della incultura dei giovani al termine del loro percorso
scolastico liceale.
Sì dico proprio liceale perché da parecchi decenni a questa parte si è
chiarito che il problema fondamentale della scuola italiana è quello
della necessità di una più ampia licealizzazione, cioè di un forte
impulso culturale a fianco dei vari interventi professionalizzanti. In
tal senso però si è fatto poco, anzi i licei vanno degradandosi, e nei
tecnici si è quasi del tutto rinunciato alla cultura generale,
rincorrendo affannosamente quella applicata e tecnologica. Parlo dei
libri, oltre ed in aggiunta ad internet.
L'uso assiduo dei libri, classici letterari e filosofici, saggi
autorevoli di scienza, scienze umane e sociali è il carattere
distintivo della licealizzazione anche come strumento principe per
superare il gap sociale nell'istruzione (vedansi le differenze nord-sud
denunciate dall'Invalsi). Non si esclude l'uso di ogni strumento della
moderna tecnologia specie a carattere multimediale, ma questo non
dovrebbe soppiantare la lettura, pena la perdita del linguaggio colto e
con esso dei contenuti culturali. Questa integrazione tra formazione
scolastica di tipo liceale con quella di tipo professionalizzante
dovrebbe assicurare le basi necessarie non solo perché si possano
fruire utilmente e seriamente gli studi superiori accademici, ma anche
per evitare lo spettacolo miserando di uomini e donne con grande
visibilità (vuoi nello spettacolo, nelle aule parlamentari o in
entrambi) incapaci di esprimere correttamente e comprensibilmente un
qualunque concetto astratto.
L'armoniosa sintesi di culturalizzazione e professionalizzazione a
scuola, tra libri, la moderna rete ed altre utilissime tecnologie
massmediologiche, è quanto sentivo auspicare in una tavola rotonda
illustrata qualche decennio fa dalla attenta interlocuzione tra Umberto
Eco, Marco Lombardo Radice ed altri illustri cattedratici, moderati da
un allora giovane Gianni Letta. Quel tipo di scuola ha anche fatto
buona prova di sé in qualche sperimentazione del nord Italia. Ma
richiedeva attenzione, soldi e passione per la gioventù. Tutte cose
oggi molto lontane dalla nostra scuola.
Roberto Laudani
robertolaudani@simail.it