Dal 1994, su
iniziativa dell'UNESCO, il 5 ottobre di ogni anno si celebra la
Giornata Mondiale dell'Insegnante.
Le parole pronunciate da Papa Francesco qualche mese addietro segnano
davvero la strada per un'autentica e vera buona scuola, intessuta di
educazione, valori, sani principi e formazione integrale dell'uomo,
persona, cittadino.
"Insegnare è un lavoro bellissimo perché consente di veder
crescere giorno dopo giorno le persone affidate alla nostra cura", ha
detto il Papa, "Chi è il prossimo per un insegnante? Il'prossimo' sono
i suoi studenti! Il dovere di un buon insegnante è quello di amare con
maggiore intensità i suoi allievi più difficili, più deboli, più
svantaggiati: gli studenti 'difficili', quelli che non vogliono
studiare, quelli che si trovano in condizioni di disagio, i disabili,
gli stranieri, che oggi sono una grande sfida per la scuola".
La vera e buona scuola è quella che è capace di "saper guardare tutti e
osservare ciascuno" nella quale nessuno vada perduto e che tutti
svolgano un cammino sviluppando le proprie potenzialità.
La nuova cultura del merito e del premio per i docenti, mentre
costituisce un positivo incentivo per i docenti, potrebbe risultare una
penalizzazione per i genitori. Se tra i motivi del premio ci sarà
l'esito scolastico, il rischio di una promozione indiscriminata è
dietro l'angolo.
Inoltre non è certamente bello per i genitori che mandano i figli a
scuola vedere che il proprio figlio sia affidato ad un docente "non
bravo", "non meritevole", mentre il vicino di casa, nella classe
accanto ha un docente la cui professionalità è riconosciuta e premiata.
La richiesta e qualità della scuola è che sia tutta buona e di qualità
e questa distinzione non dovrebbe esistere. "Dovrebbe" è un
condizionale che non sempre assolve tutte le condizioni.
Nella giornata mondiale dell'Insegnante, che spesso passa sotto
silenzio e nella normalità dell'orario ordinario, e delle contestazioni
consuete, occorre far luce sulla necessità di una classe docente
professionalmente formata e pedagogicamente pronta ad affrontare le
sfide delle innovazioni sociali, culturali e tecnologiche di linguaggi
e di comunicazione.
L'immissione in massa di personale nuovo, che entra per un posto di
ruolo, senza selezione o concorso, con il rischio di restare "seduto"
"a tempo indeterminato", non è una riflessione peregrina. E' una triste
realtà che merita urgenti interventi per una formazione e
qualificazione efficace del personale. Rimandare è troppo tardi, perché
nel frattempo si fa del male che resta e produce negative conseguenze
per gli studenti e per il futuro della società.
Il disagio denunciato di docenti fuori casa, emigrati al Nord, e poi
ancora la girandola delle assegnazioni provvisorie non costituiscono
certamente i presupposti per un lavoro didattico efficace e di qualità.
E' necessario "star bene a scuola", dirigenti, docenti, personale ATA,
studenti e genitori. Lo star ben non è una formula o il titolo di un
progetto, ma un obiettivo da conseguire con impegno e costanza,
apportando ciascuno il proprio contributo collaborativo. Solo così la
scuola cresce e cammina.
"Non progredi, regredi est" scrivevano i latini e si constata che in
molti settori si va sempre più indietro.
La classe docente che fa dell'educazione il suo vessillo, colga la
sfida dell'emergenza educativa e si dia una mossa. Si è sempre in
tempo. Basta volerlo.
Giuseppe Adernò
g.aderno@alice.it